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L’impresa moda responsabile. Integrare etica ed estetica nella filiera

Come sta cambiando il settore? Quali sono i nuovi modelli manageriali necessari per gestire un’azienda moda? Queste e altre domande nel nuovo libro ricco di interviste e testimonianze, di Rinaldi e Testa per Egea – Venerdì 22 febbraio, ore 11, gli autori lo presenteranno alla Biblioteca della Moda di Milano.

L’impresa moda responsabile. Integrare etica ed estetica nella filiera

Nell’ultimo decennio la visione «democratica» della moda ha consentito di pagare prezzi sempre più bassi grazie a costi sempre più ridotti, tanto da rendere insostenibile la garanzia di una buona qualità e di un processo produttivo equo. Francesca Romana Rinaldi e Salvo Testa in L’impresa moda responsabile. Integrare etica ed estetica nella filiera (Egea 2013, 224 pagine, 30 euro), parlano di una rivoluzione, inaugurando l’era del consumo critico e partecipativo. Il nuovo consumatore – denominato talvolta «consum-attore» o «consum-autore» – sta contribuendo a ripensare, ricreare e ridisegnare le regole del mercato.

L’acquirente vuole essere sempre più informato sull’origine del prodotto, sulla modalità produttiva, sulla manodopera utilizzata. Le grandi catene del fast fashion, come Zara e H&M per esempio, hanno messo in discussione le tradizionali logiche produttive e le tempistiche della moda. La crescente delocalizzazione produttiva, inoltre, ha generato una progressiva globalizzazione della supply chain. Tutto ciò ha portato ad un’accresciuta attenzione alla qualità e al recupero di controllo della filiera.

Come sta cambiando, dunque, il settore? Quali sono i nuovi modelli manageriali necessari per gestire un’azienda moda in questo variato contesto?

La tesi degli autori è che, per poter continuare ad essere competitive, le aziende dovranno adottare un nuovo modello manageriale e imprenditoriale che implichi una prospettiva di medio-lungo termine e prenda in forte considerazione tutte le componenti interessate, ovvero gli stakeholder – dall’ambiente alla società, alla cultura, ai media, alle istituzioni e alla legislazione – ponendo i valori e l’etica al centro del loro agire.

“L’idea del libro” affermano gli autori,“è nata e cresciuta insieme a Bio-Fashion, un blog creato per dar voce ad aziende, associazioni e opinion leader sui temi della moda e degli stili di vita ecosostenibili. In tre anni di ricerca sono state raccolte un centinaio di interviste ed è stato ampliato il raggio d’azione: l’ecosostenibilità e le attività che impattano sull’ambiente rappresentano, infatti, solo uno dei contenuti del libro”.

L’idea di fondo è che l’equilibrio economico di lungo termine nell’impresa può essere raggiunto solo se si integrano gli obiettivi economici di breve termine, irrinunciabili per la remunerazione di capitale e lavoro, con altri obiettivi non economici che fanno riferimento al rapporto con l’ambiente, la società, la cultura, i media, le istituzioni, la legislazione e soprattutto la dimensione dei valori e dell’etica.

Nella moda sta infatti avvenendo lentamente quanto si è già verificato recentemente e repentinamente nel settore enogastronomico (si pensi agli esempi di Slow Food, Illy e Eataly), dove prodotti artigianali e di alta qualità stanno cambiando radicalmente il modello di consumo, con un ritorno a valori, significati e metodiche produttive dell’era preindustriale che garantiscono la qualità e l’esclusività del prodotto e anche la sua tracciabilità, senza nostalgie per il passato ma, anzi, incorporando nuove esigenze e nuove tecnologie nel prodotto, nella comunicazione e nella distribuzione.

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