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La Cina e il terremoto in Borsa: i 6 errori da evitare

BLOG ADVISE ONLY – Malgrado le incertezze seminate in questi giorni dalla Cina, dalla Fed, dalla Grecia e dalla forte volatilità dei mercati, prima di cambiare strategia di portafoglio bisogna guardare ai fatti, garantirsi un’adeguata diversificazione e avere molta pazienza – Ma il market timing perfetto è una chimera – Occhio al p/e e al dividend yield

La Cina e il terremoto in Borsa: i 6 errori da evitare

Lo Shanghai Composite Index ha più che eroso tutti i guadagni maturati da inizio anno, l’indice azionario europeo Euro Stoxx 50 è vicinissimo a farlo, mentre da gennaio l’S&P500 ha perso oltre l’8%, l’indice di volatilità VIX ha visto il più grande incremento in pochi giorni della sua storia e le commodities sono ai minimi degli ultimi 16 anni (con il prezzo del petrolio sotto i 40 dollari al barile per la prima volta dal 2007).

A far tremare i mercati sono principalmente le fumose prospettive economiche della Cina, che gettano ombre sulla crescita economica mondiale. Non giovano peraltro l’incertezza sulle future mosse della FED e la sempre traballante Grecia, alle prese con le dimissioni del premier Alexis Tsipras e le elezioni anticipate in settembre.

Normale che a molti risparmiatori venga la tremarella. Vale allora la pena inspirare profondamente e riflettere, evitando passi falsi. Ecco 6 errori da evitare assolutamente.

1) Ignorare i fatti

Non fatevi travolgere dalle chiacchere: guardate i fatti. Le obbligazioni governative dei Paesi considerati più sicuri (Stati Uniti, Giappone, Germania) hanno rendimenti storicamente bassissimi. Perciò, in media, gli operatori (in primis i fondi pensione dei Paesi Sviluppati, in cronico deficit dovuto a trend demografici ed economici secolari) guadagnano poco dagli investimenti a reddito fisso e hanno l’impellente necessità di investire in attivi auspicabilmente più redditizi. La spinta a investire in azioni è quindi forte. E le valutazioni delle azioni nel mondo non sono poi malaccio, bastano pochi numeri per rendersene conto:

  • il P/E di Grahm & Dodd dei Paesi Sviluppati (media aritmetica semplice di Europa, USA e Giappone) è oggi pari a 20, contro una media storica di 29 (più basso è il P/E, più sono convenienti le azioni a parità d’altre condizioni);
  • il rapporto Price/Book value del medesimo aggregato è 1,7, mentre la media storica è 2 (e più il Price/Book è basso, più si possono considerare convenienti le azioni);
  • il Dividend Yield è 2,7% all’anno, rispetto ad una media storica del 2%; in particolare, in Europa, il Dividend Yield è oggi pari a 3,9%, mentre il rendimento del Bund è pari a un asfittico 0,64% annuo – dunque abbiamo un ghiotto 3% di differenza tra dividendi e ritorni obbligazionari.

La volatilità implicita nei prezzi delle opzioni in questi giorni è arrivata al 40% negli USA (indice VIX), ma in Europa (indice VDAX) non ha superato il 24%. Tenete presente che durante la crisi Lehman, il VIX ha superato l’80%.

È stata una brutta settimana per le Borse, indubbiamente, ma nemmeno poi così straordinaria: utilizzando i dati dell’indice azionario USA Dow Jones raccolti dal 1899 a oggi, e ordinando le perdite dalla più grave in su, quelle degli ultimi 5 giorni sono al ventesimo posto.

Inoltre, le politiche monetarie restano accomodanti in larga parte del globo. In particolare, la Banca centrale cinese ha a disposizione un discreto arsenale per rispondere al crollo di Borsa e alla fuga dei fondi, rivitalizzando l’economia cinese. Che, comunque, giova ricordarlo, cresce tra il 5% e il 6% all’anno (tanto per mettere le cose in utile prospettiva, il gracile PIL italiano cresce, stando agli ultimi dati ISTAT, a un tasso tendenziale annuo dello 0,5%).

