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Infrastrutture: cala la protesta Nimby ma investitori in fuga

Il 13° rapporto del Nimby Forum, “L’era del dissenso”, ha presentato le cifre aggiornate sull’accoglienza riservata dall’opinione pubblica alle grandi opere e ai progetti industriali in Italia. Il dissenso è in calo ma ciò dipende soprattutto dal calo degli investimenti. Rinnovabili e rifiuti i settori nel mirino. Beulcke: “Servono norme certe e una politica più coraggiosa”

Infrastrutture: cala la protesta Nimby ma investitori in fuga

Il Nimby (“Not in my backyard”) Forum ha messo a punto il tredicesimo rapporto non a caso intitolato “L’era del Dissenso”  e lo ha presentato a Roma. Grandi opere e impianti industriali in cantiere sono calati dai 359 del 2016 ai 317 del 2017 (-11,7%). Per la prima volta sono anche diminuiti gli impianti contestati, da 119 a 80 (-31,6%). Inoltre sono aumentate le posizioni a favore delle opere nelle comunità locali: nel 2016 erano il 19,9%, l’anno dopo sono arrivate al 24,7%.

Ma questa non è necessariamente una buona notizia. Il rapporto segnala che sono diminuiti gli impianti contestati in Italia, ma “la causa non è tanto in una maggiore accettabilità degli impianti, quanto in una riduzione degli investimenti e dei nuovi progetti”. Così Alessandro Beulcke, Ceo di Beulcke & Partners e ideatore del Nimby Forum, spiega che “le imprese, dinanzi a un quadro normativo incerto e a una politica spesso irresponsabile, che preferisce giocare con il consenso anziché governare il territorio, preferiscono investire altrove. E questo spiega l’ingente emorragia dei capitali e la fuga di investimenti privati.”

Nell’era del dissenso, sono i no a prevalere sui sì. No alla Tav, ma anche al Tap e poi le polemiche sui rifiuti. Nell’era del dissenso l’energia è il settore più contestato (57,4% di contestazioni di cui il 73,3% riguarda progetti sulle energie rinnovabili) seguito dai rifiuti (35,9%).  Questi ultimi vanno smaltiti con i nuovi strumenti tecnologici, termovalorizzatori compresi, ma nessuno li vuole sul proprio territorio o nelle vicinanze di questo. Le proteste contro le centrali sono aumentate nel 2017 dell’1,2% mentre quelle per i rifiuti sono calate del 3,9%.

Sugli elementi emersi dal rapporto Nimby si sono confrontati in una tavola rotonda: Chicco Testa, presidente Fise Assoambiente, Marco Bentivogli segretario generale della Fim Cisl, Stefano Ciafani presidente di Legambiente e Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia.

Luca Montani, direttore Comunicazione MM spa, ha parlato del suo progetto “Dalle Star Wars alle Story Wars”. “A Milano lo sforzo di lavorare sulle infrastrutture immateriali – ha spiegato – è un percorso condiviso ormai da tempo. L’esperienza sul recente dibattito pubblico per la riapertura dei Navigli conferma la strada intrapresa con la narrazione della grande opera M4 e prima ancora con la condivisione di vuoti urbani restituiti o restituibili all’agire sociale dove, tra progettazione condivisa e mitigazione  del disagio, i percorsi sono diventati parecchi. Con il dibattito pubblico sui Navigli avevamo 2 obiettivi: presentare al pubblico il progetto di riapertura dei navigli con un linguaggio chiaro anche ai non addetti ai lavori e ascoltare i cittadini e le loro organizzazioni per individuare le criticità del progetto e raccogliere suggerimenti e proposte migliorative”.

Inoltre è tornato a galla il caso dell’emergenza rifiuti in Campania. Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente ha parlato del termovalorizzatore ad Acerra funzionante ma molto inquinante.  Il vice premier Matteo Salvini recentemente ha commentato la vicenda proponendo come soluzione “un inceneritore a provincia”. Buona parte degli ambientalisti, però, ha espresso il suo forte dissenso. Ciafani, in occasione della presentazione del rapporto Nimby 2018, ha anche parlato del progetto di Legambiente per un’economia circolare: una serie di misure attese da tempo, destinate ad accelerare la transizione verso una nuova economia, più forte perché più sostenibile. A sostenere lo sforzo di istituzioni, imprese e consumatori saranno sia le risorse finanziarie previste dai Fondi strutturali e d’investimento europei per la gestione dei rifiuti, sia quelle per la ricerca e l’innovazione tecnologica.

La conclusione proposta da Beulcke sullo spinoso problema delle infrastrutture in Italia è chiara: “E’ necessario ripartire dalla certezza del diritto, dall’ascolto attivo del territorio e da una politica più coraggiosa che non abbia paura di affrontare e gestire il malcontento, per investire davvero nella modernizzazione e lo sviluppo del paese.”

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