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Legge di Bilancio, Upb: entro l’anno il picco di inflazione in Italia. Dubbi su pensioni, fisco e contante

Intervenendo sulla Legge di bilancio davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, la Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), Lilia Cavallari, ha apprezzato l’impegno del Governo a ridurre il rapporto debito/Pil ma ha avanzato molti rilievi sui diversi aspetti della manovra

Legge di Bilancio, Upb: entro l’anno il picco di inflazione in Italia. Dubbi su pensioni, fisco e contante

Rallentamento dell’economia italiana tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo mentre l’inflazione in Italia dovrebbe toccare il picco entro il 2022 per poi scendere l’anno venturo. Sono le previsioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), illustrate davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato dalla presidente Lilia Cavallari, in audizione sulla manovra di Governo. Ampie e circostanziate le osservazioni al riguardo avanzate dall’Upb di cui, di seguito, riportiamo una sintesi. L’Upb è stato ascoltato nel corso delle audizioni che hanno aperto la sessione sulla Legge di Bilancio 2023. Dopo i rilievi mossi dalla Banca d’Italia su contante e Pos in contrasto con il Pnrr e gli obiettivi di contrasto all’evasione, anche l’Upb ha presentato ampie e circostanziate osservazioni di cui, di seguito, riportiamo una sintesi.

Legge di bilancio: Upb vede l’economia in rallentamento

  • Vari indicatori prefigurano un rallentamento dell’economia tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, a causa soprattutto della guerra in Ucraina e del caro energia. 
  • Secondo le previsioni dell’UPB il picco dell’inflazione italiana si raggiungerà nel trimestre in corso, mentre l’anno prossimo la corsa dei prezzi dovrebbe rallentare. 

Legge di Bilancio: per Upb impegno positivo sulla riduzione debito/Pil

  • L’Upb conferma una valutazione positiva sull’impegno, ribadito con la manovra, a ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL, grazie anche a un rientro programmato del deficit al 3 per cento del prodotto nel 2025. 
  • Per assicurare la prosecuzione della discesa del rapporto debito-Pil, massima attenzione dovrà essere posta agli interventi strutturali sulla crescita economica, con particolare riferimento all’attuazione del Pnrr
  • In coerenza con le indicazioni della UE, eventuali nuovi interventi contro il caro energia dovranno essere maggiormente selettivi, concentrando gli aiuti a favore delle famiglie più bisognose e delle imprese che più vedono erosa la propria competitività. 
  • In un contesto in cui gli spazi di manovra saranno più stretti, occorrono quantificazioni accurate e prudenti degli impieghi e delle coperture finanziarie. 
  • Il disegno delle future riforme, per le quali il Documento pubblico di Bilancio rinvia al Def dovrà considerare gli effetti su equità ed efficienza della tassazione, contrasto dell’evasione fiscale, costi legati all’invecchiamento della popolazione e sostenibilità di medio-lungo termine delle finanze pubbliche. 

Legge di Bilancio e reddito di cittadinanza: gli esclusi

  • Secondo le simulazioni dell’Upb su dati Inps, con le restrizioni introdotte dalla manovra, dopo agosto 2023 il 38,5 per cento dei nuclei che oggi ricevono il reddito di cittadinanza potrebbero esserne esclusi. 
  • Secondo le simulazioni dell’Upb su dati Inps, tre quarti dei nuclei percettori composti da una persona sola smetteranno di ricevere il Reddito di cittadinanza dopo agosto; al crescere del numero dei componenti si riduce la quota degli esclusi (essenzialmente per la presenza di minori). 
  • Secondo le simulazioni dell’Upb su dati Inps, il 22,9 per cento dei singoli beneficiari perderà il RdC, con una lieve prevalenza degli uomini (25,2 per cento) sulle donne (20,7 per cento). 
  • Secondo le simulazioni dell’Upb su dati Inps, risulteranno esclusi dal RdC il 36,1 per cento dei disoccupati e meno di un terzo degli occupati. Questi ultimi sono soggetti con salari molto bassi (i cosiddetti working poors), di cui sarebbe auspicabile tenere conto nel ridisegnare gli strumenti di sostegno alla povertà e all’inclusione attiva. 

