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In Borsa torna l’Orso, pesa la politica. Spread in tensione

Listini europei in rosso a metà giornata e Milano è il peggiore. Il Quirinale rompe il silenzio e convoca Giuseppe Conte per l’incarico. In mattinata il rischio di un aggiustamento sui conti pubblici nel 2018 ha creato altre tensioni: il differenziale Btp-Bonos sale a quota 100 – Tutte in calo le Blue chip, vanno peggio banche e finanziari

In Borsa torna l’Orso, pesa la politica. Spread in tensione

Torna a ballare l’Orso sui listini. Complice, ma non solo, la situazione politica italiana che va ad aggiungersi a nuovi segnali di frenata dell’economia europea. L’indice Pmi composito dell’Eurozona a maggio è sceso a 54,1 punti, sui minimi da 18 mesi e al di sotto del consenso, in calo sia in Francia che in Germania. Incertezza politica e congiuntura contribuiscono all’arretramento della moneta unica scesa a 1,17 sul dollaro (minimo dal 14 novembre) ed ancor di più sul franco svizzero (+3% a 1,1616 dal 14 maggio).

A fine mattinata il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sblocca l’impasse e convoca Giuseppe Conte al Quirinale per conferirgli l’incarico, dopo le incertezze su un possibile ritorno in gioco di Luigi Di Maio. Ma resta aperto il nodo del ministero dell’Economia che ha messo in tensione i mercati di fronte alla prospettiva della designazione di Paolo Savona a ministro. In un libro di prossima uscita l’economista ribadisce le sue perplessità sull’unione monetaria europea. “Non ho mai chiesto di uscire dall’euro, ma di essere preparati a farlo se, per una qualsiasi ragione, fossimo costretti volenti o nolenti”, scrive Savona.

Intanto la Commissione Europea ha concluso che “l’aggiustamento di bilancio nel 2018 attualmente non appare adeguato” perché il testo presentato dal governo uscente non prevede alcun aggiustamento strutturale.

A Piazza Affari l’indice arretra dell’1,7% attorno a quota 22.800. Pesanti le perdite anche a Francoforte (-1,5%), Parigi (-1,1%) e Madrid (-1,3%). Fuori dall’eurozona danni più limitati per Zurigo (-0,5%) e Londra (-0,1%).

Torna a salire la febbre sullo spread che sale a quota 191 punti base dopo aver toccato un massimo a 194. Il rendimento del Btp decennale è risalito di 15 punti base a 2,43%. Gli investitori si rivolgono al Bund tedesco il cui rendimento scende a 0,50%. Tocca un nuovo massimo da febbraio 2012 anche il differenziale di rendimento tra Italia e Spagna che in tarda mattinata scambia a 98 punti base da 89 della chiusura di ieri. In un mese la forbice con Madrid è raddoppiata.

I Credit default swap, ovvero il costo per assicurarsi dal default del debito italiano, sono in rialzo e hanno toccato il massimo da fine agosto dello scorso anno. Il Cds a 5 anni si è portato a 145 punti base, il livello più alto dalla fine di agosto 2017.

Continua la sofferenza della lira turca, scesa a 4,75 su dollaro, livello mai visto nella storia. Nel giro di tre anni e mezzo il dollaro si è raddoppiato di valore nei confronti della valuta di Erdogan: una brutta notizia per Astaldi -3% a caccia di un compratore per il terzo ponte sul Bosforo. S&P ha abbassato il rating a CCC.

Arrivano altri segnali del momento difficile degli emergenti: la Borsa del Vietnam (oggi -2%) ha azzerato il guadagno da inizio 2018, in un mese ha perso il 20%.

Il petrolio è scambiato a 79 dollari il barile, in calo dello 0,7%, non troppo lontano dai massimi degli ultimi 4 anni. Reuters ha scritto ieri sera che l’Opec non gradisce il prezzo del petrolio su questi livelli, per cui, anche nei prossimi giorni, potrebbe annunciare una revisione dei vincoli alla produzione in vigore. Il cartello dei paesi produttori punterebbe a riportare i prezzi intorno a quota 75 dollari, un livello che non avrebbe effetti negativi seri sulle economie dei paesi clienti. Giù a Piazza Affari i titoli del settore: Eni -1,8%. Stamattina Exane ha alzato il target a 19,50 euro da 15,0 euro. Giudizio salito a Outperform da Neutral. Saipem -3,9%, Tenaris -2,9%.

Tutte in calo le blue chip italiane. Peggio i titoli finanziari: il settore bancario perde il 2,1%. Deboli Unicredit, Ubi Banca e Banco Bpm, le più colpite dalle vendite con ribassi oltre il 2,5%. Bper Banca -1,2%. L’ad Alessandro Vandelli annuncia che il piano industriale sarà presentato in settembre. La cessione di 4,5 miliardi di euro di crediti in sofferenza e la cartolarizzazione da 2 miliardi saranno chiuse entro il 2018.  Poste -1,8%, Generali -2%, UnipolSai -2,3%. Unipol -3% dopo aver comprato lo 0,56% del capitale negli ultimi giorni.

Azimut -0,4%. I manager che controllano la società, attraverso Timone Finanziaria, sono pronti a comprare azioni. Secondo indiscrezioni, ci sarebbe anche un fondo di private equity pronto ad investire, in accordo con la stessa Timone. Anima -3%. Tra gli industriali, Prysmian arretra del 2,3%. La controllata statunitense General Cable sarebbe stata messa sotto inchiesta dal Dipartimento della giustizia per alcuni casi di corruzione, la società ha detto di non essere al corrente di alcuna inchiesta. Leonardo -2,3%. Prese di beneficio sull’automotive, ieri tonico sulla notizia che la Cina ridurrà i dazi sull’importazione di veicoli: in flessione Brembo (-1%), Fiat Chrysler (-1,4%) e Ferrari (-1,1%).  In terreno positivo Fiera Milano (+3,8%) sulla scia della pubblicazione del piano industriale triennale.

Tra i pochi comparti che beneficiano del clima politico spiccano rinnovabili e servizi ambientali: K.R.Energy, Servizi Italia e Ambienthesis  figurano tra i titoli migliori.

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