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L’Abi chiede il salario variabile ai bancari e la Banca d’Italia lo stop ai megacompensi dei top

Mussari propone il salario variabile legato alla produttività e ai risultati di gestione della banca – Via Nazionale chiede di calmierare i compensi e le liquidazioni dei vertici – Il nuovo scandalo di Barclays: doppia buonuscita per il Ceo.

L’Abi chiede il salario variabile ai bancari e la Banca d’Italia lo stop ai megacompensi dei top

Tempi duri per chi lavora in banca. Dietro lo sportello il posto non è più sicuro come una volta ma soprattutto si guadagnerà meno. Le parole del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari e del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sono inequivocabili.
Dopo aver ricordato che la crisi si è aggravata e che questo impone un nuovo confronto tra banche e sindacati all’insegna della produttività e dopo aver ricordato che, a fronte di un’occupazione sostanzialmente invariata, gli esuberi delle banche gestiti dal Fondo di solidarietà sono pari a 35mila, cioè il 10% dell’intera popolazione bancaria, il presidente dell’Abi, nel corso dell’assemblea dell’associazione, ha avuto parole di apprezzamento per l’appello alla moderazione salariale lanciato dalla Banca d’Italia.

Ma ha anche aggiunto che il nuovo paradigma delle relazioni industriali in banca dovrà basarsi sul salario variabile. Un bancario cioè non riceverà più in futuro un salario fisso ma una retribuzione che cambia in ragione dell’andamento della banca e della sua produttività.

La scure riguarderà tutti i bancari e, per fortuna, anche i top manager, i cui compensi sono spesso al centro delle critiche e del rancore sociale in Italia e soprattutto all’estero, dove, nei giorni scorsi, il ceo di Barclays Bob Diamond si è dimesso percependo una liquidazione doppia a quella contrattuale (2 milioni di sterline) dopo aver rinunciato (bontà sua!) a un bonus di 20 milioni.

Visco è stato chiaro: “Il contenimento delle remunerazioni delle figure di vertice delle banche, secondo le disposizioni della Vigilanza della Banca d’Italia, non si è ancora diffuso tra i gruppi bancari quotati di medie dimensioni né ha riguardato tutte le figure apicali”. Per di più i compensi sono spesso fissi e prescindono dai risultati di gestione.

Inoltre, “esponenti con un ruolo non esecutivo, che spesso accumulano diversi incarichi all’interno dei gruppi, hanno percepito retribuzioni crescenti e allineati in media a quelle dei direttori generali. La Banca d’Italia – ha aggiunto il Governatore – si attende che le banche ridimensionino anche l’entità delle buonuscite: trattamenti troppo generosi pongono vincoli alla prudente gestione e al corretto funzionamento dei meccanismi di governance”.

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