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“La Terra brucia”: i cambiamenti climatici al MUSE di Trento

“La Terra brucia”: i cambiamenti climatici al MUSE di Trento

Lo scienziato del clima Michael E. Mann, fisico e climatologo che per primo ha pubblicato una precisa ricostruzione della temperatura media del pianeta nei secoli passati, sarà ospite al MUSE Museo delle Scienze di Trento, lunedì 18 giugno alle 21.00, dove partendo dal suo libro “La Terra brucia” parlerà con altri ospiti della negazione del cambiamento climatico nell’era Trump.

Alla conferenza partecipano Sara Ferrari, Assessora all’Università e ricerca, Michele Lanzinger direttore del MUSE e Claudio Della Volpe, chimico-fisico dell’Università di Trento. Dialogheranno con Mann anche il glaciologo del MUSE Christian Casarotto e Roberto Barbiero, climatologo dell’Osservatorio Trentino sul Clima. Modera l’incontro Gabriele Carletti, giornalista Rai.

“Nel mio lavoro – ha commentato Michael E. Mann – porto delle evidenze scientifiche del cambiamento climatico, espongo le ragioni per le quali noi dobbiamo occuparcene e gli effetti deleteri e assurdi dell’operare interessato di alcune figure pubbliche faziose, che tendono a confondere il pubblico, attaccando la scienza e gli scienziati e negando l’esistenza stessa del problema. Nonostante la portata del cambiamento che stiamo vivendo, particolarmente grave nell’era di Trump, io sono cautamente ottimista. Credo infatti che, nonostante tutto, prevarremo nella più grande battaglia che la civiltà umana ha mai combattuto, ossia quella per evitare gli impatti di un cambiamento climatico irreversibile”.

L’incontro sarà occasione per parlare nuovamente degli impressionanti dati pubblicati da Mann sulle temperature degli ultimi 1000 anni, che hanno destato scalpore e dato origine a critiche feroci negli Stati Uniti. A causa del suo lavoro di ricerca infatti, Michael E. Mann ha subito numerosi attacchi personali dai sostenitori del negazionismo del cambiamento climatico, particolarmente numerosi e in crescita da quando negli Stati Uniti si è insediata l’amministrazione Trump. I dati sono però stati raccolti grazie a un originale metodo statistico e utilizzando diversi indicatori, quali lo spessore degli anelli degli alberi, i gradienti termici del sottosuolo e la composizione isotopica e quindi elaborati in un grafico, pubblicato su Geographical Research Letters nel 1999, che ha stupito gli stessi scienziati.

Fino al 1850, infatti, la curva della temperatura era praticamente piatta per poi mostrare un velocissimo incremento nel XX secolo in corrispondenza del periodo in cui si sono iniziati a usare carbone, gas e petrolio. La curva del grafico dava l’idea di una mazza da hockey. Per Mann, la “mazza da hockey” (hockey stick) costituisce la base di dati essenziale per analizzare e modellare le cause del fenomeno “riscaldamento globale”. Dal lavoro di analisi e modellazione successivo si è stabilito che le cause – con una probabilità del 95% – sono antropogeniche. Dunque, la hockey stick è diventato il simbolo della responsabilità umana nei confronti del riscaldamento globale.

Michael E. Mann (nato il 28 dicembre 1965 ad Amherst) è un climatologo e geofisico americano, professore di Meteorologia e attualmente direttore dell’Earth Systems Science Center presso la Pennsylvania State University. Attraverso l’uso di modelli teorici e dei dati storici osservati, le sue ricerche hanno contribuito alla comprensione scientifica del cambiamento climatico e delle cause che lo determinano.

È stato uno degli otto autori principali del capitolo “Observed Climate Variability and Change” del terzo rapporto di valutazione scientifica Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicato nel 2001. L’IPCC ha riconosciuto che il suo lavoro, insieme a quello di molti altri autori principali e redattori di revisioni, ha contribuito all’aggiudicazione del Premio Nobel per la Pace 2007, che è stato vinto congiuntamente dall’IPCC e da Al Gore.

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