Condividi

La giornata di fuoco di Mps: dopo la bocciatura dell’Eba, via alla svolta storica

Dopo la bocciatura dell’Eba, la banca di Siena dà l’addio alla sua diversità: dopo la controversa operazione Antonveneta e gli ultimi esercizi in profondo rosso, l’assemblea di oggi dovrà approvare l’aumento di capitale da 1 miliardo di euro e rilevanti modifiche statutarie – Sindacati e piccoli azionisti insorgono ma la cura Profumo non ha alternative.

La giornata di fuoco di Mps: dopo la bocciatura dell’Eba, via alla svolta storica

Beppe Grillo stavolta a Siena non c’è. Ma, assicura lui stesso dal suo blog, “il Movimento 5 Stelle sarà presente. Io mi troverò in viaggio per la Sicilia e non potrò quindi partecipare, ma non mancherò alla prossima assemblea. Il MPS è un mistero (?) gioioso. La crisi di una banca tra le più solide del mondo con mezzo millennio di vita nessuno. Dopo 5 anni, nessuno ha ancora spiegato le ragioni dell’acquisto della banca Antonveneta per dieci miliardi quando ne valeva tre. Qualcuno ha fatto la cresta? Ci sono delle indagini in corso? Dei responsabili?”.

Poco male. In assenza di Grillo gli ingredienti per una giornata calda ci sono tutti, a partire dai cartelli dei lavoratori-azionisti esposti all’ingresso dell’assemblea che dovrà approvare l’aumento di capitale da 1 miliardo con esclusione del diritto di opzione per i vecchi azionisti da realizzare entro i prossimi cinque anni e una serie di modifiche statutarie che tolgono, tra l’altro, poteri all’assemblea a vantaggio del consiglio di amministrazione: ‘Trattativa e accordo – No esternalizzazioni’; ‘Mortificare i lavoratori a chi giova?’ sono le domande che accolgono i soci in vista di un incontro dall’esito scontato, ma non per questo meno significativo.

Oggi la banca più antica del mondo dà l’addio alla sua diversità. Tra molti rimpianti e mal di pancia ma con la consapevolezza che il Monte Paschi, che non ha superato il test dell’Eba assieme alla non eccelsa compagnia delle cipriote Cyprus Popular e Bank of Cyprus, e la slovena Nova Kreditna Banka, deve cambiare rotta. Lo impongono, innanzitutto, i numeri: dopo un esercizio 2011 in profondo rosso (4,6 miliardi, soprattutto per effetto delle svalutazioni) e una semestrale 2012 negativa per 1,6 miliardi (altre minusvalenze sugli avviamenti) urge un rapido ritorno al profitto, come prevede il piano industriale, che punta a una redditività del 7% nel 2015. Ma per ottenere questo obiettivo occorre intervenire con il machete sul contratto integrativo (disdettato dal 1° novembre) e procedere ad una radicale riorganizzazione del back office, puntando a tagliare i costi grazie all’esternalizzazione dei servizi: in tutto 4.600 dipendenti in meno per un risparmio di 600 milioni. Una prospettiva che in quel di Siena viene rifiutata di pancia ancor prima che di testa.

Ma non sono solo i sindacati ad insorgere contro la prospettiva di una radicale trasformazione del Monte sotto la regia del presidente Alessandro Profumo e dell’ad Fabrizio Viola. Alla vigilia dell’assemblea, in un appello alla Fondazione Mps (oggi al 34,9% del capitale) promosso da vari esponenti di associazioni e istituzioni senesi di diversi orientamenti politici (a cui si è unito il senatore Elio Lannutti, ex Idv, fiero oppositore di Alessandro Profumo) si è chiesto invano al primo azionista della banca di far rinviare rinvio l’appuntamento in modo da spiegare in anticipo i motivi che hanno portato i suoi organi, la Deputazione amministratrice, a preannunciare un voto favorevole sui punti all’ordine del giorno dell’assemblea. Nell’appello, inoltre, si legge che dopo la pronuncia definitiva dell’Eba nei confronti della patrimonializzazione della banca, “non c’è nessuna fretta per dare una delega in bianco al cda” per l’aumento di capitale. Sulle modifiche allo statuto di Banca Mps si è pronunciata in modo critico anche l’associazione dei piccoli azionisti Azione Mps, aderente al Conapa, che è presente in assemblea.

Insomma, non è affatto escluso che si tiri fino a tardi stasera, dalle parti della Torre del Mangia. Ed è sicuro che si tratterà comunque della giornata che Gabriello Mancini e gli altri membri della Deputazione del Monte Paschi non avrebbero mai voluto vivere. Ma che sarebbe assurdo ascrivere alle responsabilità od alle scelte dell’attuale gruppo dirigente, unica carte per la sopravvivenza dell’istituto. La premessa per la ripresa sono infatti quei 3,4 miliardi di Tremonti bond che il governo si è impegnato a sottoscrivere entro la fine dell’anno. Grazie a questi fondo Siena chiuderà i vecchi Tremonti-bond (1,9 miliardi) e potrà colmare quel deficit di capitale (1,441 miliardi) che l’Eba, l’Autorità bancaria europea, ha sancito con il test.  Potrebbe trattarsi di un appoggio non temporaneo: Il nuovo statuto che verrà approvato oggi, infatti, prevede che l’aumento di capitale possa essere riservato anche ad “enti pubblici”. Potrebbe trattarsi di un intervento strategico: la presenza del Tesoro favorirà senz’altro il compito di Alessandro Profumo, alla ricerca di partner internazionali che possano garantire un “salto nel futuro” ad  una banca dai troppi sportelli e con un magazzino titoli di Stato così squilibrato da far dire al neo presidente “un buon padre di famiglia non si sarebbe comportato così”.

C’è da domandarsi fino a che punto la Deputazione e gli stakeholders, per tradizione così rilevanti in terra senese, abbiano capito la lezione. Oggi non è in discussione lo “scippo” di 500 anni di storia: quello è già avvenuto nel recente passato, in virtù della scellerata operazione Antonveneta e delle tappe successive che hanno portato da un lato al depauperamento del patrimonio della Fondazione, dall’altro all’acquiescenza dei vertici dell’istituto alle richieste in arrivo nel recente passato dal ministero dell’Economia (il pieno di Btp a qualsiasi costo e in spregio a qualsiasi diversificazione del rischio ha una matrice politica). Ed è lì che la storia (ma anche la magistratura) dovrà interrogarsi.

Per il resto, al di là degli inevitabili rimpianti da una terra “viziata” dalla sua banca, oggi prende il via una nuova storia della banca fondata prima della scoperta dell’America.

Commenta