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Investimenti pubblici in infrastrutture: la crescita passa da qui

FOCUS BNL – Nei principali Paesi dell’area euro la crisi ha portato a un calo degli investimenti. In Italia il taglio ha interessato soprattutto quelli pubblici che sono passati da 54 miliardi nel 2008 a 38 miliardi nel 2013. E quei pochi che si fanno non garantiscono livelli infrastrutturali adeguati. Invertire la rotta è essenziale se si vuole la crescita

Investimenti pubblici in infrastrutture: la crescita passa da qui

Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti. Nel II trimestre 2014, Germania, Francia e Italia hanno ridotto il valore della spesa per investimenti di 5 miliardi di euro.

In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità gli investimenti pubblici. Da 54 miliardi di euro nel 2009 siamo scesi a 38 miliardi nel 2013. Negli ultimi anni, le Amministrazioni pubbliche italiane hanno ridotto la quantità dei propri investimenti di oltre un terzo.

In Italia, i pochi investimenti pubblici si accompagnano ad un non adeguato livello delle infrastrutture. Su 17mila chilometri di rete ferroviaria, solo il 5,4% è ad alta velocità, mentre in Francia si raggiunge il 6,7% e in Spagna il 13,5%. Il ritardo interessa anche il comparto tecnologico: la fibra ottica risulta ancora poco diffusa e la velocità media per lo scarico dei dati raggiunge livelli pari solo a poco più della metà di quelli francesi.

La realizzazione di nuovi investimenti pubblici nel comparto delle infrastrutture sembra essere oggi la misura più idonea per favorire il ritorno alla crescita dell’economia italiana. Il Fondo Monetario Internazionale ha dedicato un intero capitolo dell’ultimo World Economic Outlook all’importanza dell’aumento della spesa in infrastrutture. Il successo di questi interventi è, però, legato all’efficienza degli investimenti realizzati. Da questa dipende sia la maggiore crescita ottenuta nel breve periodo sia l’ampiezza della spinta fornita alle potenzialità future di sviluppo, ma anche il mantenimento dei conti pubblici in condizioni di equilibrio.

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