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Le Borse non credono al rischio di guerra e ripartono

Anche se la tensione Usa-Iran resta a mille, l’effetto panico è rientrato perché il rischio di guerra sembra rientrato e i mercati approfittano del tonfo di inizio anno per ripartire con l’acquisto dei titoli più convenienti

Le Borse non credono al rischio di guerra e ripartono

La tensione resta a mille, ma l’effetto panico è rientrato: molti segnali, a partire dall’ostilità dei democratici Usa a un’escalation contro l’Iran, hanno raffreddato, per ora, i venti di guerra. I mercati danno per scontata la rappresaglia di Teheran, già prezzata negli aumenti di oro e petrolio, ma sono pronti a riprendere in mano gli altri temi caldi, dalla prossima firma dell’accordo sui dazi alla ripresa della fiducia nell’economia, anche perché non è facile capire le reali intenzioni di Donald Trump: ieri è stata diffusa una nota Usa in cui si anticipava la ritirata delle truppe dall’Iraq, salvo una successiva smentita del generale Milley che ha parlato di “un errore”.

Nel dubbio, i mercati tendono a sfruttare il tonfo di inizio anno come un’occasione per fare acquisti. Il clima, del resto, resta favorevole al Toro, specie nel lusso, come dimostra il boom delle auto Rolls Royce (+25% nel 2019) o l’exploit di Tesla, che ieri ha varcato la soglia degli 80 miliardi di dollari di valore. A stimolare gli acquisti sui mercati azionari sono stati anche i dati macro emersi ieri, che hanno evidenziato un miglioramento oltre le attese del quadro macro negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nella Ue. “Riteniamo che la più lunga espansione della storia registrata negli Stati Uniti abbia ancora molta strada”, ha affermato il capo economista di RBC Capital Markets.

ACCELERA TOKYO, BENE SHANGHAI

Di qui il rimbalzo che, a partire da Wall Street, ha contagiato stamane l’Asia.   

Accelera Tokyo (+1,4%), peraltro ancora sotto shock dopo la spettacolare fuga di Carlos Ghosn, che domani a Beirut lancerà le sue accuse contro Nissan. L’ex numero uno di Renault, secondo le ricostruzioni, ha lasciato Tokyo in treno per imbarcarsi ad Osaka alla volta di Istanbul.

In terreno positivo gli altri listini asiatici, a partire dalla Cina (+0,5%). Meglio ancora le Borse dell’area Asia Pacific (+0,6%).

Recupera il dollaro sullo yen, l’euro tratta a 1,1192 sulla valuta Usa.

PETROLIO IN CALO A 68 DOLLARI, GIÙ L’ORO

Rientrano i prezzi del petrolio e dell’oro. Il Brent si ritira dalla vetta di 70 dollari al barile: stamane tratta a 68,03. Frena anche l’oro, a 1.558 dollari l’oncia da 1.582.

Il recupero, dopo una partenza debole, ha preso forza ieri a Wall Street, che ha chiuso in terreno positivo: Dow Jones +0,24%, S&P 500 +0,35%, Nasdaq +0,56%.

GOOGLE SEGNA IL NUOVO RECORD

A dare una spinta al Toro è stato il settore tecnologico, alla vigilia dell’apertura del Ces, il salone dell’elettronica di consumo di Las Vegas. Alphabet, la holding che controlla Google, ha fatto segnare il nuovo record storico a 1.389 dollari. Pivotal Research Group ha alzato il prezzo obiettivo a 1.650 dollari da 1.445 dollari precedente, con raccomandazione passata da Hold a Buy.

I FUTURE DI EUROLANDIA (+0,6%) MIGLIORANO LA FIDUCIA

Si profila un’apertura all’insegna della ripresa per i listini azionari. Avanzano i futures sull’indice S&P (+0,2%) e fanno anche meglio quelli sui listini dell’Eurozona (+0,4%) e sulla City (+0,6%).

