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Le frizioni tra Russia e Ue frenano l’Unione economica eurasiatica

REPORT DI INTESA SANPAOLO – L’Unione economica eurasiatica – che comprende Russia, Kazakistan, Bielorussia, Armenia e che di recente ha aperto le porte al Kirghizistan – ha grandi potenzialità di sviluppo ma le tensioni, non ancora risolte, tra Putin e l’Unione europea ne frenano il completo decollo

Le frizioni tra Russia e Ue frenano l’Unione economica eurasiatica

Dal 1° gennaio 2015 Russia, Kazakistan, Bielorussia ed Armenia hanno costituito l’Unione Economica Eurasiatica (UEEA). Aperta a future adesioni tra i Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, la UEEA si è ampliata ad agosto dello stesso anno con l’ingresso del Kirghizistan. In analogia al percorso seguito nell’Unione Europea, l’azione della UEEA si muove in due direzioni, una interna e una esterna. La prima è rivolta al processo di integrazione economica tra i Paesi membri, con la creazione a tendere, nel cuore della più vasta regione euro-asiatica, di un’area di libero scambio di merci, servizi e capitali e libertà di movimento di persone; la seconda è indirizzata alla cooperazione con gli interlocutori esterni, in particolare con i Paesi delle aree limitrofe dell’Europa (UE in primis) e dell’Asia (Cina e Paesi dell’Asia Centrale ma anche Medio Oriente e Sud Est Asiatico), attraverso accordi commerciali, progetti infrastrutturali (in particolare nei settori dei trasporti, della logistica e dell’energia), rafforzamento della sicurezza.

Si tratta di un progetto senza dubbio ambizioso, con alcuni evidenti punti di forza al suo attivo ma anche indubbie criticità. Tra i punti di forza, le sinergie rispetto ad analoghe iniziative in area euro-asiatica, in particolare con la Belt and Road Initiative promossa dalla Cina. Molte delle opere in cantiere o in via di definizione in ambito BRI sono volte ad accrescere la connettività tra i Paesi lungo l’antica Via della Seta e coinvolgono in modo cruciale, data la posizione geografica, sia i Paesi UEEA sia gli altri Paesi CSI, Caucasici e dell’Asia Centrale. La loro realizzazione rappresenta un potenziale fattore di sviluppo e integrazione della regione. Tra le criticità, le tensioni tra Russia e UE, tuttora presenti a tre anni dall’introduzione del regime di sanzioni e contro-sanzioni tra le parti. Il deterioramento dei rapporti tra Russia e Unione Europea ostacola di fatto lo sviluppo delle stesse relazioni (diplomatiche e di affari) tra UEEA e UE oltre, a fortiori, a precludere la creazione di uno spazio comune da Lisbona a Vladivostock, nella visione russa di una Greater Europe.

Data la situazione di stallo in cui si trova la diplomazia internazionale di fronte alla crisi ucraina, progressi significativi non sono attesi, nel breve periodo, nelle relazioni tra UE e Russia. Spiragli potrebbero aprirsi, nell’opinione di alcuni osservatori, con la recente proposta russa di una missione di pace delle Nazioni Unite in Est Ucraina ma i progressi non sarebbero in ogni caso immediati. Nonostante le molte sfide, è tuttavia opinione degli autori di un recente studio coordinato dallo IIASA2 che un approccio cooperativo in luogo di uno competitivo tra le due regioni finirà alla lunga per imporsi, aprendo la strada ad accordi che, in considerazione dei mutui benefici che potrebbero derivarne, potrebbero andare oltre la sola dimensione commerciale. La UEEA si presenta a tutti gli effetti come un interlocutore di peso  sia economico sia geopolitico sul piano internazionale e nei rapporti con le regioni limitrofe dell’Europa e dell’Asia.

La regione può contare su oltre 180 milioni di abitanti, su un territorio superiore ai 20 milioni di Km2 e su una ricca dotazione di materie prime. A livello mondiale, i Paesi della UEEA coprono quasi il 4% del PIL, il 2% del commercio e oltre il 2% dello stock di IDE in entrata. Caratterizzati, da una parte, da una cospicua disponibilità di riserve energetiche e, dall’altra, da un elevato fabbisogno di beni capitali e da una crescente domanda di beni di consumo di qualità, i Paesi della UEEA rappresentano da un punto di vista economico un’area di assoluto interesse strategico per la UE e, data la peculiare specializzazione produttiva, per l’Italia. Dal canto suo, la UE rappresenta il principale mercato di approvvigionamento e di sbocco dei Paesi UEEA, con una copertura dell’interscambio complessivo superiore al 40% nel 2016. I movimenti commerciali tra le due aree sono rappresentati da produzioni complementari.

