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La Camera dà l’ok alla riforma della Pubblica Amministrazione

La riforma della Pubblica Amministrazione approvata in un’aula di Montecitorio mezza vuota: via libera con 253 voti favorevoli e 93 contrari – Addio al Corpo Forestale, stretta per i dirigenti pubblici – Ecco i principali punti della riforma

La Camera dà l’ok alla riforma della Pubblica Amministrazione

Arriva l’ok dalla Camera alla riforma della Pubblica Amministrazione. Il testo presentato dal Governo e approvato in prima lettura dal Senato ha ricevuto il via libera anche dall’aula di Montecitorio con 253 voti favorevoli e 93 contrari. La riforma porterà parecchie novità nella pubblica amministrazione cercando di introdurre delle valutazioni di merito all’interno delle PA. Le ultime novità introdotte nel testo arrivano da due emendamenti, uno del Movimento 5 Stelle e l’altro del Partito Democratico. Dal Movimento di Beppe Grillo arriva l’emendamento relativo allo stop a tutti quei dirigenti che sono stati condannati dalla Corte dei Conti per danno erariale. L’emendamento, presentato da Riccardo Nuti, prevede l’ipotesi di revoca dell’incarico anche in presenza di condanna anche non definitiva. Il secondo emendamento, quello presentato dal Pd e in particolare dall’onorevole Marco Meloni, approvato al fotofinish da Montecitorio riguarda la soppressione del requisito del voto minimo di laurea per la partecipazione ai concorsi per l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni.

Cosa cambia con la riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione?

Arriva la stretta sui dirigenti
Uno dei provvedimenti più importanti è quello relativo alla stretta sui dirigenti che potranno essere licenziati nei casi in cui saranno valutati negativamente. Tuttavia, il manager della PA può richiedere di essere demansionato per evitare il licenziamento. Inoltre, la nuova riforma elimina gli incarichi a vita. Ci saranno tre tipologie di dirigenti: statali, regionali e degli enti locali. L’accesso ai tre ruoli della dirigenza pubblica sarà consentito per corso-concorso o per concorso, con il possesso di un titolo di studio non inferiore alla laurea magistrale. Inoltre, gli incarichi dei dirigenti avranno durata quadriennale, con possibilità di rinnovo per ulteriori due anni senza procedura pubblica purché motivata e a fronte di una valutazione positiva. Sul fronte del licenziamenti la riforma prevede che quando scatta un’azione disciplinare non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, la pratica dovrà essere portata a termine senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull’articolo 18, la reintegra resterebbe.

Riordino delle forze dell’ordine
Con la riforma della PA scomparirà il Corpo Forestale dello Stato che sarà accorpato probabilmente ai carabinieri. Nella riforma si prevede un riordino complessivo di tutte le forze dell’ordine.

Restano solo le partecipate virtuose
La riforma Madia prevede una severi provvedimenti per tutte quelle aziende che gestiscono servizi pubblici in maniera carente. È previsto un massimo di ‘rossi’ dopo cui scatta la liquidazione. Si apre anche al commissariamento. Si va verso un dimezzamento delle camere di commercio. 

Scende il numero delle prefetture che potrebbe anche essere dimezzato. Si farà piazza pulita degli uffici doppioni tra ministeri e Authority.

Arriva il Freedom Of Information Act attraverso il quale chiunque ha il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della Pubblica Amministrazione così da rendere possibile un controllo a 360 gradi anche sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Restando in tema digitale, la riforma prevede anche l’arrivo della ‘carta della cittadinanza digitale’, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online. A guidare la svolta digitale ci penserà un dirigente ad hoc.

Numero unico per le emergenze
Ci sarà un solo numero per tutte le emergenze. Basterà chiamare il 112 per chiedere aiuto in ogni circostanza. L’idea è quella di realizzare centrali in ambito regionale che, raccogliendo la richiesta, siano in grado di smistarla al servizio interessato.
Un unico libretto auto.

Il Pra torna al Ministero dei Trasporti
Si apre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione. Si va infatti verso un’unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto.

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