Condividi

Lavoratori immigrati: pochi ma buoni

Tra i lavoratori stranieri diminuisce il tasso di occupazione, ma aumenta il numero di contratti a tempo indeterminato rispetto agli italiani – E’ il quadro che emerge dal Secondo Rapporto annuale sul Mercato del lavoro degli Immigrati – I lavoratori stranieri sono però penalizzati a livello di retribuzione: il 56% guadagna meno di mille euro al mese.

Lavoratori immigrati: pochi ma buoni

Risultati in chiaroscuro per i lavoratori stranieri in Italia. Da una parte nel 2011 è diminuito il tasso di occuapazione, dall’altra invece è aumentato il numero di contratti a tempo indeterminato. Si legge nel secondo rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati presentato oggi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, dal direttore generale dell’Immigrazione e delle Politiche d’integrazione Natale Forlani e dal sottosegretario al Lavoro e politiche sociali Maria Cecilia Guerra. 

Nel 2011, su tutti i contratti avviati per gli immigrati, quelli a tempo indeterminato sono stati il 18%. Per i lavoratori stranieri di provenienza Ue la quota di contratti definitivi è pari al 22% del totale mentre per i lavoratori extracomunitari la percentuale sale al 39%. Dal rapporto emerge anche che la durata effettiva dei contratti dei lavoratori stranieri è maggiore rispetto a quella degli italiani: mentre il 34% dei rapporti di lavoro cessati che interessano gli italiani dura meno di un mese, quelli della stessa durata effettiva per gli extracomunitari sono il 21% e per gli stranieri di provenienza Ue il 27%.

Una differenza importante si osserva paragonando le lavoratrici italiane e quelle straniere: se solo il 17% dei contatti sottoscritti dalle donne del Bel Paese sono a tempo indeterminato, per le straniere la percentuale sale al 29% e al 48% per le extracomunitarie. Tuttavia però le donne straniere nel 2011 hanno presentato un numero maggiore di cessazioni di contratti a tempo indeterminato rispetto agli uomini strenieri (43,8% a fronte del 32,7%).

Gli stranieri rimangono penalizzati a livello di retribuzione. Se tra i lavoratori italiani il 64% si colloca nella classe retributiva intermedia (tra i mille e i 2mila euro al mese), solo il 41% degli stranieri Ue (e il 43% degli extra-Ue) raggiunge lo stesso livello retributivo. Allo stesso tempo, solo il 27% degli occupati dipendenti italiani si colloca nella fascia più bassa (sotto ai mille euro) mentre per gli stranieri questo è il livello di salario più diffuso (55,9% per gli stranieri Ue ed extra Ue).

I settori di maggior domanda di lavoro sono l’agricoltura (32,3% del totale), le costruzioni (27,9%), l’industria in senso stretto (20,8%), e i servizi alla persona (16,1%) i quali, focalizzandosi solo sugli extracomunitari, raccolgono più del 60% del totale. Al Nord la domanda è maggiore rispetto al Centro e al Sud per questo tipo di lavoratori. Inoltre è da notare che nel 2011 la domanda di lavoro qualificato ha infatti superato quella di non qualificato.

La posizione di Operaio, in particolare per gli extra europei, raggiunge all’incirca il 90% mentre per gli stranieri Ue circa l’83% mentre il corrispondente valore per gli italiani è decisamente più basso e si attesta intorno al 40%. La seconda qualifica per numerosità di occupati è quella di Impiegato, ma in questo caso l’incidenza più alta per gli stranieri è raggiunta da quelli comunitari (13,4%) rispetto agli extracomunitari (8,5%). Netta la prevalenza tra gli stranieri dei Lavoratori in proprio (circa il 69% dei cittadini comunitari e 79% dei lavoratori stranieri di provenienza extraUe) a fronte di una quota tra gli indipendenti italiani pari al 59%. Per quanto riguarda invece i Liberi professionisti sul podio ci sono gli italiani, con un valore che si attesta intorno al 22%, seguiti dagli stranieri europei (13,2%) e da quelli extra Ue, con un valore decisamente più basso e pari al 5,2%.

E’ interessante notare dal rapporto che i lavoratori con cittadinanza indiana si concentrano prevalentemente nel settore di Agricoltura (39,5% del totale) e Servizi (36,7%); anche tunisini (29,3%), senegalesi (18%) e marocchini (18,3%) sono presenti nel settore agricolo con valori percentuali rilevanti; filippini (91,9%), cingalesi (86,4%), peruviani (84,7%), ucraini (77%) ed ecuadoregni (75,5%) sono stati contrattualizzati prevalentemente nel settore dei Servizi; nelle Costruzioni è rilevante la presenza di egiziani (24,9%), albanesi (18,7%) e tunisini (15%); l’Industria in senso stretto assorba un numero considerevole di lavoratori cinesi (33,5%).

Clicca qui per leggere il rapporto completo

Commenta