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Intesa Sanpaolo, utile 2018 superiore al 2017

Lo annuncia l’ad Carlo Messina nel corso dell’assemblea chiamata ad approvare il bilancio 2017 e la conversione delle azioni risparmio in ordinarie – Il ceo: “Siamo la banca che ha garantito il maggior rendimento ai suoi azionisti negli ultimi quattro anni in Europa e una delle prime al mondo” – Ok al bilancio 2017 e alla conversione delle risparmio

“Eravamo la seconda banca in italia e la decima, la quindicesima in Europa in termini di valore di Borsa”, mentre “oggi siamo l’azienda bancaria che ha avuto il tasso di crescita del valore delle sue azioni maggiore in Europa. Siamo la banca che ha garantito il maggior rendimento ai suoi azionisti negli ultimi quattro anni in Europa e una delle prime al mondo”. Queste le parole con le quali l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha aperto il suo intervento nel corso dell’assemblea degli azionisti chiamata ad approvare il bilancio 2017, la distribuzione del dividendo e la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. “Siamo riusciti a trasformare una banca a vocazione nazionale in una grande azienda internazionale. Oggi il valore di borsa è equivalente a quello di Ubs; capitalizziamo più di Credit Suisse”, ha continuato Messina.

Non a caso, Intesa Sanpaolo svetta tra le banche (ed è tra le migliori di tutto il Ftse Mib) con un dividendo 2018 pari a 0,203 euro per ogni azione ordinaria (cedola di 0,214 euro per i titoli di risparmio). Il Dividend Yield ammonta al 6,66%.

Dopo aver parlato del passato e del presente, il banchiere si è concentrato sul futuro, preannunciando per la banca un’ulteriore crescita: “Confermo che realizzeremo un utile 2018 superiore a quello del 2017 (pari a 3,8 miliardi di euro, ndr.). Lo faremo perché cresceranno i ricavi e controlleremo i costi” – ha dichiarato il ceo di Intesa, ricordando che. il bilancio 2017 segna la chiusura del precedente piano d’impresa lanciato nel 2014 “che ha consentito a Intesa Sanpaolo di cambiare radicalmente il suo posizionamento in Europa”.

Presente all’assemblea il 64% del capitale di Intesa, tra quelli con una quota superiore al 3% figurano Compagnia San Paolo con il 7,538%, Blackrock con il 5,106% e la Fondazione Cariplo con il 4,836%.

Parlando della Compagnia, la sua partecipazione si è ridotta al 7,54% dall’8,25% risultante dall’ultimo aggiornamento disponibile dello scorso ottobre. Ricordiamo che l’ente ha tre anni di tempo per rientrare nei limiti previsti dal protocollo Acri-Mef, che fissano in un terzo del patrimonio il limite massimo che ogni singola partecipazione non può eccedere (Intesa pesa oggi per oltre il 45% del patrimonio della Compagnia).

Tornando all’assemblea, Messina ha poi fatto riferimento alla nascita della nuova joint venture con Intrum per la gestione dei crediti deteriorati “non lasceremo nessuna delle nostre persone in una situazione di difficolta’, ha rassicurato l’ad rispondendo alle preoccupazioni dei sindacati sulle conseguenze dell’operazione. “Secondo me avranno grandissime opportunità con questo soggetto industriale, che sarà un campione, avrà il contratto del credito, sarà nell’Abi”, ha aggiunto. In ogni caso, ha detto ancora Messina, “ci prenderemo cura di chi sarà in situazioni di difficoltà, che comunque non immaginiamo, perché anzi queste persone avranno prospettive di crescita che nel gruppo non avrebbero avuto. Ma la banca rimane la loro banca”, ha concluso.

L’assise è stata aperta dall’intervento del presidente Gian Maria Gros-Pietro che ha invece parlato del Piano d’impresa approvato a inizio febbraio dal consiglio di amministrazione: “Il nuovo Piano si basa sul fondamento della solidità patrimoniale, che è la nostra forza e che tale deve rimanere, insieme con il rispetto per gli azionisti: rispetto per il loro investimento e per la sua adeguata remunerazione, ininterrottamente osservato”. Il nuovo piano, ha aggiunto Gros-Pietro “è destinato a rinnovare profondamente il gruppo, con l’obiettivo di portarlo al vertice tra le banche europee”.

Poi un chiarimento sulla vendita della quota di Bankitalia: “A fine 2017 Intesa Sanpaolo aveva il 27,04% delle quote della Banca d’Italia, pari a un valore di 2,028 miliardi. Dalla fine dell’esercizio è stato ceduto al nominale, coincidente al valore di carico, l’1,51% per 113 milioni”. La partecipazione di Intesa in Bankitalia è quindi “scesa al 25,53% per un valore di 1,95 miliardi”.

L’assemblea di Intesa Sanpaolo ha approvato a larghissima maggioranza il bilancio 2017, chiuso con un utile di 3,8 miliardi. Ha votato a favore il 99,65% del capitale presente. Al momento del voto era rappresentato in sala il 51,6% del capitale, quota in netto calo dal 63,99% presente a inizio assemblea.

Ok anche alla conversione delle risparmio: il rapporto di concambio è stato fissato in 1,04 azioni ordinarie per ogni azione di risparmio posseduta, senza conguaglio cash. Qualora si verifichi la conversione integrale, è stimata una diluizione del diritto di voto dei soci ordinari del 5,8% e un beneficio sul Cet1 di 18 centesimi di punto. “L’efficacia – secondo quanto indicato da Gros-Pietro – è attesa indicativamente entro il mese di agosto”, subordinatamente a tutti i passaggi formali, incluse le necessarie autorizzazioni regolamentari.

Su Piazza Affari, il titolo Intesa Sanpaolo cede lo 0,7%.

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