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LE INTERVISTE DEL WEEK END – Vaciago: “L’Italia doveva rispondere prima alla crisi delle banche”

INTERVISTA A GIACOMO VACIAGO, economista e docente emerito della Cattolica – “Il Governo doveva accorgersi prima della crisi delle banche ma la soluzione trovata da Renzi con la bad bank per i 4 istituti in crisi è la meno peggio – Il prossimo Natale sarà meno mesto per la ripresa dei consumi ma il 2016 sarà ancora un anno complicato e non solo per noi”.

LE INTERVISTE DEL WEEK END – Vaciago: “L’Italia doveva rispondere prima alla crisi delle banche”

“Il 2016 sarà un anno complicato. La crescita, nella migliore delle ipotesi, sarà in linea con quella del 2015 e l’instabilità finanziaria continuerà a farci compagnia. Nel frattempo però il mondo sta cambiando, la liquidità in aumento trasformerà la struttura proprietaria dell’industria e, se vorremo fare soldi, dovremo rivolgerci all’economia reale”. Sono le previsioni dell’economista Giacomo Vaciago, che – in questa intervista a FIRSTonline – scruta gli scenari globali attuali e futuri, anche alla luce dell’innalzamento dei tassi da parte della Federal Reserve.

FIRSTonline – Professor Vaciago, nel 2015 l’Italia è uscita dalla recessione e per la prima volta dopo tre anni è tornata, sia pure di poco, a crescere: che cosa occorre fare nel 2016 per accelerare?

VACIAGO – Il settore bancario che guadagna di più è quello delle merger & acquisition, perché anche la finanza per fare soldi deve rivolgersi all’economia reale. Questo è il momento di rifare le filiere, perché il mondo globalizzato necessita di meno aziende, ma più grosse, che sappiano unire tecnologia e innovazione. In questa fase ingegneri e operai vanno a braccetto. La banca centrale d’altra parte regala soldi e ci vuole qualcuno che, con intelligenza, sappia prenderli e trasformarli in prodotti. Non si può guadagnare seriamente finanziando i bottegai di Arezzo.

FIRSTonline – Ma, secondo Lei, questa crisi delle banche può incrinare la fiducia dei risparmiatori e dei cittadini e riflettersi negativamente sull’economia?

VACIAGO – Il risparmiatore va sicuramente tutelato di più, cioè va informato adeguatamente. Sui pacchetti di sigarette c’è scritto a caratteri cubitali che “il fumo nuoce gravemente alla salute”. Bisogna fare lo stesso con prodotti come le obbligazioni subordinate, perché il risparmiatore-investitore condivide il rischio con la banca. Questo in Italia non avviene e non è mai avvenuto, nemmeno con i titoli argentini, che però rendevano molto. Io ho scritto un libro per bambini sull’economia, dove spiegavo che se un titolo rende di più è più rischioso. Nel caso delle quattro banche italiane in realtà non si poteva capire seriamente nemmeno dal rendimento, perché le condizioni erano troppo favorevoli per loro. Per quanto riguarda la soluzione trovata dal Governo direi che è la meno peggio, cioè la bad bank. Il problema, semmai, è che il Governo non si era accorto di nulla prima, mentre sono otto anni che Banca d’Italia cerca di spiegare qual è la situazione. Ora nomineranno una commissione d’inchiesta che, per capire, dovrà solo leggere i resoconti delle audizioni in Parlamento, finalmente qualcuno lo farà.

FIRSTonline – Però anche l’Europa non è stata tenera con noi: non crede?

VACIAGO – Per ottenere condizioni migliori, a livello europeo, bisognava muoversi prima. La Merkel e Sarkozy decisero nel 2010, a Deauville, che gli Stati non avrebbero più salvato le banche, ma che a farlo sarebbero stati, da lì a qualche anno, azionisti, obbligazionisti e correntisti non tutelati. Ci sono voluti 6 anni, durante i quali Grecia e Spagna, per esempio, si sono mosse, sono andate a Bruxelles col cappello in mano, e hanno ottenuto soldi per le loro banche. Anche noi abbiamo contribuito al salvataggio degli istituti ellenici e iberici. L’Italia invece ha dormito e ora è tardi. Io credo che Palazzo Chigi, più che non accorgersi del conflitto di interessi, non si sia accorto di quanto stava accadendo nel settore bancarie, non abbia sentito gli avvertimenti della Banca d’Italia.

FIRSTonline – Un quadro piuttosto deprimente…

VACIAGO – Però Renzi ha agito bene su altri fronti. In particolare ha saputo rilanciare i consumi interni con la trovata geniale degli 80 euro. L’economia italiana è prevalentemente trainata dall’export, ma il rallentamento della Cina e dei paesi emergenti hanno ridimensionato le aspettative di crescita, come diceva nei giorni scorsi Confindustria. Eppure sarà un Natale meno mesto grazie a questa ventata di ottimismo e alla ripresa dei consumi.

FIRSTonline – L’export però resta determinante per la nostra economia: paradossalmente il rafforzamento del dollaro potrebbe ripercuotersi negativamente sulle nostre esportazioni, se la locomotiva americana non le trainasse più?

VACIAGO – Si, c’è un rischio in questo senso. Si consideri, fra l’altro, che mentre l’euro si indebolisce, altrettanto fanno le altre monete, quindi l’euro resta comunque forte rispetto a molte altre divise

FIRSTonline- I mercati hanno accolto positivamente il rialzo morbido dei tassi da parte della Federal Reserve, ma la Yellen non ha atteso troppo? Non c’è il rischio di raffreddare l’economia americana, che sembra rischiare una fase calante, con contraccolpi sull’Europa?

VACIAGO – La decisione era largamente attesa e la cosa più importante è che nei prossimi due anni ci sarà un graduale “ritorno alla normalità”. La politica cominciata il 16 dicembre 2008, dopo il fallimento di Lehman Brothers, è finita il 16 dicembre 2015. Fra tre settimane potremo leggere i verbali della riunione dell’altro giorno e capiremo molto meglio quello che ci aspetta. Sicuramente la Yellen è stata una scelta politica di Obama, una colomba più attenta alla disoccupazione che all’inflazione. D’altra parte la deflazione ridimensiona molto il ruolo delle banche centrali e l’America non è più l’ombelico del mondo.

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