Condividi

Inchiesta urbanistica a Milano, sei arresti: chi sono. Cade l’induzione indebita per Sala e Boeri. Ecco i dubbi del gip

Sei arresti nell’ambito dell’inchiesta urbanistica a Milano: carcere per l’imprenditore Bezziccheri, domiciliari per Tancredi, Catella, Marinoni, Scandurra e Pella. Il gip non ha però riconosciuto l’accusa di induzione indebita contestata a Sala e Boeri per il Pirellino

Inchiesta urbanistica a Milano, sei arresti: chi sono. Cade l’induzione indebita per Sala e Boeri. Ecco i dubbi del gip

Sono sei gli arresti nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano decisi dal gip Mattia Fiorentini, che non ha riconosciuto l’accusa di induzione indebita per la vicenda del Pirellino, accusa che i pm avevano contestato al sindaco Giuseppe Sala (assieme a un’accusa di falso) e all’architetto Stefano Boeri. Allo stesso tempo il gip ha disposto gli arresti domiciliari per l’ex assessore Giancarlo Tancredi, per il ceo di Coima Manfredi Catella, per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente presidente e componente della commissione Paesaggio e per l’ex manager di J+S Federico Pella, e ha ordinato il carcere per l’imprenditore Andrea Bezziccheri, patron di Bluestone.

Inchiesta urbanistica Milano: chi sono gli arrestati

Il giudice Mattia Fiorentini, dunque, dice sì alle sei richieste di arresto avanzate dai pubblici ministeri impegnati nelle indagini sul presunto sistema di “speculazione tentacolare e selvaggia” che avrebbe stravolto Milano. Una “vittoria” non piena però, per la procura, perché lo stesso giudice – nelle 400 pagine in cui motiva le misure cautelari – mette in forte discussione una delle accuse, la più grave, ipotizzata per il sindaco Sala, quella relativa al parere favorevole per il Pirellino, uno dei tanti grattacieli all’ombra dei quali si sarebbero consumate le trame illecite. Il carcere viene disposto solo per Bezziccheri, ai domiciliari vanno il “re del mattone”, Catella, l’ex assessore Tancredi, poi Marinoni, Scandurra e il costruttore Pella. Era dalla giunta guidata dal sindaco Giampiero Borghini, in piena Tangentopoli, che a Palazzo Marino non veniva arrestato un assessore, ormai ex dopo le dimissioni, ma ancora in carica al momento della richiesta di arresto.

La misura cautelare è stata data dal gip per le ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nei confronti di tutti gli indagati; di false dichiarazioni su qualità personali nei confronti di Marinoni, Scandurra e Tancredi; di induzione indebita a dare o promettere utilità per Tancredi, Marinoni e Catella. Non ci sono invece “gravi indizi di colpevolezza” per tre episodi di presunta corruzione contestati a Marinoni e, in particolare, per quello che coinvolge, secondo la Procura, il sindaco Sala.

Inchiesta urbanistica a Milano: i dubbi del gip

La posizione del primo cittadino si alleggerisce indirettamente così come quella dell’architetto Boeri. Il giudice non mette in discussione le pressioni di Catella e Boeri sulla commissione Paesaggio e sul sindaco ma è proprio a livello giuridico che il reato non starebbe in piedi perché a Marinoni non sarebbe stato prospettato “alcun vantaggio” nel favorire Catella. “La premessa del giudice è che “perché si realizzi il reato di induzione indebita, occorre che venga prospettato un indebito vantaggio al destinatario della condotta induttiva, portato a cedere alle pressioni ricevute per ricavarne una propria utilità e quindi convinto, grazie a questa leva, ad accettare la subornazione e produrne intenzionalmente un vantaggio ingiusto, incamerato dal pubblico ufficiale o da un terzo da questi individuato”. Per il gip invece Marinoni “cedeva alle insistenze non perché allettato da qualcosa, né tanto meno perché coartato, ma semplicemente in quanto indegno a ricoprire un incarico pubblico che lo avrebbe voluto terzo e imparziale”. Insomma, un giudizio morale sferzante su uno degli uomini chiave della vicenda, ma in questo caso senza risvolti penali.

I pm avranno comunque la possibilità di continuare a esplorare questa ipotesi di reato negata da Fiorentini ma è chiaro – sottolinea l’Agi – che gli argomenti del giudice potrebbero indurli a una riflessione. Sala risponde anche di falso per avere confermato Marinoni alla presidenza della commissione Paesaggio nonostante fosse indagato per un presunto conflitto di interessi coi costruttori sui cui progetti doveva fornire pareri favorevoli e contrari. Per il resto il giudice “abbraccia” completamente lo scenario illustrato dalla procura.

Inchiesta urbanistica a Milano, per il gip “consolidato sistema di corruzione”

Le indagini, scrive ancora il giudice, “hanno disvelato l’esistenza di un consolidato sistema di corruzione e commistione tra interessi pubblici e privati incentrato sulla figura della commissione per il paesaggio” che viene definita come “un organismo in grado di creare una concentrazione di potere e di veicolarlo verso una spartizione del territorio edificabile a vantaggio di una cerchia ristretta di professionisti e speculatori”. Il giudice inquadra così il meccanismo: “In pratica, corrompendo il presidente Marinoni, il vicepresidente Oggioni e singoli componenti della commissione paesaggio (tra cui Scandurra), interamente composta da professionisti operanti sul territorio di Milano (a loro volta influenzabili dai primi e soggetti alle pressioni dell’assessore Tancredi), importanti costruttori privati potevano ottenere anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche”. Le difese hanno ora la possibilità di ricorrere al Riesame per far tornare in libertà i loro assistiti e i legali di Bezziccheri hanno già fatto sapere che intendono muoversi in tal senso. Da quel che emerge, tuttavia, le indagini dei magistrati Petruzzella, Filippini e Clerici non si fermeranno nemmeno ad agosto: nel mirino dei pm sono finiti anche altri progetti, alcuni segnalati nei numerosi esposti presentati da cittadini. Tra questi, anche lo stadio di San Siro.

Commenta