2) Dimenticare la natura dei mercati finanziari

Questo sell-off riguarda principalmente le azioni. E le azioni sono redditizie soprattutto nel lungo termine. Rammento che dal 1900 al 2014, secondo l’autorevolissimo Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2015 redatto da E. Dimson, P. Marsh e M. Staunton della London Business School:

  • le azioni hanno in media reso in termini reali (cioè al netto dell’effetto erosivo dell’inflazione) il 4,4% all’anno (5,5% dal 1965);
  • le obbligazioni a medio-lungo termine hanno reso invece l’1,6% reale all’anno (4,9% dal 1965).

E dal 1900 ad oggi è successo di tutto: guerre mondiali, rivoluzioni sociali e tecnologiche, pandemie, e via dicendo. Credo si possa dire che il campione è altamente significativo.

Non c’è nulla di anormale nella volatilità e nei bruschi cali degli indici di Borsa: questi sono i mercati finanziari, signori. Si tratta di un sistema complesso altamente imprevedibile e assai poco governabile (sfortunatamente, l’umanità non ha ancora trovato un sistema migliore per allocare i risparmi). Non è detto che questo sistema duri in eterno, anzi la storia umana insegna che è piuttosto improbabile, ma non sono certo alcune sedute di Borsa (molto) negative a decretarne la fine. Ci vuole ben altro.

3) Stravolgere la vostra strategia d’investimento

La Cina è giù dell’8% da inizio anno. Ma io spero che voi non abbiate investito tutti i vostri averi in azioni cinesi o dei Paesi Emergenti. Auspicabilmente, avete un portafoglio ben diversificato, definito in un momento di tranquillità in modo funzionale ai vostri obiettivi. Se avete un Portafoglio Premium o un Portafoglio Express, l’asset allocation da mesi si è fatta più difensiva. Ora, rispondete a questa domanda: il fatto che l’indice PMI cinese sia uscito più basso delle aspettative e che il VIX sia a 33% ha forse cambiato radicalmente i vostri obiettivi?

Quindi pensateci dieci volte prima di cambiare drasticamente la vostra strategia d’investimento. Buon senso, conoscenza di sé stessi, diversificazione di portafoglio e pazienza sono le armi migliori per superare questi momenti di forte incertezza.

4) Farsi sopraffare dalle notizie

I media vanno a nozze con cali di Borsa, volatilità e simili amenità. Le imprevedibili e spesso violente fluttuazioni di breve termine hanno il potere d’innervosirvi e distrarvi dai vostri obiettivi di lungo termine:tenetele a distanza. Perciò restate aggiornati, monitorate il portafoglio, ma non esagerate. Badate al segnale, cioè ai fatti e ai numeri sostanziali, non al rumore delle notizie che ronzano nell’aria come zanzare.

5) Seguire predicatori folli

Il mercato abbonda di variopinti soggetti che offrono consigli finanziari più o meno strampalati: attenzione, quando il mercato è più turbolento, siete più impauriti e quindi vulnerabili ai loro bislacchi richiami.

Nessuno sa cosa accadrà domani, o la settimana prossima, o il mese prossimo. Chi sostiene diversamente è un ciarlatano. Perché nessuno ha strategie di trading magiche che vincono sempre: molte di queste presunte eccezionali strategie d’investimento sono figlie del caso, altre si commentano da sole.

6) Fare finta che non sia successo nulla

Anche l’eccesso di compiacenza e di sicurezza è un errore. Verificate che il portafoglio abbia un’asset allocation ragionevole, che sia sufficientemente diversificato e abbia indicatori di rischio atteso accettabili per voi, in modo da evitare catastrofi, per quanto possibile. Fate le modifiche del caso al portafoglio, se necessario. Focalizzatevi su ciò che potete controllare, e non inseguite il market timing perfetto, che è una chimera.

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