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La giornata più lunga del Monte Paschi, fra polemiche e strumentalizzazioni politiche

Alla fine l’ok alla delega per l’aumento di capitale, ma dopo ore e ore di interventi, polemiche (e perfino il furto del tablet di un piccolo azionista) – Botta e risposta fra Profumo e Grillo – Guzzetti: “Lo statuto è illegittimo: non rispetta la legge Ciampi” – Mancini: “Non escludiamo eventuali azioni di responsabilità” – Le strumentalizzazioni politiche

La giornata più lunga del Monte Paschi, fra polemiche e strumentalizzazioni politiche

Nella baruffa senese ci va di mezzo anche il tablet. ”Presidente, sono stato derubato del mio tablet”, ha denunciato lo sfortunato piccolo azionista Romolo Semplici accorso all’infuocata assemblea straordinaria del Monte dei Paschi convocata per i Monti bond ma travolta dal caso Alexandria. “E’ uno scandalo che accada proprio qui e la dice lunga su questa banca”. Immediata la risposta di Profumo: “Mi spiace, ma questa non è colpa della banca ma dei suoi soci”.

Se la vicenda del Monte non fosse grottesca l’episodio potrebbe far sorridere. Ma non è così. La situazione della terza banca del Paese lascia sgomenti: derivati nascosti, acquisizioni monstre (Antonveneta), operazioni così complesse da dover richiedere mesi per essere dipanate. E poi ci sono i risparmiatori. “Molti dipendenti raccontano che negli ultimissimi anni hanno convertito almeno parte del Tfr e dei premi di produttività in azioni Mps, su proposta della stessa Banca. Io stesso l’ho fatto”, ha raccontato Bruno Valentini, sindaco Pd di Monteriggioni, che da dipendente ed azionista della banca si sente doppiamente truffato. A seguito del crollo del titolo Mps alcuni di loro hanno perso fino all’80% del valore del proprio Tfr.

Oggi a Siena sono accorsi in forze, guidati dalla fronda più combattiva di Beppe Grillo, Movimento 5 stelle, e di Oscar Boldrin, economista esponente della lista Fermare il declino. Ma ad attendere i soci anche un presidio della Lega Nord e uno delle forze che sostengono la lista Rivoluzione Civile di Ingroia e cori e volantini contro la dirigenza del Monte ma anche contro l’ex sindaco di Siena e candidato del centrosinistra alle prossime elezioni amministrative Franco Ceccuzzi. L’assise è iniziata alle 9 circa con 34 interventi prenotati e a metà pomeriggio ha dato l’ok, con il sostegno della Fondazione Mps (“la scelta del voto a favore è obbligata, per evitare esiti problematici”), alla delega per l’aumento di capitale da 4,5 miliardi per consentire l’emissione del prestito Monti bond da 3,9 miliardi, più 2 miliardi di interessi qualora il bond pubblico non fosse rimborsato fino al 2018. Il management ha chiarito che farà di tutto per aumentare la redditività e quindi riuscire a rimborsare l’emissione, in arrivo a febbraio, entro cinque anni.

In sala era presente il 52,7% del capitale. Per quanto riguarda la composizione dell’azionariato non risultano cambiamenti tra i grandi soci della banca, ad eccezione di Axa che detiene un 3,2% rispetto al 2,5% che emerge dal sito della Consob. La Fondazione Mps possiede il 34,9%, la famiglia Aleotti il 4% (Finamonte Srl), Unicoop Firenze il 2,7% e JpMorgan il 2,5 per cento. In Borsa il titolo dopo il crollo dei giorni scorsi ha innescato un forte rimbalzo: +10% a 0,257 euro per azione con oltre 900 milioni di azioni scambiate, pari a quasi l’8% del capitale.

Rocca Salimbeni è diventata un’arena politica. Lo stesso Monti ha gettato benzina sul fuoco sottolinenado che “il Pd c’entra in questa vicenda” perché “ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica” di Siena. “Io – ha però aggiunto il leader di Scelta Civica – non sono qui per attaccare Bersani, ma il fenomeno storico della commistione fra banca e politica che va ulteriormente sradicato” perché è una “brutta bestia”. La replica di Bersani: “Trova un difetto al Pd tutti i giorni, mentre per un anno non ne ho mai sentiti…”. E per il Financial Times la gravità della situazione è stata sottolineata anche dall’ l’insolita discesa nell’arena finanziaria del presidente Giorgio Napolitano.

