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La Fed taglia i tassi ma si spacca e Trump tuona

La Fed taglia di un quarto di punto i tassi di interesse ma Trump voleva di più e si scaglia contro Powell – Giappone in stand-by – A Piazza Affari riflettori accesi su Mediobanca

La Fed taglia i tassi ma si spacca e Trump tuona

La Federal Reserve ha ridotto, come previsto, i tassi di un quarto di punto. Ma dal vertice della banca centrale emerge un’incertezza di fondo sulle prossime mosse. Tre membri del board hanno votato contro la decisione di Jay Powell: Eric Rosengren ed Esther George si sono pronunciati contro il ribasso, James Bullard ha chiesto al contrario un taglio di mezzo punto, comunque meno di quanto sollecitato da Donald Trump che ha twittato rabbioso contro “una Fed senza visione, guidata da un pessimo comunicatore”. E adesso? Sulle prossime mosse regna una certa incertezza. Probabile, ma tutt’altro che certo un nuovo taglio entro l’anno, per cui si schierano sette membri (sui 17 del board allargato). Per il 2020 metà dei banchieri scommette su un altro taglio, altrettanti, però, prevedono una scelta opposta.

TRE SU DIECI CONTRO POWELL, INCERTEZZA SUL 2020

L’andamento di Wall Street ha riflesso i dubbi della banca centrale: gli indici prima sono scesi, in vista di un 2020 dalle condizioni più rigide. Poi si sono ripresi dopo le dichiarazioni di Powell, che ha ribadito che la Fed procederà guardando alla congiuntura. Ma a rincuorare i mercati sono stati soprattutto i nuovi acquisti sui Repo, indice della volontà di mettere uno stop al drenaggio della liquidità. In sintesi, una Fed un po’ più “falco” del previsto ma non troppo per evitare la collisione con la Casa Bianca. “Una scelta che non serve a nessuno – commenta sul Sole 24 Ore Donato Masciandaro – salvo che alla stessa Fed per galleggiare facendo finta di essere indipendente sia dal presidente Trump che da Wall Street”. Un’analisi severa che può valere per gli altri banchieri centrali, alle prese con una novità sgradita: la politica monetaria, stressata in questi anni, è sempre meno efficace:

LA BOJ NON ESCLUDE NUOVI INTERVENTI

La conferma arriva dal vertice della Bank of Japan che si è chiuso poche ore fa. La BoJ ha diffuso una nota di aggiornamento sulle linee guida di politica monetaria. Dal punto di vista operativo non cambia nulla, ma nel comunicato c’è un accenno ad un possibile peggioramento del quadro macro. La Banca del Giappone ha avvertito che in ottobre potrebbe prendere altri provvedimenti per rilanciare la crescita.

ANCHE BERNA ALLE PRESE CON I TASSI SUPER LEGGERI

Oggi, invece, sarà la Svizzera a dover decidere se tagliare ulteriormente il costo del denaro, già il meno caro del mondo per evitare gli effetti della corsa al franco.

Non si muoverà invece la Bank of England, strizzata dall’effetto Brexit. I dati in arrivo dall’economia (disoccupazione al 3,8%, salari in ascesa del 4%) al contrario, renderebbero consigliabile una ministretta.

L’indice Nikkei di Tokyo ha frenato dopo il comunicato: nel finale di seduta guadagna lo 0,4%, contro il +1% di stanotte. Lo yen si rafforza a 107,8 su dollaro.

La Borsa di Hong Kong perde l’1%, quelle della Cina sono sulla parità.
Lo yuan si indebolisce a 7,10.

POCO MOSSA WALL STREET. FRENANO FEDEX E NETFLIX

Poco mossi i listini Usa che avevano già ampliamente scontato la mossa della Fed. A Wall Street il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,13%, in pratica invariato l’S&P 500 +0,03%, il Nasdaq ha perso lo 0,1%.

Microsoft +0,82%. Il colosso distribuirà un dividendo trimestrale di 0,51 dollari (+10,9%). Il gruppo ha anche messo in cantiere un buyback di 40 miliardi di dollari.

Per la prima volta dal 2011 calano i sottoscrittori di Netflix.

Da segnalare anche il tonfo di FedEx (-14%) dopo aver abbassato le stime sui profitti, che potrebbero essere influenzati dalla guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti. JP Morgan ha abbassato il target price della società a 146 dollari da 168 dollari, giudizio neutrale confermato.

