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Italia alla sbarra: il rating di Fitch dopo l’asta Btp

Non solo Argentina e Turchia, dazi e valute, ma anche il rischio Italia tiene in ansia i mercati che attendono il verdetto dell’agenzia Fitch sul nostro Paese – Non è escluso che il Governo anticipi la manovra di bilancio – A Piazza Affari crollano Tenaris, Astaldi e Tim mentre lo spread sale.

Italia alla sbarra: il rating di Fitch dopo l’asta Btp

Un’opportunità di acquisto o l’inizio della fine? Se lo chiedono i gestori di capitali a poche ore dall’annuncio del rating di Fitch sull’Italia che arriva dopo l’asta dei Btp da cui sono arrivati segnali contrastanti: spread in forte ascesa, ma anche una forte richiesta di carta italiana. Al solito la tensione si è trasmessa al settore bancario, sotto del 17% da inizio anno, di nuovo a prezzi in saldo: il settore è trattato a 0,65 volte i valori di libro, meno della metà delle banche Usa (1,34 volte).  La fragilità, naturalmente, discende dalla crescita dei Btp in portafoglio: 76 miliardi per Banca Intesa, 54,5 per Unicredit.  Ma anche dai tassi bassi (anche dopo la chiusura del Qe) che rendono difficile il recupero di redditività degli istituti.  

TRUMP MINACCIA DI USCIRE DAL WTO 

Non è questo l’unico dilemma che agita i mercati, alla vigilia del lungo week end della finanza Usa (lunedì Wall Street resterà chiusa per il Labor Day) . Donald Trump, furibondo perché in questi giorni la scena Usa sarà occupata dalle esequie per John Mac Cain, l’eroe che lo ha disprezzato fino all’ultimo, ha rilanciato la sfida sui dazi: “Se non intendono cambiare, farò uscire gli Stati Uniti dal Wto” ha tuonato contro l’Europa perché ”non basta un accordo sull’auto a riequilibrare i rapporti con un’area che ci è ostile quanto la Cina” contro cui , già martedì,  alzerà dazi su 200 miliardi di merci. 

ARGENTINA, TASSI AL 60%. NEL MIRINO TURCHIA E BRASILE  

Intanto si consuma il tracollo delle valute emergenti, travolte dall’ascesa del dollaro e dalla stretta della liquidità imposta dalla Fed. Soffrono più di tutti i Paesi più indebitati in dollari, a partire dall’Argentina, che ha alzato i tassi al 60% nel tentativo di tamponare la fuga dal peso (-12,5% ieri) e dalla Turchia (-40% da inizio anno). Ma l’allarme riguarda anche la rupia indonesiana mentre entrano nel mirino due pesi massimi: il real brasiliano, ai minimi dal 2015 sotto tiro (-10% da gennaio) ad un mese dalle elezioni, e la rupia indiana, ai minimi da tre anni. 

ASIA IN ROSSO, AMAZON E APPLE ANCORA IN CORSA 

Non mancano le ragioni per giustificare la cautela dei mercati alla vigilia dell’ultimo week end d’estate.

Deboli i mercati asiatici. Shanghai -1,1% scivola ai minimi da giugno. Sale, a sorpresa, indice Pmi manifatturiero ma la notizia non scalda le Borse, preoccupate dall’arrivo dei nuovi dazi Usa. 

Tokyo recupera nel finale, L’indice Asia Pacific chiude il mese con un ribasso dell’1,6%. Wall Street ha interrotto una striscia positiva di quattro sedute: Dow Jones -0,53%, S&P 500 -0,44%. Nasdaq -0,26%. 

Non s’interrompe però la corsa di Apple+0,9% a nuovi massimi dopo l’annuncio della presentazione dei nuovi i Phone il prossimo 12 settembre. Ancor meglio fa Amazon che buca il tetto dei 2.000 dollari per azione: solo 25 miliardi di dollari separano la società di Jeff Bezos dal muro di mille miliardi. Tracolla Abercrombie & Fitch -17,2% a causa del calo delle vendite. 

RISALE IL PETROLIO, BENE SAIPEM  

In rialzo il petrolio, Brent (+0,6% a 77,6 dollari), sui massimi da metà luglio dopo la contrazione delle scorte settimanali Usa.  

Scende  Eni  -1,3%, anche se ha annunciato l’acquisizione di 124 licenze esplorative, che comprendono un’area totale di circa 1.400 chilometri quadrati, nell’Eastern North Slope, in Alaska. Standard & Poor’s ha alzato il rating emittente a’A-‘ da ‘BBB+’ con outlook stabile grazie alla riduzione dell’indebitamento e alla solida performance. 

In controtendenza rispetto a Piazza Affari Saipem +0,84%.  

