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La ricetta di Martina Caruso: bottoni di melanzane, brodo di nepitella foglie di cappero

C’è l’essenza della Sicilia in questo piatto povero proposto da Martina Caruso enfant prodige della cucina italiana, la più giovane chef stellata d’Italia, innamorata della sua Salina. Il suo ristorante Il Signum è un tempio evocativo di antichi sapori attualizzati con grande tecnica e tocco femminile.

La ricetta di Martina Caruso:  bottoni di melanzane, brodo di nepitella foglie di cappero

Melanzane, un classico della cucina siciliana, Capperi di Salina, presidio Slow Food, ancora oggi raccolti e lavorati manualmente, e la Nepitella, detta Nipitedda usata nell’isola principalmente per aromatizzare e insaporire le olive verdi in salamoia, ma anche per dare aroma a piatti di carne, pesce, funghi e in particolare i carciofi, sono i tre elementi distintivi autoctoni su cui si basa la ricetta di Martina Caruso, Chef una stella Michelin del ristorante Signum di Salina

Ingredienti

Per la pasta fresca:

500 gr. semola di grano duro

250 g acqua

Ripieno per il Raviolo:

due melanzane Viola

30 g di parmigiano

Brodo di Nepitella:

un ciuffo di nepitella selvatica

acqua

Pomodorini confit:

500 grammi pomodorino siccagno

aglio

due foglie di alloro

zucchero di canna

buccia di limone

sale

olio extravergine

foglie di capperi di Salina sotto sale

capperi di Salina sott’olio

Procedimento

Pulire e sbucciare le melanzane viola. Bollire in acqua salata per 10 minuti e scolare bene. In una ciotola condire le melanzane frullate  e il parmigiano con un filo d’olio.

impastare la farina con acqua formare i ravioli e riempirli con il condimento.

Fare un brodo di nipitella.

In forno caldo a 100 ° C per un’ora e trenta circa mettere in una teglia i pomodorini siccagno, l’aglio, l’alloro, lo zucchero di canna, la buccia di limone

Dissalare le foglie di capperi e sbollentarle leggermente.

Cuocere i ravioli e servire con il brodo di nepitella i pomodorini i capperi e le foglie di cappero.

Finire con delle foglie di nepitella selvatica e un filo d’olio

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