Le stime Upb sulle pensioni con quota 103

  • Secondo stime UPB, se tutti coloro che potranno aderire a Quota 103 lo faranno, le maggiori pensioni in pagamento a fine anno saranno oltre 56.400 nel 2023, circa 40.800 nel 2024 e poco meno di 6.400 nel 2025. In tale scenario gli utilizzatori di Quota 103 sarebbero soprattutto uomini (circa l’85 per cento) e poco più del 13 per cento proverrebbe dal comparto pubblico. Le stime del governo sui costi si possono considerare prudenti. 
  • L’incentivo a restare al lavoro è meno conveniente del “bonus Maroni” del 2004 e rischia di non risultare particolarmente appetibile, se non per chi ha un immediato bisogno di liquidità.  
  • Modifiche all’indicizzazione nel 2023-24. Per le quote delle pensioni calcolate con le regole contributive, il rallentamento della rivalutazione è da considerarsi alla stregua di un’imposta. Se viene indebolita la regolare indicizzazione, viene indebolita anche la neutralità attuariale e il pensionato riceve, come rendita, meno di quanto gli spetterebbe.

Upb: l’innalzamento del tetto al contante favorisce l’evasione

  • La letteratura economica è pressoché concorde nel sostenere che l’aumento dei pagamenti in contanti possa comportare un incremento dell’evasione. Da uno studio di Giammatteo ed altri (2022) emerge che l’aumento del tetto ai contanti varato con la manovra del 2016 (da 1.000 a 3.000 euro) ha avuto l’effetto collaterale di far crescere l’economia sommersa. Un’analisi di Russo (2022) conclude invece che l’abbassamento adottato a fine 2011 (da 5.000 a 1.000 euro) ha contribuito a contenere l’evasione. 

Upb: estensione del regime forfettario e problemi di equità

  • Secondo le simulazioni dell’Upb, su circa 170.000 soggetti con ricavi o compensi compresi fra 65.000 e 85.000 euro (il 5 per cento dei professionisti e delle imprese individuali), circa 60.000 trarrebbero vantaggio dall’ingresso nel regime forfettario.
  • Il beneficio medio complessivo dei nuovi soggetti aderenti al regime forfettario è pari a circa 7.700 euro. La differenza fra le categorie è però ampia: i professionisti guadagnano in media circa 9.600 euro, mentre le imprese si fermano a 5.600 euro.
  • L’estensione del regime forfettario coinvolge un numero piuttosto limitato di contribuenti, ma pone problemi di equità all’interno della categoria dei lavoratori autonomi, sottoposti a un trattamento eterogeneo non giustificato da una diversa capacità contributiva. 

Upb: i rilievi sulla Flat Tax incrementale:  

  • La limitazione dell’agevolazione a un solo anno potrebbe indurre i contribuenti a comportamenti opportunistici, come posticipare al 2023 fatture relative agli ultimi mesi del 2022 o anticipare all’anno prossimo fatture del 2024; vista la temporaneità, difficilmente la misura potrà far emergere redditi nascosti al Fisco. 
  • Genera problemi di equità l’applicazione di un’aliquota significativamente inferiore a quelle del primo scaglione dell’Irpef e dei redditi da capitale. 

Le misure anti-inflazione e la tassazione extraprofitti energia

  • Se la dinamica dei prezzi energetici non scendesse nei primi mesi dell’anno, potrebbe essere necessaria una proroga delle misure di sostegno a famiglie e imprese, che nella manovra sono finanziate solo per il primo trimestre del 2023. 
  • Secondo una simulazione dell’Upb, tra giugno 2021 e dicembre 2022 l’inflazione ha fatto salire la spesa media delle famiglie del 5,4 per cento. Senza le politiche di sostegno, tuttavia, l’impatto sarebbe arrivato al 9 per cento. 
  • Il nuovo schema di tassazione per le imprese dell’energia è giustificato dalle esigenze di gettito e da finalità redistributive, ma appare molto complesso e per alcuni aspetti poco chiaro. Nel 2022 e nel 2023, la maggior parte delle imprese dell’energia potrebbe essere interessata da tre prelievi straordinari (il contributo sui ricavi, quello sul valore aggiunto e quello sugli extraprofitti) molto differenti per tempi, basi imponibili e aliquote effettive. 

Sanità e fisco 

  • In base a quanto contenuto nella manovra, la spesa sanitaria in rapporto al PIL si riduce fino al 6,1 per cento nei prossimi tre anni, un valore inferiore rispetto a quello del periodo pre-pandemia (nel 2019 era al 6,4 per cento). 
  • La ripetizione di misure fortemente agevolative per i contribuenti non in regola – in assenza di una riforma complessiva – rischia di danneggiare sia l’efficienza del sistema di riscossione sia il rapporto con i contribuenti, che potrebbero essere indotti a non pagare i tributi nell’attesa di future sanatorie. 

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