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Intesa Sanpaolo, utile record in 9 mesi (+85%), raddoppia l’acconto sul dividendo: ok in Borsa

Nel solo terzo trimestre l’utile è raddoppiato – Acconto sul dividendo da 14,4 centesimi per azione in pagamento a novembre – Messina: “I numeri migliori di sempre, abbiamo capitale in eccesso, faremo buyback”

Intesa Sanpaolo, utile record in 9 mesi (+85%), raddoppia l’acconto sul dividendo: ok in Borsa

Utile in crescita dell’85% da gennaio a settembre e raddoppiato da giugno a settembre per Intesa Sanpaolo il cui cda ha approvato oggi i conti dei nove mesi e del terzo trimestre. Via libera anche all’acconto sul dividendo da 2,6 miliardi di euro complessivi, 14,4 centesimi per azione, il doppio rispetto allo scorso anno. A Piazza Affari, dopo la pubblicazione dei conti, il titolo sale dell’1,8% realizzando una delle migliori performance del Ftse Mib (+0,78%). 

“I primi nove mesi del 2023 di Intesa Sanpaolo sono la dimostrazione della nostra capacità di proseguire nello sviluppo di una banca dalla profittabilità elevata e sostenibile, promotrice del più importante progetto per la coesione sociale nel Paese, impegnata nel disegnare le nuove strategie di leader europeo. Ne traggono e ne trarranno rilevante beneficio tutti gli stakeholders”, ha dichiarato il Ceo Carlo Messina, definendo i numeri del periodo gennaio-settembre “i migliori di sempre”.

I conti di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo ha archiviato i primi nove mesi del 2023 con un utile netto di 6,1 miliardi, in crescita dell’85,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel solo terzo trimestre l’utile è raddoppiato da 957 milioni a 1,9 miliardi, superando le previsioni degli analisti. I risultati “confermano la capacità di Intesa Sanpaolo di generare una redditività sostenibile anche in contesti complessi grazie al modello di business ben diversificato e resiliente”, si legge nella nota sui conti.

Tornando ai nove mesi, i proventi operativi netti sono saliti del 19% a 18,8 miliardi, con interessi netti a 10,65 miliardi (+65,5%) e commissioni nette a 6,45 miliardi (-3,7%). 

Sostanzialmente stabili i costi operativi (+0,7%) a 7,9 miliardi, per un rapporto cost/income sceso al 41,9%. 

Il costo del rischio dei primi nove mesi del 2023 è annualizzato a 28 centesimi di punto (da 70 nel 2022, 30 se si escludono gli stanziamenti per l’esposizione a Russia e Ucraina, per overlay e per favorire il de-risking, al netto del rilascio a valere sulle rettifiche generiche effettuate nel 2020 per i futuri impatti di Covid-19), con un ammontare di overlay pari a 0,9 miliardi di euro.

A fine settembre, Lo stock di crediti deteriorati rispetto al 31 dicembre 2022 è diminuito del 5,3% al netto delle rettifiche di valore e dell’1,4% al lordo. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari all’1,2% al netto delle rettifiche di valore e al 2,4% al lordo. Considerando la metodologia adottata dall’EBA, l’incidenza dei crediti deteriorati è pari all’1% al netto delle rettifiche di valore e all’1,9% al lordo.

Per quanto riguarda la solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 si è attestato al 13,6% dopo aver dedotto circa 4,3 miliardi di dividendi maturati nei nove mesi e senza considerare l’impatto positivo dell’assorbimento delle Dta da 120 punti base.

Intesa Sanpaolo: ok a maxi acconto sul dividendo

Il CdA ha dato il via libera distribuzione di un acconto sul dividendo pari a 14,40 centesimi di euro per azione per un totale 2,6 miliardi di euro “non sussistendo controindicazioni derivanti dai risultati prevedibili per il quarto trimestre 2023 né raccomandazioni dei regolatori in merito ai requisiti patrimoniali applicabili a Intesa Sanpaolo che ostino a tale distribuzione”, si legge nella nota del gruppo. 

L’acconto dividendi per azione è pressoché raddoppiato nel 2023 rispetto al 2022 salendo da 7,38 a 14,40 centesimi di euro, importo che – rapportato al prezzo di riferimento dell’azione registrato ieri – corrisponde a un rendimento (dividend yield) pari al 5,7%. 

L’acconto sarà messo in pagamento il 22 novembre, con stacco cedole il 20 novembre e record date il 21 novembre.

“Nei primi nove mesi dell’anno la crescita dei ricavi da interessi ha reso possibile un deciso aumento della redditività, di conseguenza i dividendi maturati sono pari a 4,3 miliardi di euro, dei quali 2,6 miliardi saranno pagati il 22 novembre come interim dividend. La nostra banca risulta la prima in Europa quanto a dividend yield; è da sottolineare che di questi circa il 40% è destinato alle famiglie italiane e alla Fondazioni nostre azioniste, consentendo importanti interventi di carattere sociale nei territori di appartenenza”, ha spiegato il Ceo Carlo Messina.

Nel corso della conference call successiva alla pubblicazione dei conti, il Ceo ha aggiunto: “Abbiamo un dividend yield superiore al 11,5%, il più alto in Europa, e un cash payout ratio del 70%. E la distribuzione addizionale per il 2023 sarà quantificata all’approvazione dei risultati di fine anno, ma questo significa che abbiamo già deciso di attuarla”. “Eventuali ulteriori distribuzioni per il 2024 e 2025 saranno valutate di anno in anno”, ha sottolineato.

