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Le reazioni del mondo alla vittoria di Trump: politica e finanza fanno i conti

Renzi: “L’amicizia italo-americana continuerà ad essere forte” – Sulla stessa linea Mogherini: “L’Ue e gli Usa continueranno a lavorare insieme”, ma Schulz ammette che “sarà più difficile” – Putin spera che ora i “rapporti russo-americani possano uscire dalla crisi” – Gongolano i populisti Le Pen, Salvini e Farage. E la finanza prevede molta instabilità sui mercati, soprattutto azionari

Le reazioni del mondo alla vittoria di Trump: politica e finanza fanno i conti

Dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America, arrivano in sequenza le reazioni dei vertici politici e istituzionali del pianeta.

“Mi congratulo con il nuovo presidente americano Donald Trump: sono convinto che l’amicizia italo-americana continuerà ad essere forte e solida”, ha detto il premier italiano Matteo Renzi parlando alla scuola della Polizia.

“L’Italia continuerà a collaborare con gli Usa: queste cose non cambiano, così come non cambia la nostra contrarietà al protezionismo e alle chiusure”, ha aggiunto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, intervenendo da Radio Anch’io.

“I legami tra Ue e Usa sono più profondi di qualsiasi cambiamento politico. Continueremo a lavorare insieme, riscoprendo la forza dell’Europa”, ha scritto su Twitter l’alto commissario per la politica Estera dell’Ue Federica Mogherini.


Con una lettera congiunta il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il numero uno della Commissione Ue, Jean-Claud Juncker, hanno invitato Trump a un vertice con l’Unione Europea “non appena gli sarà comodo”. L’Europa invia “sincere congratulazioni” ed auspica una visita di Donald Trump, Tusk e Juncker, sottolineando “che è più importante che mai rafforzare le relazioni transatlantiche”. Nel comunicato pubblicato poco dopo l’annuncio della vittoria di Trump si legge invece che “la partnership strategica” fra Ue e Usa si fonda sui “valori condivisi di libertà, diritti umani, democrazia e nel libero mercato”.

Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha affermato che con Donald Trump alla presidenza degli Usa “sicuramente la relazione transatlantica diventerà più difficile”. Schulz, intervistato dal primo canale pubblico tedesco Ard, ha fatto un parallelo con “le grandi paure” suscitate da Ronald Reagan e ha premesso che “il sistema degli Stati Uniti è forte abbastanza per reggere un presidente come Donald Trump e integrarlo”. Il presidente del Parlamento europeo ha espresso la “speranza che Trump rispetterà i diritti e le regole fondamentali. Questo è un momento difficile nelle relazioni Usa-Ue, ma Trump merita pieno rispetto. Le campagne elettorali sono cosa diversa dalla politica spero che ora ci sia un ritorno alla razionalità e che Trump si attenga alla costituzione americana. Noi siamo pronti a collaborare”.

Il presidente russo Vladimir Putin si è “congratulato” con Donald Trump per la vittoria e si augura che i “rapporti russo-americani possano uscire dalla crisi”. Il presidente russo – che ha inviato un telegramma al nuovo presidente Usa – si dice “sicuro” che il dialogo fra Mosca e Washington, basato sul rispetto reciproco, risponderà “agli interessi dei due Paesi”. Lo fa sapere il Cremlino in una nota diffusa dall’agenzia Tass.

Secondo il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, “nulla sarà più semplice, molte cose diventeranno più difficili. Mi aspetto che gli Stati Uniti prenderanno più spesso decisioni da soli. Donald Trump ha avuto durante la campagna elettorale frasi critiche non solo verso l’Europa, ma anche specificamente contro la Germania. Penso che dobbiamo aspettarci che la politica estera americana diventi nei prossimi periodi meno prevedibile”, ma “la relazione transatlantica” rappresenta “una delle fondamenta dell’Occidente”.

Molto più istituzionale la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha offerto al neoeletto presidente americano Donald Trump una “stretta cooperazione” basata sui valori condivisi dalle democrazie liberali. “La Germania e l’America condividono i valori della democrazia, libertà, rispetto dello stato di diritti e della dignità umana, senza differenze di origine, colore della pelle, religione, sesso, orientamento sessuale e convinzioni politiche”, ha detto Merkel. “Sulla base di questi valori, offro una stretta cooperazione al futuro presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump”. 

Brutta figura invece da parte dell’Eliseo, che “alla vigilia delle elezioni Usa aveva preparato un’unica lettera di congratulazioni a Hillary Clinton”, secondo quanto rivela la radio francese RTL, precisando che la Presidenza della Repubblica francese non aveva “evidentemente neanche previsto l’ipotesi di una vittoria di Donald Trump”.

Poi però sono arrivate anche le parole di François Hollande: “Questa elezione americana apre un periodo di incertezza. Va affrontata con lucidità e chiarezza”, ha detto il Presidente della Repubblica francese, sottolineando la necessità di essere “vigili e sinceri” con il partner Usa.

La premier britannica Theresa May ha auspicato invece che Gran Bretagna e Stati Uniti rimarranno “partner stretti e vicini”, aggiungendo di voler parlare della “relazione speciale” fra i due Paesi “alla prima occasione possibile”.

Tra i più entusiasti, ovviamente, la numero uno del Front National francese, Jean-Marie Le Pen, che è stata in assoluto la prima leader politica europea a congratularsi con Trump via Twitter.



