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La longevità della vita è la più grande rivoluzione degli ultimi due secoli: un libro di Riccardo Chiaberge ci racconta il miracolo

Intervista a Riccardo Chiaberge, giornalista e scrittore, autore del nuovo libro “La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra” dove si racconta chi sono i protagonisti della più grande rivoluzione degli ultimi due secoli, quella appunto che ci ha allungato la vita

La longevità della vita è la più grande rivoluzione degli ultimi due secoli: un libro di Riccardo Chiaberge ci racconta il miracolo

Chi nostalgicamente e un po’ qualunquisticamente ripete, di fronte alle difficoltà del presente, che “si stava meglio quando si stava peggio” dovrebbe leggere “La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra”, il bellissimo libro, edito da Neri Pozza, e scritto da Riccardo Chiaberge, giornalista e scrittore, già responsabile delle pagine culturali del Corriere della sera e poi del Domenicale del Sole 24 Ore. Se lo facesse, cambierebbe probabilmente idea perché “l’allungamento della vita umana è stata la vera, grande rivoluzione degli ultimi due secoli”. Nel 1863 la speranza di vita in Italia era di 49 anni, oggi supera gli 82 anni. Certo, bisogna vedere come si vive, ma allungarsi la vita non è esattamente il peggio che ci poteva capitare e il crollo della mortalità infantile è il segno di un progresso indiscusso. Ma come e perché è avvenuto questo miracolo e chi sono i suoi artefici? E’ quanto ci racconta Chiaberge che, in un libro pieno di dati ma anche di sagge riflessioni che gli sono costate due anni di ricerche e di studio, esplora la rivoluzione della longevità che, nel giro di appena un secolo, ha raddoppiato la nostra aspettativa di vita. Ecco come Chiaberge la racconta, in questa intervista a FIRSTonline, nella quale, per una volta, sarà perdonato l’uso confidenziale del “tu” a due giornalisti che si conoscono, ahimè, da cinquant’anni e che hanno lavorato insieme al Sole.

Quando hai deciso di scrivere questo libro sulla longevità e perché?

“L’idea mi è venuta durante il secondo lockdown, nella primavera del 2021, quando a tanti sembrava di essere precipitati nel medioevo della peste nera: c’era un clima di depressione, di panico, di isteria per i vaccini, di sfiducia nella scienza e nel progresso, e troppi si affidavano a guaritori e ciarlatani. Volevo scrivere qualcosa su questi temi, ma mi venivano in mente solo titoli negativi o catastrofisti. Finché un giorno il mio agente e amico Marco Vigevani mi ha girato il link di un articolo del magazine del New York Times proprio sul tema dell’allungamento della vita umana. quell’articolo mi fece scoprire il lato positivo di quanto stava accadendo, il bicchiere mezzo pieno: il Covid era una brutta bestia, ma in passato le cose andavano molto peggio. oggi tra pandemie, guerre, e cambiamento climatico è difficile essere ottimisti per il futuro. 

Ma questo libro propone un ottimismo retrospettivo: racconta i progressi che abbiamo fatto come specie, e tenta di demolire il mito del buon tempo antico”.

Nel tuo libro racconti che sono molti gli eroi della longevità ma quali sono i 5 più importanti e perché?

“I personaggi sono tanti e ognuno ha dato il suo contributo a questa grande rivoluzione. Se dovessi indicare i più importanti, forse metterei al primo posto John Snow il medico-detective inglese che scoprì la causa del colera a Londra e aprì la strada alla costruzione delle fognature e degli acquedotti moderni nelle grandi città. Accanto a lui un altro inglese, Alexander Cumming, l’orologiaio che inventò un oggetto umile, di cui ci vergogniamo a parlare, ma che ha avuto un ruolo fondamentale nell’igiene e nella prevenzione delle malattie: il wc. Al terzo posto metterei Giovanni Battista Grassi, il biologo italiano che per primo individua il meccanismo di trasmissione della malaria, che nel nostro paese è stata per secoli una piaga terribile, responsabile di milioni di morti. Poi ricorderei lady Mary Montagu, la nobildonna inglese che al seguito del marito ambasciatore a Costantinopoli, Vide le donne turche praticare l’innesto del vaiolo per bloccare la malattia e ne intuì le potenzialità, precorrendo i vaccini. Infine, per restare in tema, citerei Larry Brilliant, medico fricchettone californiano che insieme al suo guru sconfisse il vaiolo in India e di conseguenza contribuì a cancellare dalla faccia della terra il serial killer più spietato della storia”.