ITALIA, IL GOVERNO PRONTO AD ANTICIPARE IL DEF 

Argentina, Turchia. Ma, soprattutto, il mal di spread. Alla vigilia del giudizio di Fitch sul rating Italia (prevista la conferma del voto Bbb, ma con outlook negativo da stabile) i mercati europei tornano a fare i conti con la sindrome Italia. Torna così a rafforzarsi il dollaro, percepito come un porto sicuro, rispetto all’euro a 1,164 (da 1,17). Cadono intanto nel vuoto i messaggi rassicuranti che il ministro Giovanni Tria continua ad inviare da Pechino: “l’’Italia è un Paese affidabile e integrato nell’Euro, ha già adottato e adotterà altre misure all’insegna della stabilità”.  

Non è escluso un coup de théatre: il governo sarebbe pronto ad anticipare il Def (Documento di Economia e Finanza) per rassicurare gli investitori. Per ora, secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli, tra maggio ed agosto il bilancio pubblico ha subito un aggravio di 898 milioni di euro e ipotecato un maggior esborso per il 2019 di 5,1 miliardi. 

PIAZZA AFFARI DI NUOVO FANALINO DI CODA

Piazza Affari chiude in pesante ribasso, l’indice FtseMib perde l’1,2% scivolando sui minimi degli ultimi 15 mesi a 20.495 punti (massimo a 20.781). Nella seduta odierna il controvalore degli scambi è salito a 1,81 miliardi di euro, rispetto agli 1,7 miliardi della vigilia.

E’ il listino peggiore in Europa, dove si registrano perdite più contenute.  Francoforte -0,54%, Parigi -0,42%, Madrid -1,06%, Londra -0,63%, Zurigo -0,46%.  

Il mese di agosto sta per terminare con un bilancio in profondo rosso: -7%. Una perdita tripla rispetto a quella registrata per esempio dal Dax di Francoforte (-2,3%) e nemmeno lontanamente paragonabile al +4% (espresso in euro) dall’indice S&P500 di Wall Street. 

VOLA LO SPREAD, IL DECENNALE AL 3,25% 

Sale la tensione dopo l’esito in chiaroscuro delle aste di stamattina. Il Tesoro ha collocato il quantitativo massimo in offerta ma il rendimento del Btp decennale sale al 3,25%, da 2,87% di fin luglio, sul massimo dal marzo 2014. Spread 285 da 269 di ieri sera, il livello più ampio dal 2013.

Il nuovo Btp a 5 anni con scadenza a ottobre 2023 strappa un rendimento del 2,44% in aumento dall’1,8% di luglio.  

SOLO SEI TITOLI CHIUDONO CON IL SEGNO PIU’ 

Si contano sulle dita di una mano i titoli del paniere principale hanno chiuso la giornata in terreno positivo. Tra questi spicca Brembo +2,25% davanti a Tod’s +1,90%, Pirelli, +0,36%, Exor +0,11% (John Philipp Elkan ha lasciato la presidenza di Partner Re),  e Campari +0,13%. Completa la pattuglia Saipem. 

Per il resto prevale il rosso profondo, con gli investitori che alleggeriscono i portafogli con l’allargamento dello spread Btp-Bund. 

SOFFRONO LE BANCHE, INTESA -2,4%.  

A farne le spese sono soprattutto le banche: l’indice di settore italiano scende dell’1,7%, contro 0,99% dello Stoxx europeo, appesantito anche dalla nota di Moody’s in cui si ricorda che, tra il giugno 2020 e il marzo 2021, gli istituti dovranno rimborsare prestiti alla Bce per 250 miliardi. 

Soffrono i Big, a partire da Intesa -2,4% (titolo simbolo del sistema Italia), e da Unicredit -1%. Non va meglio alle ex Popolari, a partire da Bper -3,76% e Ubi -2,57%.  

L’ARGENTINA SCHIACCIA TENARIS, ISTANBUL TRAVOLGE ASTALDI 

L’elenco dei titoli sotto tiro è lungo. A partire da Tenaris -5,6%, travolta dalla crisi del peso argentino. Non ha giovato nemmeno la decisione Usa di esentare due società coreane dai dazi su acciao ed alluminio.  

La frana della Turchia, colpita dal downgrade delle Banche da parte di Moody’s ha investito in pieno Astaldi -7,41%. E’ sempre più problematica la partita della cessione del terzo ponte sul Bosforo.  Le banche creditrici avrebbero chiesto ulteriori garanzie alla società. La società ha smentito: “le trattative proseguono -recita una nota – e sono in fase avanzata. Ci sono stati incontri tra le parti nei mesi di luglio ed agosto con la finalità di definire un’offerta vincolante in tempi ragionevoli”. 

TELECOM AI MINIMI DAL 2013 

Telecom Italia – 2,97% a 0,57 euro ha di nuovo aggiornato i minimi dell’anno su livelli che non vedeva dal 2013, con una performance assai più debole dello Stoxx europeo di settore. Prosegue così la frana innescata dalla concorrenza di Iliad e dalle incertezze sulla valutazione della rete. 

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