Come da aspettative, non è mancato il botta e risposta tra Grillo e Profumo. Il leader del movimento a 5 stelle parlando ai soci ha lanciato l’allarme di “un buco nei conti di 14 miliardi di euro, bisogna subito aprire un’inchiesta”. Dichiarazione che ha fatto subito intervenire il presidente Profumo che ha chiesto: ”Mi dica da dove viene questa indicazione? Qui non c’è nessun buco”. Per Grillo la situazione del Monte è peggio della Parmalat e di Tangentopoli.

La ricetta dell’economista Boldrin porta alla nazionalizzazione: “Il Montepaschi – dice – va prima nazionalizzato e risanato e poi venduto a un soggetto straniero in modo da aumentare la concorrenza sul mercato bancario del Paese”. Da evitare di procedere con “qualche fusione”. Anche per Boldrin la crisi del Monte “è la più grave tra quelle esistenti, è la punta dell’iceberg”. E tra i piccoli azionisti c’è già chi sogna un “palio straordinario per Maometto”. “Io sarei contento che venisse a Siena un emiro” cui magari dedicare “un palio straordinario per Maometto”, ha detto Giampiero Maccari, socio ed ex dipendente di Banca Monte dei Paschi intervenendo invocando nuovi soci per la banca.

Infine, Boldrin mira dritto alla Fondazione di controllo: Mps è il simbolo di un ”sistema bancario italiano ben lungi dall’essere concorrenziale e di mercato. È controllato senza trasparenza: è in mano alla Fondazione che ha una governance non trasparente e a sua volta è controllata dai partiti e dalle amministrazioni locali. Siamo in una situazione anomala di stampo né privato né pubblico. Insomma, un sistema strano”.

Ed è ormai un tutti contro tutti. Cerca di smarcarsi dalle accuse alla Fondazione Mps, che chiamano in causa l’annosa polemica sul controllo del sistema bancario da parte delle fondazioni, il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti. “Lo statuto della fondazione Mps è illegittimo perché non rispetta la legge Ciampi – ha detto Guzzetti a un evento di Compagnia Sanpaolo rimarcando il fatto che la fondazione abbia mantenuto fino all’ultimo il controllo della banca. In altre parole, lo statuto di Mps “non ha rispettato il principio che la parte pubblica non debba avere la maggioranza”: nell’ente senese, invece, di 15 membri, 13 sono di nomina pubblica e due di direzione privata: uno è l’arcivescovo e uno è il rettore. Date queste premesse per Guzzetti “la gestione e le scelte di quella fondazione erano influenzate da questo rapporto che impediva di avere una condizione di equilibrio e di autonomia”.

Anche il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, ha preso parola nell’assemblea. Contestato a più riprese dai soci della banca ha ribattuto: “Non mi zittate, tanto il mio intervento lo leggo tutto, possiamo stare qui fino a domani, non chiedo approvazione ma solo un po’ di educazione, cosa che qui da stamane non c’è stata”. Nel suo intervento Mancini ha detto che la Fondazione Mps “è determinata ad intraprendere tutte le eventuali azioni, compresa quella di responsabilità che la legge le riserva a tutela degli interessi propri e di tutti gli azionisti”.

Per il momento si rimane in attesa che sia fatta piena chiarezza attraverso le analisi in corso. L’ad Viola ha riferito che l’analisi sulle operazioni derivati verrà chiusa nei primi dieci giorni di febbraio. I vertici hanno detto che al momento non è possibile fornire dati puntuali e aggiornati sui derivati e la banca sta lavorando all’esame dell’esposizione portafoglio titoli e derivati.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, da Davos non prevede alcuna “azione immediata” su Mps. Via Nazionale ha avviato un filone di indagine in collaborazione con la magistratura, attraverso accertamenti di carattere tecnico, molto complessi. Martedì prossimo Vittorio Grilli, ministro dell’Economia riferirà in audizione in Parlamento.

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