Le esportazioni della UEEA verso la UE, espresse come quota sul totale settoriale esportato della UEEA, sono per lo più costituite da minerali, in particolare energetici (quasi il 60%) e metalli (oltre il 30%), mentre le importazioni della UEEA dalla UE, espresse come quota sul totale settoriale importato dalla UEEA, vedono la prevalenza di macchinari e mezzi di trasporto (quasi il 40%) e dei prodotti chimici (quasi il 60%), cui seguono i prodotti agricoli e alimentari (oltre il 20%). La quota sul commercio totale della UEEA vede i Paesi partecipanti in posizione differenziata, con la Russia che da sola sfiora l’80%; seguono il Kazakistan con l’11%, la Bielorussia con il 9% e, infine, il Kirghizistan e l’Armenia con quote vicino all’1%. Circa le dinamiche del commercio, nei primi cinque mesi del 2017 gli scambi multilaterali di Russia, Kazakistan e Kirghizistan (i tre Paesi UEEA per i quali i dati riferiti a tale periodo sono già disponibili), incluso il commercio intra-area, evidenziano una netta ripresa sia dell’import che dell’export.

Le importazioni hanno sfiorato i 94 miliardi di dollari, con un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di quasi il 25% a/a, mentre le esportazioni hanno superato i 156 miliardi di dollari, in recupero di oltre il 30% a/a. Pur in un contesto geo-politico ancora difficile e in presenza di un regime di sanzioni e contro-sanzioni tra Paesi occidentali e Russia tuttora in vigore, l’interscambio totale è cresciuto del 28% riportandosi a circa 250 miliardi di dollari. Le transazioni hanno beneficiato, dal lato esportazioni, sia del (parziale) recupero dei prezzi degli idrocarburi sia del tono positivo della congiuntura mondiale, e, dal lato importazioni, della ripresa dell’economia russa (uscita finalmente dalla recessione dal 4° trimestre 2016). La ripresa è intervenuta dopo quattro anni consecutivi di calo, con una riduzione degli scambi commerciali dei Paesi UEEA dai 1083 miliardi di dollari (punto di picco assoluto della regione) del 2012 ai 591 miliardi del 2016 (-45%), delle esportazioni da 417 a 242 miliardi di dollari (-48%) e delle importazioni da 666 a 349 miliardi di dollari (-42%).

Da tener presente che sull’ammontare dei valori scambiati, espressi in dollari, incide l’andamento del cambio del dollaro con le valute locali. Rispetto al rublo russo il dollaro si è apprezzato del 50% circa nel quadriennio 2012-16 per poi deprezzarsi di circa il 20% nei primi cinque mesi del 2017. Venendo più in dettaglio alle relazioni commerciali dell’Italia con i Paesi UEEA, la composizione settoriale del commercio tra le due parti nel 2016 vede – in analogia con il commercio bilaterale tra UE e UEEA – una forte concentrazione degli scambi nei settori dove entrambe le parti godono di vantaggi comparati. Le importazioni italiane sono rappresentate per la quasi totalità da prodotti minerari, energetici e prodotti petroliferi raffinati (nel 2016 oltre il 78% del totale) e da metalli (15%). Le esportazioni sono costituite invece soprattutto da macchinari (circa il 35% complessivamente), in particolare meccanici (28%), seguiti da prodotti del tessile e abbigliamento (20%), metalli (10%), prodotti chimici (8%), prodotti dell’agro-alimentare (6%).

In termini di quote settoriali l’Italia importa dai Paesi UEEA il 26% del totale di minerali e il 23% circa dei prodotti petroliferi raffinati importati. Come mercato di destinazione, i Paesi UEEA acquistano dall’Italia quasi il 3% dei macchinari meccanici esportati, il 3,2% del totale del comparto “moda”, il 2,5% dei manufatti vari (rappresentati in larga misura da mobili e prodotti per l’arredamento, articoli di gioielleria) e il 2% degli apparecchi elettrici. Sul totale del commercio italiano, i Paesi UEEA hanno coperto nel 2016 una quota del 2,6% dell’interscambio (3,3% delle importazioni e 1,9% delle esportazioni), rispetto al 3,2% nel 2015 (4,6% delle importazioni e 2% delle esportazioni) e al 4,8% nel 2013 (punto di picco del commercio bilaterale con 6,7% dell’import e 3,1% dell’export). 

In parallelo con la dinamica multilaterale del commercio dei Paesi UEEA, i dati relativi al 1° semestre del 2017 hanno visto una significativa ripresa dei valori degli scambi con la regione anche da parte italiana. Rispetto al 1° semestre del 2016 il totale dell’interscambio – pari a 11,7 miliardi nel 1° semestre 2017 – è risalito del 15,9%. Le importazioni italiane hanno visto un incremento di oltre il 16% a/a, e le esportazioni del 15% a/a. Sono aumentate in particolare le importazioni e le esportazioni con la Russia, paese predominante nell’interscambio con la UEEA con una quota pari a circa l’85%, le prime del 20% a/a e le seconde del 24,5% a/a. La ripresa dei commerci ha riguardato tutti i Paesi UEEA con l’eccezione del Kazakistan, rispetto al quale l’import è sceso del 6% a/a e l’export, per effetto di una commessa straordinaria nel settore dei metalli nel 2016, è calato del 44% a/a.

