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La BioNtech italiana nascerà a Bologna? Fondazione Golinelli sceglie 3 startup

La Fondazione Golinelli di Bologna e Criff investono un milione di euro per aiutare tre promettenti startup farmaceutiche a crescere: ecco chi sono ed ecco i loro progetti

La BioNtech italiana nascerà a Bologna? Fondazione Golinelli sceglie 3 startup

La nuova BioNtech potrebbe nascere a Bologna da tre startup italiane scelte da Fondazione Golinelli e Criff per diventare grandi e sulle quali i due partner hanno deciso di investire un milione di euro, tempo e formazione. I tre progetti selezionati si chiamano Drug Discovery Clinics srl, InSimili e NovaVido,

Il primo è un farmaco che potrebbe sconfiggere la malattia indotta dal nuovo coronavirus, ma anche un nemico terribile come la leucemia mieloide acuta. Il secondo è un dispositivo che rende più veloce ed efficace il processo di selezione di farmaci attraverso la creazione di tessuti simili a quelli del corpo umano. Il terzo lavora su protesi retiniche polimeriche per il recupero della vista a seguito di degenerazioni dell’occhio. Sembrano progetti di fantascienza, invece sono l’embrione di prodotti reali, in grado di moltiplicare benessere e ricchezza in un mondo in cui il futuro è sempre in agguato, come ci ha dimostrato, negativamente, la pandemia. E se una lezione possiamo trarre dall’esperienza Covid è che le scienze per la vita sono il cuore pulsante dell’impresa umana.

La selezione dei tre progetti è avvenuta da parte di Fondazione Golinelli e Criff nell’ambito del programma I-Tech Innovation 2021, dopo il vaglio finale della call lanciata in tre settori strategici: Life Sciences/Digital Health, Fintech/Insurtech e FoodTech/Agritech. L’investimento, come detto, è di un milione di euro e i tre progetti sono stati scelti, fra molte candidature pervenute dall’Italia e dall’estero, sulla base di background di ricerca, livello del know-how tecnologico e scientifico, mentalità e attitudine imprenditoriali, reale potenzialità di crescita come impresa. “Tutti i progetti – si legge in una nota – presentano un alto contenuto innovativo e ampie possibilità di successo, si fondano su scoperte scientifiche importanti che potrebbero migliorare la vita di molte persone”.

Entrando ancor più in dettaglio si apprende che Drug Discovery Clinics s.r.l è uno spin-off Università degli studi di Torino e vuole portare alla sperimentazione sull’uomo un nuovo composto denominato DDC#1 per la cura della “Leucemia Mieloide Acuta e del COVID-19”. Il candidato farmaco è il risultato di un processo durato più di dieci anni e si posiziona in un mercato di grande innovazione per entrambe le patologie. Nel trattamento della Leucemia Mieloide Acuta, di cui in Italia si registrano circa duemila nuove diagnosi ogni anno (19000 negli USA), DDC#1 induce selettivamente la morte delle cellule leucemiche salvando le cellule sane. Rispetto invece alle cellule infettate da virus, quali per esempio SARS-CoV-2 o le sue varianti, in presenza di DDC#1 il virus perde la capacità di replicarsi. Sostanzialmente il fatto che la molecola possa agire da antivirale ad ampio spettro, la sua alta potenza associata alla sua bassa tossicità rende il candidato farmaco molto competitivo sul mercato.

InSimili è uno spin-off dell’Università di Bologna e porta sul mercato un dispositivo che rende più veloce ed efficace il processo di selezione del farmaco attraverso la creazione, nella plastica di laboratorio, di un ambiente simile ai tessuti del corpo umano e quindi vicino a quello in cui il farmaco si troverà ad agire. Il progetto della startup, che utilizza una tecnologia brevettata e che nel 2019 ha vinto la Start Cup competition Emilia Romagna, permette di superare alcune limitazioni della fase preclinica di sperimentazione di nuovi farmaci, in quanto propone l’utilizzo di ambienti mimetici dei tessuti umani invece dei modelli attualmente utilizzati in vitro. L’obiettivo è di migliorare il processo di selezione del farmaco, diminuire i tempi e i costi dell’intero processo, limitare in fase preclinica l’utilizzo di modelli animali e in fase clinica il test di farmaci inefficaci sull’uomo

