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La fortuna conta anche in finanza: 3 consigli per la gestione dei rischi

Un report di Carmignac sostiene che il ruolo della fortuna è sottovalutato nelle performance degli investimenti finanziari e che per limitare i rischi conviene muovesi così

La fortuna conta anche in finanza: 3 consigli per la gestione dei rischi

Normalmente la fortuna ha una reputazione negativa, e in effetti non è un’amica molto affidabile. Bisogna tuttavia tenere presente che quasi sempre anche i successi più importanti richiedono almeno una componente di fortuna. Il successo straordinario di Sergei Brin e di Larry Page a capo di Google viene giustamente considerato il frutto della loro genialità lungimirante. È tuttavia necessario rammentare che, dopo averla fondata, cercarono di vendere la propria società per un milione di dollari, tuttavia senza successo, poiché non riuscivano a trovare un acquirente. Il ruolo della fortuna è probabilmente il criterio più sottovalutato in termini di performance degli investimenti (tranne nel caso in cui ci si appella alla sfortuna per non ammettere i propri errori). Questa osservazione si traduce in tre consigli fondamentali per la gestione dei rischi.

Giudicare la performance soltanto sul lungo periodo

Su un periodo di alcuni mesi, anche di alcuni anni, la fortuna può facilmente mascherare la realtà, trasformando l’investitore più irresponsabile in un eroe della gestione. Sul lungo periodo, invece, la buona e la cattiva sorte finiscono per controbilanciarsi, e ciò che resta è effettivamente il frutto della qualità dell’analisi. I migliori gestori possono attraversare anni negativi, mentre i peggiori possono attraversare anni molto positivi; ma è sul lungo periodo che emerge la verità. Può accadere che un giocatore di scacchi di media capacità riesca a battere il campione del mondo in una o due partite, grazie a errori di distrazione. Tuttavia, non c’è mediamente alcuna possibilità di batterlo su venti partite.

Focalizzarsi sulla fondatezza del ragionamento, non accontentandosi dei primi segnali di conferma

Approfondire argomenti è ciò che consente di elaborare convinzioni solide. Sono proprio queste convinzioni a permettere di mantenere un posizionamento in controtendenza rispetto al consensus di mercato abbastanza a lungo e fino a quando questa view si rivela corretta, e di conseguenza il mercato si adegua. Nel mese di ottobre 2015, l’indice azionario globale del MSCI aveva registrato un rimbalzo dopo la correzione subìta durante l’estate, innescata da dati economici negativi provenienti dagli Stati Uniti, deprezzamento della valuta cinese – che si combinava con il rallentamento della sua economia – e il primo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed dal 2008. Tuttavia, nonostante la ripresa dell’indice, un outlook negativo sull’azionario sarebbe stato totalmente giustificato, a causa del peggioramento dell’economia cinese, delle ricadute negative della politica monetaria statunitense sulla crescita e del crollo delle quotazioni del petrolio. Sulla base della fondatezza di questa view, fu necessario quindi mostrare coraggio nel mantenere una strategia coerente. Alla fine, agli investitori azionari fu data ragione e l’indice globale cambiò il suo corso. Aveva subìto una flessione del 15% tra novembre 2015 e febbraio 2016, ovvero quando la Cina aveva annunciato, come nel 2009, un nuovo programma di stimoli, finalizzato a stabilizzare l’economia. Ciò che spesso viene considerato come “coraggio” nell’ambito della gestione dei rischi non è sostanzialmente nient’altro che la priorità attribuita a convinzioni ben fondate, che consente di resistere pazientemente alla pressione, diffidando di strategie basate su certezza e casualità.

Diffidare nel modo più assoluto dell’eccessiva fiducia

Focalizzarsi sulla riuscita nel breve periodo, piuttosto che sulla fondatezza dell’analisi, incoraggia a perseguire la propria strategia, a estrapolare “ciò che ha funzionato”, a credere alle proprie sensazioni, fidandosi quindi sempre più della propria intuizione. Sono innumerevoli gli investitori che dopo aver cavalcato le bolle speculative si sono ritrovati letteralmente rovinati nel momento in cui queste ultime sono scoppiate. Analogamente, gli investitori che sono riusciti a evitare pesanti perdite durante il crollo dei mercati alla fine del 2008, poiché da anni erano convinti che il mondo occidentale fosse destinato a crollare sotto il peso del debito eccessivo, sono stati “fortunati”. Tuttavia è altamente probabile che questa performance possa avere compromesso la capacità di tornare a esporsi verso i mercati azionari a partire dal mese di marzo 2009 e di beneficiare del rimbalzo del 70% registrato da questi mercati durante il resto dell’anno.

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