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L’auto tedesca spicca il volo e traina anche le altre

Il piano Merkel da 130 miliardi per l’industria spinge VolksWagen, Bmw e Daimler ma contagia anche le case francesi e Fca – La Germania punta alla supremazia tecnologica con poderosi investimenti sull’elettrico e sostegni all’idrogeno – Ecco i nuovi scenari che si ripercuotono anche in Borsa

L’auto tedesca spicca il volo e traina anche le altre

Prendono il volo i titoli dell’auto tedesca dopo l’approvazione ieri in quella che Angela Merkel ha definito “il piano di rilancio dell’economia più completo della storia tedesca” in cui il settore a quattro ruote ha un ruolo centrale. Avanza Volkswagen +3,4%% davanti a Bmw +2,7% ma dietro a Daimler sù poco meno del 4,8%. La carica delle case d’oltre Reno si è trasmessa anche alle case francesi, da Peugeot alla rediviva Renault che mette a segno un rimbalzo dell’8% abbondante. A Piazza Affari, dopo un avvio timido, accelera Fiat Chrysler: gli interventi di Berlino, che seguono a ruota il piano Macron, facilitano non solo la marcia del prestito Fca ma aprono la strada ad altri interventi, necessari per assorbire gli enormi stock che affollano i piazzali dei concessionari.

Sin qui l’effetto congiunturale. Ma sarebbe riduttivo esaminare l’intervento di Berlino alla luce di semplice stimolo congiunturale, invece che considerarlo come il frutto di una scelta maturata nell’ambito dell’accordo politico in 57 punti tra Cdu/Csu e socialdemocratici, con un occhio di riguardo per i Verdi. Innanzitutto, a differenza di quanto fatto da Macron (ed auspicato dagli operatori italiani) la Germania ha limitato gli incentivi (6,7 miliardi di euro) all’auro elettrica ed all’installazioni delle colonnine per la ricarica dei veicoli. Dopo un aspro dibattito non è passata l’idea di un premio per la rottamazione a favore dei motori tradizionali a basso tasso di inquinamento, la strada scelta dalla Francia. È stato un punto assai dibattito perché il partito della Merkel fino all’ultimo ha chiesto intervento che non si limitassero ai veicoli elettrici, il più costosi e finora, meno ambiti dai consumatori. Ma, sull’onda dei giganteschi investimenti avviati dai grandi dell’auto (30 miliardi la sola Volkswagen), la lobby elettrica ha avuto il sopravvento. I grandi di Germania intendono ribadire nell’elettrico il primato conquistato nei motori diesel. Si spiegano così i massicci investimenti in Cina, dove Volkswagen sta facendo incetta di aziende in difficoltà per la pandemia. Così come l’accoglienza riservata a Tesla che tra pochi mesi aprirà la fabbrica alla periferia di Berlino.

Non meno significativa la decisione di finanziare (7 miliardi) l’avvio di fabbriche per la produzione di idrogeno, la vera soluzione a lungo termine per l’alimentazione delle vetture, prima che i problemi di smaltimento delle batterie si traducano in un nuovo incubo ambientale. 

In sintesi, l’industria tedesca, di fronte alle nubi che da più in anni minacciano l’egemonia dell’auto, punta di diamante dell’economia, si sta ripensando alla luce di una leadership tecnologica sempre più forte. È una manovra costosa e non priva di rischi, vista la crisi della domanda globale. Ma la possibilità di finanziarsi a tassi molto bassi, anzi sottozero, rende possibile la sfida cui parteciperanno anche i “satelliti” italiani che accompagnano (vedi Brembo) da sempre le sorti del made in Germany. Fiat Chrysler, per ora, ringrazia: la buona salute dell’auro tedesca è una garanzia per tutto il settore. Purché si riesca a tenere il passo.           

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