NovaVido è una startup indipendente e nasce da un progetto di ricerca sviluppato nel corso di 10 anni dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova con la collaborazione dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona). Il progetto si basa sull’utilizzo di protesi retiniche polimeriche per il recupero della vista a seguito di degenerazioni retiniche indotte da malattie come la retinite pigmentosa. L’idea è nata dal lavoro di due gruppi di ricerca, uno del Center for Nanoscience and Technology di Milano e uno del Center for Synaptic Neuroscience and Technology di Genova, che hanno traslato la tecnologia organica per produzione di energia solare al campo della biostimolazione e hanno dimostrato come l’impianto di polimeri semiconduttori all’interno dell’occhio di ratti ciechi a sostituzione dei fotorecettori, permetta il recupero quasi completo della visione. Lo scopo della startup è sviluppare ulteriormente il prodotto, testarlo sull’uomo e infine commercializzarlo. La tecnologia, innovativa e rivoluzionaria nel suo campo, potrebbe migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone in tutto il mondo.

Il presidente della Fondazione Golinelli, Andrea Zanotti, dice che, con questo passo, i due promotori hanno voluto “contribuire a colmare il grave ritardo evolutivo dell’Italia in ambito tecnologico rispetto alla media europea. Per il settore delle life sciences avevamo pianificato investimenti per cinque startup, ma ci siamo dovuti scontrare con alcuni aspetti culturali endemici del nostro Paese. La selezione finale ha prodotto una cerchia ristretta di solo tre aziende innovative, peraltro molto valide e convincenti. L’impressione, ancora oggi, al terzo anno di attività e al terzo bando consecutivo, è che la formazione all’imprenditorialità sia quanto mai necessaria, ancor prima dell’investimento finanziario, in quanto alcune idee brillanti rischiano di rimanere nei cassetti dei laboratori, se non ci sarà uno scatto in avanti complessivo della mentalità di tutti i protagonisti del sistema del trasferimento tecnologico e dell’innovazione. Le risorse non investite saranno certamente reinvestite nel 2022, ma crediamo occorra nel nostro Paese premere sul pedale dell’acceleratore, se vogliamo competere a livello internazionale”.

Le startup saranno ora coinvolte in G-Force, programma di accelerazione di G-Factor, l’incubatore-acceleratore di Fondazione Golinelli. I team godranno di un supporto allo sviluppo dei loro modelli di business, ideato e costruito sulle specificità e necessità concrete di ogni singolo progetto, della durata di 7 mesi, dal 12 aprile a fine novembre, con una prima fase intensiva fino a luglio, e una seconda fase di follow-up in remoto.

“All’inizio la validazione tecnologica scientifica del prodotto/servizio andrà di pari passo all’avvio imprenditoriale e manageriale del team, nell’alveo di un processo volto alla formulazione della più corretta value proposition da presentare gli investitori”.

Replicare il successo dei geniali coniugi tedeschi di origine turca che hanno dato vita a BioNtech e prodotto un vaccino anti Covid rivoluzionario non sarà facile. Ma le premesse sono valide e ciò che fa la differenza, per condurre in porto la nave, sono gli elementi di supporto: “Chi ti aiuta e come ti aiuta – dice Antonio Danieli, direttore generale e vicepresidente di Fondazione Golinelli – noi, per le startup, vogliamo essere questo”.

G-Factor in trenta mesi dalla sua nascita ha valutato nel solo settore life sciences oltre 350 progetti, investito in 18 startup, diventandone socio ed erogando migliaia di ore di accelerazione. “G-Factor – sottolinea Danieli – sta trasformando l’alto potenziale di scienziati e innovatori in realtà imprenditoriali in grado di affermarsi sul mercato con successo. Anche per I-Tech Innovation si tratterà di un lavoro di mesi che vede una stretta partnership con le startup stesse di cui i promotori del programma, Crif e Fondazione Golinelli, sono già diventati soci. Dunque non ci sarà un noi e un loro ma una squadra unica con un obiettivo comune”.

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