Giustamente scrivi che “l’allungamento della vita umana è stata la vera, grande rivoluzione degli ultimi due secoli”, ma come si spiega? Qual è stato il motore scatenante?

Riccardo Chiaberge

“Si spiega con lo sviluppo delle economie di mercato, con la libera ricerca scientifica, ma anche con sistemi politici liberaldemocratici che garantivano i diritti civili e, con il contributo determinante dei movimenti sindacali e socialisti riformisti, hanno fatto progredire i diritti sociali. È stato un concorso di fattori storici e culturali che ha consentito ai personaggi che racconto in questo libro di realizzare e portare avanti i loro progetti innovativi”.

Spiegare ed esaltare la longevità sembra un modo per contrastare la nostalgica e qualunquistica convinzione, purtroppo molto diffusa, che “si stava meglio quando si stava peggio”: il tuo libro è un atto di fiducia e di speranza nella scienza e nel progresso?

“Il mio libro vuole essere una risposta agli apocalittici di ogni colore: dagli ecologisti radicali che vedono nello sviluppo economico la fonte di tutti i mali del pianeta ai tradizionalisti di destra che si oppongono alla transizione energetica, alla carne coltivata o alla farina di insetti in nome dell’italianità e del cibo genuino. Quando vedo la pubblicità dei mulini bianchi o di certe marche di cibi biologici che esaltano i tempi in cui “cantavano le rane” non riesco a non irritarmi pensando che quando cantavano le rane ronzavano le zanzare anofele che facevano strage nelle campagne, e bambini e giovani morivano di malaria, di tifo o di tubercolosi.

Perché allora passiamo il nostro tempo a lagnarci? Anche i media contribuiscono a questa narrazione nostalgica e vittimistica, dando spazio soltanto alle cattive notizie e relegando in trafiletti invisibili quelle buone. Il problema è che il progresso è per lo più silenzioso, lento e impercettibile, mentre il regresso fa rumore e avviene tutto in una volta: a differenza di un tempo, ogni disastro viene istantaneamente amplificato sulle tv e sui social di tutto il mondo. E poi c’è il fatto che in Occidente siamo liberi di lamentarci, mentre nei paesi che avrebbero ragioni ben più serie per essere pessimisti se ti lamenti fai la fine di Navalny o delle donne iraniane. Io non credo come il Pangloss di Voltaire che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma nemmeno nel peggiore. E mi preoccupa questa tendenza diffusa all’auto flagellazione e all’odio di sé, per cui sembra sempre che siano gli altri ad avere ragione e l’Europa, la Nato, gli Stati Uniti siano una specie di asse del male”.

Nelle conclusioni del tuo libro, scrivi che “quella che oggi si sta cercando di realizzare è una rivoluzione consapevole e volontaria” per una longevità serena: dove pensi che si arriverà?

“Non ho la sfera di cristallo e neppure la competenza per rispondere, ma credo con Rita Levi Montalcini che sia più importante aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita. La longevità non è una gara a raggiungere record sempre più ambiziosi, tipo 120 anni. Quello che conta non è il numero degli anni, ma il tempo di vita trascorso in salute fisica e mentale”.

Nei tuoi libri la scienza e le tecnologie hanno quasi sempre un ruolo di spicco: sarà così anche per il tuo futuro libro?

“Non so se e quando ci sarà un altro libro. Per ora ho appena consegnato all’editore Garzanti la nuova edizione del mio “Wireless” sulla vita di Guglielmo Marconi, di cui quest’anno ricorre il 150º anniversario della nascita. Per l’occasione ho aggiunto un capitolo nuovo con documenti assolutamente inediti sui suoi rapporti con il fascismo”.

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