Nel giorno della Befana, anche i listini europei, dopo un avvio in caduta libera, hanno progressivamente recuperato posizioni, a mano a mano che si diffondeva la sensazione che la rappresaglia di Teheran sarà dura, ma, come sostiene il politologo Usa Ian Bremmer, “non sfocerà in una guerra. L’Iran – ha scritto – è un nemico convinto degli americani, ma è consapevole della forza militare degli Usa. Teheran ha inoltre una storia di rinunce davanti alla minaccia di un Paese più forte”. Di qui il recupero, agevolato dall’andamento della fiducia degli investitori nella zona euro, salita a gennaio per il terzo mese consecutivo, sostenuta dalla distensione in corso tra Cina e Stati Uniti. L’indice a cura di Sentix è salito a 7,6 punti rispetto agli 0,7 di dicembre, toccando i livelli più alti dal novembre 2018.

PIAZZA AFFARI RECUPERA MA CHIUDE IN ROSSO

In questa cornice Piazza Affari, partita con un ribasso superiore al punto percentuale, dimezza il passivo chiudendo a -0,51%, fermandosi a 23.581 punti. Copione analogo nel resto d’Europa: Francoforte -0,68%; Parigi -0,51%; Madrid -0,47%; Londra -0,62%.

La ripresa dei listini azionari nel pomeriggio ha coinciso con una battuta d’arresto per i mercati dei titoli del debito. L’obbligazionario italiano ha perso smalto già nella tarda mattinata dopo la statistica migliore del Pmi servizi di dicembre a livello di zona euro, grazie alla revisione migliorativa dell’indice tedesco.

IL RENDIMENTO DEL BTP RISALE A 1,36%

Il rendimento del Bund decennale tedesco è risalito a -0,28 da -0,31%. Il Btp 10 anni sale a 1,36% da 1,31%. Stamane il Treasury Bond a 10 anni tratta a 1,81% da 1,77%.

L’agenzia per la gestione del debito portoghese ha comunicato che le esigenze di raccolta per il 2020 sono stimate intorno a 9,5 miliardi di euro, ammontare che equivale a emissioni lorde di titoli di Stato per 16,7 miliardi.

IERI IN VOLO ENI, LEONARDO E CONFINVEST

Eni +1,5% grazie alla spinta del greggio, che ha sfiorato il 70 dollari. Ma a dare la carica è stata anche la decisione di Goldman Sachs di rafforzare il giudizio Buy, alzando il prezzo obiettivo da 19 a 20 euro. Segno più anche per Saipem (+0,87%) e Tenaris (+1,34%).

I venti di guerra sul Golfo continuano a favorire Leonardo (+2,8%), che recupera dopo un periodo sottotono.

Confinvest, la Pmi con una piattaforma di trading attiva nelle compravendite di oro fisico da investimento, ha messo a segno un balzo del 25%, portandosi a 5 euro da 4 euro della chiusura di venerdì scorso, a sua volta terminata in rialzo del 17%. Il titolo non ha fatto prezzo per buona parte della seduta.

GIÙ BANCHE E GESTITO, FRENANO FCA E STM

Banche in ripresa dai minimi, ma ancora negative: Unicredit -2% e Banco Bpm -2,7%.

Vendite anche sul settore risparmio gestito. Azimut -1%: nell’anno appena concluso saranno “abbondantemente superati” i 300 milioni di profitti del target prefissato, dichiara il presidente Pietro Giuliani in un’intervista a Milano Finanza. FinecoBank -1%, Banca Mediolanum -2,2%.

Atlantia -0,8%. Moody’s ha ridotto ulteriormente il rating a Ba2 da Ba1, dopo averlo portato sotto la soglia “investment grade” un mese fa. L’agenzia cita la crescente pressione politica su Atlantia dopo la pubblicazione del decreto Milleproroghe che taglia i rimborsi dovuti ai concessionari inadempienti in caso di revoca.

Giù anche Fiat Chrysler (-1,5%). Sono in corso colloqui informali per definire i termini di un accordo tra Exor e la famiglia Peugeot che consenta di blindare il 22,5% del nuovo gruppo derivante dalla fusione. Ferrari -1%, Brembo -2,5%, Stm -2,3% e Nexi -3,7%.

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