Non si lascia sfuggire l’occasione nemmeno il leader della Lega, Matteo Salvini, che in un’intervista a Radio Padania non usa mezzi termini: la vittoria di Donald Trump è “una botta alla globalizzazione” ed “è la rivincita del popolo, del coraggio, dell’orgoglio, dei temi del lavoro e della sicurezza, alla faccia dei banchieri, degli speculatori, dei cantanti, dei giornalisti e dei sondaggisti. Il popolo batte i poteri forti 3 a 0”.

Un altro tweet entusiasta è quello di Nigel Farage, leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito: “Sembra che il 2016 stia per essere l’anno di due grandi rivoluzioni politiche” ha commentato aggiungendo che il successo di Trump sarebbe “più grande di quello della Brexit”.



Parole di vivo apprezzamento sono arrivate anche dal premier conservatore ungherese, Viktor Orban, che in un messaggio su Facebook ha definito la vittoria di Trump “una magnifica notizia” perché significa che “la democrazia è ancora viva”. Orban è stato l’unico capo di governo dell’Ue ad aver appoggiato esplicitamente il candidato repubblicano durante la campagna elettorale.  

“Spero che questa scelta del popolo americano” porti a una serie di misure positive per quel che riguarda “i diritti di base e le libertà, la democrazia e gli sviluppi nella nostra regione”, ha commentato invece il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.

“Facciamo gli auguri al nuovo presidente, che il suo governo possa essere davvero fruttuoso – ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato del Vaticano – e assicuriamo anche la nostra preghiera perché il signore lo illumini e lo sostenga a servizio della sua patria, naturalmente, ma anche al servizio del benessere e della pace nel mondo.

LA FINANZA FA I PRIMI CONTi, INSTABILITA’ SUI MERCATI AZIONARI

Le prime previsioni a caldo sono tutte orientate verso un periodo di forte instabilità sui mercati, soprattutto azionari. “Data la limitata esperienza politica di Donald Trump – scrive il Chief Investment Office di Ubs –, gli investitori ora guarderanno alle nomine che farà ai vertici dell’amministrazione per avere indizi sulla sua agenda politica. Ci vorrà tempo, quindi, perché emergano tutte le implicazioni di questa vittoria a sorpresa”. In ogni caso, “alcuni settori potrebbero avvantaggiarsi di un allentamento della regolamentazione, come i servizi finanziari e l’energia. Altri, come quelli legati alla difesa, potrebbero beneficiare di una politica di bilancio più espansiva”.

Anche per Stefan Kreuzkamp, Cio di Deutsche Asset Management, “l’imprevedibilità di Trump e la sua mancanza di esperienza politica sono motivo più che sufficiente per affrontare i prossimi mesi con una certa cautela”. Ma è anche “del tutto possibile che, dopo la sua elezione, Trump possa sorprendere i mercati in modo positivo: le nostre speranze si basano sul suo pragmatismo, la sua capacità di adattamento e in generale la sua scarsa fede politica. C’è la possibilità che possa permette ai veterani politici in Congresso di approvare un programma repubblicano piuttosto classico”.

“Con l’apprezzamento dell’euro, la decisione di un’ulteriore estensione del Quantitative Easing da parte della BCE in occasione della prossima riunione di dicembre – si legge nel rapporto Hsbc “Trump, the global impact” – sembra sempre più inevitabile, mentre può essere imminente un qualche tipo di risposta politica da parte di Bank of Japan e Swiss National Bank, anche a livello valutario”.

Mentre Hsbc mette in luce i rischi di protezionismo e di guerre commerciali, Mps Capital Services sottolinea che dopo il crollo e il successivo recupero “permangono però i forti cali sui listini azionari, il deprezzamento del peso messicano, il marcato rialzo
del tasso trentennale USA ed il forte rialzo del rame. Queste ultime due reazioni si associano all’ipotesi di forte incremento
della spesa per infrastrutture finanziate prevalentemente da aumento del debito pubblico. L’apertura dei mercati USA del
pomeriggio fornirà un quadro più chiaro”. 

Più nel dettaglio Mediobanca Securities vede quattro incognite per Piazza Affari all’indomani della vittoria di Donald Trump nelle presidenziali Usa: automotive, presenza in Messico, rinnovabili e farmaceutici. Il primo rischio riguarda la possibile imposizione di tasse sull’import per i beni prodotti in Messico: Trump, ricordano gli analisti, ha ipotizzato aliquote al 30% nel corso della campagna e questo “colpirebbe i margini delle aziende che producono” in Messico. Il focus va innanzi tutto su Fca poiché ha un Ebitda esposto per l’80% agli Stati Uniti e, stimano gli esperti, produce in Messico circa il 10-15% di ciò che vende negli Usa. Cautela anche su Cnh e Ferrari ma su altri titoli dell’automotive come Brembo e Sogefi che utilizzano il Messico come hub da cui esportare verso gli Stati Uniti. Quanto agli altri comparti, una rivisitazione dell’Obamacare potrebbe spingere al rialzo i gruppi farmaceutici. Secondo Mediobanca l’eliminazione delle nuove tassazioni sui gruppi del healthcare potrebbe avere un impatto positivo soprattutto per Diasorin (esposta negli Usa sull’ebitda al 55%) mentre il peso degli States su Recordati è molto più limitato.

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