Il recupero è intervenuto dopo tre anni di crescita negativa degli scambi tra Italia e Paesi UEEA, passati dai 36,2 miliardi del 2013 ai 20,1 miliardi di euro del 2016 (-44%). Nel triennio 2013-16, le esportazioni sono scese da 12,2 a 8 miliardi di euro (-34%) e le importazioni da 24 a 12,2 miliardi di euro (-49%). Grazie al recupero degli scambi nel 1° semestre del 2017, la quota dei flussi commerciali dei paesi UEEA sul totale italiano è tornata a salire riportandosi al 2,7% del totale, a fronte del 2,6% rilevato nel 2016, pur confrontandosi ancora con il punto di massimo del 4,8% raggiunto nel 2013. Le aree italiane che esportano di più nell’UEEA sono il Nord-Est e il Nord-Ovest. Insieme le due macro-ripartizioni rappresentavano nel 2016 poco meno dell’80% delle esportazioni italiane nella regione, per un controvalore complessivo pari a 6,2 miliardi di euro nel 2016. Spiccano, in particolare, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Insieme nel 2016 hanno esportato nell’Unione poco meno di 5,1 miliardi di euro, il 63,8% del totale.

Per propensione a esportare nell’UEEA primeggiano, con esse, Molise, Marche, Friuli-Venezia Giulia e Umbria: in ognuna di queste regioni il peso dei flussi diretti verso l’UEEA superava nel 2016 il 2%, con una punta (straordinaria) del 28,8% del Molise. Con l’eccezione del Molise, il cui dato nel 2016 è stato infatti influenzato da una commessa straordinaria di metalli diretta in Kazakistan, gran parte delle vendite regionali nell’UEEA erano dirette in Russia. La specializzazione settoriale delle regioni italiane influenza significativamente la tipologia di beni esportati. Nel Nord-Est circa un terzo delle esportazioni verso la UEEA riguarda beni della meccanica; segue per importanza il sistema moda (21%), dove l’abbigliamento (14,4%) prevale sulla filiera della pelle (5,3%). Al terzo posto si collocano i settori del sistema casa (13,6%), con in testa i mobili (6,5%), seguiti dai prodotti e materiali da costruzione (4,3%) e dagli elettrodomestici (2,8%). Anche nel Nord-Ovest prevalgono le esportazioni di meccanica (29,7%), seguite, a distanza, dal sistema moda (14,5%).

Tuttavia, quest’area esporta molto sul mercato russo anche beni tipicamente non distrettuali, come i prodotti chimici e in parte l’elettrotecnica. Nel Centro prevalgono le esportazioni legate al sistema moda, pari a un terzo circa del totale. L’unica macro-ripartizione in cui non sono preponderanti i settori tipicamente distrettuali è il Mezzogiorno, anche se si evidenzia una buona presenza nel sistema moda (14,2%) e nel settore agro-alimentare, con una quota sul totale esportato verso l’area, rispettivamente del 14,2% e dell’8,1%. Anche a livello territoriale, il 1° semestre 2017 si è aperto con una decisa inversione di tendenza degli scambi che ha riguardato tre ripartizioni geografiche su quattro. I flussi esportati sono cresciuti sensibilmente nel Nord-Ovest con il 26,5%, nel Nord-Est con il 18,2% e al Centro con il 15,5%.

Solo il Mezzogiorno ha subito un calo (-43%), in seguito tuttavia al venir meno delle poste straordinarie che nel biennio 2015-16 avevano spinto le esportazioni di metalli di Molise e Abruzzo verso il Kazakistan. Al netto di questa voce, anche il Mezzogiorno ha registrato un aumento delle vendite (+36%), superiore a quanto osservato nelle altre aree. L’incrocio dei dati relativi alle ripartizioni geografiche con quelli settoriali consente di osservare un miglioramento diffuso. Spicca in tutte le ripartizioni territoriali l’intensità della crescita delle esportazioni di prodotti della meccanica. Ma molti settori evidenziano un aumento dei valori: tra questi l’abbigliamento, la filiera della pelle, l’alimentare e le bevande, la chimica, l’automotive e la farmaceutica.

I segnali di recupero emersi a livello nazionale nel 2017 sono confermati anche nei distretti industriali, tra i quali la propensione a esportare nei paesi dell’UEEA e, in particolare, in Russia è più elevata, anche se di poco, nei distretti industriali (2,2%) rispetto alla media italiana (1,9%). Il 1° semestre dell’anno si è chiuso con un progresso del 21%, pari a 195 milioni di euro in più rispetto al corrispondente periodo del 2016. Nella prima metà del 2017 è in aggiunta salito a più di 35 il numero di distretti in crescita su questi mercati (su un totale di 50 che nel 2016 avevano esportato più di 10 milioni di euro nell’UEEA). Nel confronto con i picchi toccati dagli scambi nel 2013 rimane tuttavia non poco terreno da recuperare: il divario è, infatti, ancora pari al 32%, pari a circa 536 milioni di euro in meno. Vale però la pena sottolineare come il balzo emerso nella prima metà dell’anno abbia già consentito a 9 distretti (tra i primi 50 per valori esportati verso l’UEEA) di migliorare i livelli di export del 2013.

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