Le prospettive per il 2023: target utile sale a 7,5 miliardi

“Per il 2023 si prevede un significativo aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una solida crescita dei ricavi trainati dagli interessi netti (interessi netti attesi pari a ben oltre 14 miliardi di euro nel 2023 e in ulteriore crescita nel 2024 e nel 2025) e da un continuo focus sul cost management, e un forte calo delle rettifiche di valore nette su crediti, con una conseguente crescita dell’utile netto a oltre 7,5 miliardi di euro”, spiega la banca guidata da Carlo Messina.

Per il 2024 e il 2025, inoltre, Intesa vede “una prospettiva di utile netto superiore a quello previsto per il 2023”, sottolineando inoltre che l’attuazione del piano di impresa 2022-2025 “procede a pieno ritmo” e “le iniziative industriali chiave sono ben avviate”, con una prospettiva di utile netto per il 2024 e il 2025 superiore a quello previsto per il 2023.

Si prevede anche una forte distribuzione di valore con un payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del Piano di Impresa. Oltre all’acconto sul dividendo di novembre l’istituto prevede un’ulteriore distribuzione per il 2023 da quantificare quando verranno approvati i risultati annuali nei primi giorni di febbraio 2024. Infine ci sarà un’eventuale ulteriore distribuzione per il 2024 e il 2025 da valutare anno per anno.

Messina: “Buyback per distribuire capitale in eccesso”

Nel corso della conference call di presentazione dei conti, Messina ha affermato: “Ora è chiaro che siamo nella posizione di distribuire parte del capitale in eccesso e distribuzioni addizionali agli azionisti saranno valutate anno per anno. Parlando delle modalità di distribuzione, ha aggiunto, “ho detto al cda che la mia intenzione è di procedere con buyback e che quindi questa è la proposta che proporrò al board quando approveremo conti di fine anno”. “Questa è la situazione per il 2023”, ha concluso Messina, sottolineando che per i prossimi anni si potranno valutare altre distribuzioni di capitale in eccesso.

Messina: Isybank pienamente operativa

A 24 di distanza dall’apertura di un’istruttoria da parte dell’Antitrust nei confronti di Intesa Sanpaolo e di Isybank sulle modalità di passaggio dei correntisti e dopo aver assicurato piena collaborazione, Messina torna a parlare della banca digitale che “è pienamente operativa Isybank, elemento qualificante del nostro Piano d’Impresa che ci colloca all’avanguardia in termini di offerta interamente digitale alla nostra clientela. I clienti passati da Intesa Sanpaolo a isybank sono circa 300.000, con un indice di soddisfazione assai elevato, così come è positiva l’adesione a isybank di oltre 50.000 clienti provenienti da altre banche“.

“La tecnologia + un ulteriore fattore chiave di successo, con la nuova piattaforma tecnologica nativa cloud, i canali digitali di Isybank e Fideuram Direct e le soluzioni di intelligenza artificiale che ci si attende apportino al risultato corrente lordo 2025 circa 500 milioni aggiuntivi, non previsti nel piano di impresa 2022-2025”, si legge nella nota della banca. In particolare, dalla nuova piattaforma Isytech, “giù disponibile per la clientela retail mass market con il recente lancio della banca digitale Isybank e in progressiva estensione al resto del gruppo”, è atteso “un apporto aggiuntivo al risultato corrente lordo 2025 pari a circa 150 milioni”. Isybank avrà un “un modello di business di cost/income inferiore al 30% e circa 5 milioni di clienti entro il 2025 (oltre 2,5 milioni entro il primo trimestre 2024), di cui circa un milione di nuovi clienti, con un apporto aggiuntivo di circa 200 milioni di euro al risultato corrente lordo entro il 2025”, conclude Intesa.

Esposizione verso la Russia ridotta dell’80% da giugno 2022

Dalla nota inviata alla stampa emerge che Intesa Sanpaolo ha ulteriormente ridotto l’esposizione alla Russia, scesa “di circa l’80% (2,9 miliardi di euro) rispetto a fine giugno 2022 e scesa sotto lo 0,2% dei crediti a clientela complessivi del gruppo”. 

“I crediti cross-border verso la Russia – prosegue Intesa – sono in larga parte in bonis e classificati a Stage 2”. Nel dettaglio, l’esposizione creditizia on-balance cross border post rettifiche di valore e’ di 620 milioni, di cui 610 verso la clientela, mentre quella on-balance delle controllate è pari a 850 milioni, di cui 120 verso clientela. L’esposizione creditizia verso controparti russe oggetto di sanzioni e’ pari a 200 milioni.

Messina: “30 miliardi a imprese e famiglie”

“Consapevoli del forte impatto causato dall’inflazione, abbiamo dato la possibilità di sospendere o rimodulare mutui e prestiti, concedendo erogazioni a tassi agevolati e permettendo rateizzazioni a tasso zero: la cifra stanziata a favore di imprese e famiglie è di 30 miliardi”, ha detto Messina, commentando i risultati dei primi nove mesi dell’anno. “In una situazione caratterizzata da un forte aumento del costo della vita, non solo confermiamo l’intenzione di procedere con l’aumento richiesto di 435 euro mensili per il 2024 ma vogliamo anticipare entro la fine del 2023 gli incrementi retributivi a valere sul quarto trimestre dell’anno, procedendo anche al ripristino della base piena di calcolo del Tfr, in attesa degli esiti della contrattazione nazionale di settore”. “La tutela dell’occupazione rimane la nostra priorità assoluta, anche nel contesto a forte spinta tecnologica”, ha concluso.

(Ultimo aggiornamento ore 16.15 del 3 novembre).

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