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Italia, spread peggio della Grecia e Pil quasi a zero: Borsa in rosso

Il rendimento dei Btp 5 supera quello della Grecia e l’Istat abbassa allo 0,1% la stima sul Pil 2019 – La guerra dei dazi pesa sulle Borse e Piazza Affari paga il conto: -0,9%

Italia, spread peggio della Grecia e Pil quasi a zero: Borsa in rosso

Il nuovo capitolo sui dazi al Messico aperto da Donald Trump manda in tilt i mercati finanziari e contribuisce alla chiusura in calo dei listini europei, che recuperano nel finale ma restano in rosso in linea con Wall Street: Francoforte -1,47%; Parigi -0,79%; Madrid -1,6%; Londra -0,76%. Piazza Affari cede lo 0,73% e scende a 19.802 punti base. Il venerdì però è nero per l’Italia non solo per le vendite in Borsa, ma anche per la risalita dello spread fra decennale italiano e tedesco a 285.70 punti base (+2,07%), dopo aver superato in seduta i 290 punti. Sul Belpaese è suonato inoltre un nuovo campanello d’allarme con lo storico sorpasso, che non si vedeva da più di 14 anni, fra il rendimento del Btp a 5 anni e l’equivalente greco battuto questa mattina a 1,74% contro l’1,68%, con riflessi sul differenziale col Bund, mentre si assottiglia anche la distanza  fra i decennali dei due paesi più traballanti dell’Unione. Una notizia che denota come gli investitori si fidino sempre meno dell’Italia, mentre prosegue il braccio di ferro con l’Europa sui conti pubblici e la crescita è vicina allo zero. L’Istat ha rivisto le stime sul pil dei primi tre mesi del 2019 portandolo a +0,1% (da +0,2%) su trimestre e a -0,1% su anno, come non accadeva dal quarto trimestre 2013. “Saremmo stati più poveri senza l’Europa, lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario”, ammonisce il governatore Ignazio Visco. 

La situazione italiana è una delle ragioni di incertezza sui mercati, già fiaccati dalla guerra commerciale Usa che oggi ha inaugurato un nuovo fronte, con le minacce al Messico affinché faccia qualcosa per fermare l’arrivo illegale su suolo americano di migranti. Altrimenti la Casa Bianca imporrà dazi a tutti i prodotti messicani: si comincerà il 10 giugno con tariffe doganali al 5% e si potrebbe arrivare fino al 25% a ottobre. Una prospettiva che manda a picco il settore auto e il petrolio.

Il Brent perde il 2,56% e scende a 63,66 dollari al barile; il Wti cede il 2,24% e passa a 55,32 dollari al barile.

L’oro supera invece i 1301 dollari l’oncia, mentre il dollaro perde leggermente terreno e il cambio con l’euro è in area 1,114.

In Piazza Affari Fca cede il 4,76%. Il Lingotto ha due stabilimenti produttivi in Messico e altri 5 impianti, inoltre resta in attesa di sviluppi sul dossier Renault (-4,55% a Parigi). Quest’ultima terrà il 4 giugno un consiglio per rispondere alla proposta di fusione, mentre il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire vede in questo matrimonio una reale opportunità per l’industria automobilistica francese.

Fra i petroliferi il peggiore è Tenaris -3,96%. Male Ferragamo, -3,94%. e Prysmian -3,04%.

Gli acquisti si riversano sulla Juventus, +5,11%, al centro dell’attenzione in attesa del sostituto di Allegri.  Bene Leonardo, +1,59%; Amplifon +1,38%; Italgas +1,4%. 

Sono miste le banche: in leggero rialzo Banco Bpm +0,78% e Unicredit +0,2%; pesante Intesa -1,68%. Fuori dal listino principale archiviano una seduta positiva Astaldi +1,38% e Salini Impregilo, +1,81%, dopo la diffusione dei dettagli sul ‘Progetto Italia’.

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