Anche sulle obbligazioni l’effetto Fed è stato modesto, un modesto aumento dei rendimenti del Treasury Note, il decennale generico degli Stati Uniti tratta stamattina a 1,79%.

Il petrolio Brent è poco mosso a 63,6 dollari il barile, ieri in chiusura -1,5%.

L’euro dollaro è sceso dello 0,4% a 1,103.

PIAZZA AFFARI RIMBALZA. AL TOP D’EUROPA. BTP ALLO 0,88%

Piazza Affari +0,67%, ad un passo da 22 mila punti ha chiuso in buon rialzo, uno dei migliori mercati in Europa, in attesa della decisione sui tassi della Fed e sui timori di nuove tensioni sul fronte internazionale.

Nel resto d’Europa: Francoforte +0,14%; Parigi +0,09%; Madrid +0,31%. Fuori dalla zona euro Londra -0,1%, Zurigo -0,09%.

Poco mosso il mercato dei Btp in attesa delle decisioni della Fed.

Il secondario italiano termina la seduta in salita, con gli occhi degli investitori puntati sul verdetto della Fed. La forbice tra i tassi Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è attestato a 139 punti base da 141. Il tasso del decennale è a 0,88% da 0,93%.

BANCARI IN RECUPERO SULLACIA DI MEDIOBANCA

Seduta all’insegna dei recuperi per i bancari in rialzo dopo la correzione della vigilia. Il tono di fondo resta tutto sommato positivo dopo la manovra espansiva della Bce. I migliori sono stati Bper Banca (+0,6%) e Ubi Banca (+0,45%). Unicredit in frazione rialzo (+0,18%). Ancora brillante tra i finanziari Nexi (+2,14%).

Le attenzioni si sono concentrate su Mediobanca (+0,71%) e Generali (+1,01%) dopo il blitz di Del Vecchio in piazzetta Cuccia: secondo l’opinione degli analisti il re degli occhiali non si fermerà al 6,94% nella merchant bank. Equita sottolinea che la mossa di Del Vecchio “aumenta l’appeal speculativo di Mediobanca che è supportato da fondamentali molto solidi, ma non vede, nel breve, aumentare le probabilità di corporate actions”.

HONG KONG PESA SUL LUSSO, NUBI USA PER PRYSMIAN

Sprofonda Moncler, che lascia sul terreno il 7% dopo che il Ceo ieri ha detto di essere cauto sulle previsioni 2019 a causa delle proteste a Hong Kong. Mediobanca Securities ha un target a 37 euro, mentre Equita vede un impatto negativo del 2% sull’utile 2019. Kepler Cheuvreux ha ridotto il prezzo obiettivo sul titolo da 44 a 41,5 euro, confermando la raccomandazione buy.

Altra nota dolente è stata Prysmian (-2,97%), che continua a patire gli effetti del taglio delle stime di Corning per il business dei cavi in fibra ottica. JP Morgan ha rivisto il giudizio sulla società a causa del deterioramento dei fondamentali del settore cavi per tlc, ma consiglia ‘overweight’ con target a 23,5 euro.

Comincia bene per Atlantia (+1,54%) il dopo Castellucci, nonostante le polemiche per i bonus attribuiti all’ad uscente. Entra nel vivo la partita sul futuro dell’Alitalia.

Bene le utility con in testa Enel (+2,04%) e A2A (+1,25%). Hera mette a segno un rialzo del 2,13%.

LEONARDO FRENATO DA RENZI. MEDIASET, S’ALLONTANA IL RECESSO

Sbanda invece Leonardo (-1,55%), cui non ha giovato l’intervento di Matteo Renzi che, in un’intervista, ha auspicato una fusione con Fincantieri. Secondo un trader, “l’operazione non piacerebbe al mercato, ma non vedo come Renzi possa avere voce in capitolo nel futuro del gruppo. Leonardo vede una fase di correzione, dopo il rialzo iniziato a fine agosto”.

Da segnalare anche i guadagni di Amplifon +3,08% ed il recupero di Juventus +2,32% prima dell’esordio positivo in Champions League.

Mediaset stabile, poco sotto il prezzo di recesso a 2,77 euro a tre giorni dalla scadenza fissata per aderire sabato prossimo. Più incerta la situazione della controllata Mediaset Espana, che nel progetto Media for Europe si fonderà con il Biscione sotto una holding europea. Il titolo quota 6 euro, ben lontano dal prezzo di recesso di 6,54 euro. Secondo Berenberg, in caso di successo dell’operazione, il Biscione intende staccare un dividendo di 100 milioni e avviare un buyback fino a 280 milioni.

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