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Imu, conto alla rovescia per la prima rata: come, quando e quanto si paga

Il 18 giugno scade il termine per pagare l’acconto Imu: ecco tutte le risposte alle domande più frequenti – Come calcolare la base imponibile? Quali sono le aliquote? Che differenza c’è fra le rate? A quanto ammontano le detrazioni? Come si distingue la prima dalla seconda casa?

Imu, conto alla rovescia per la prima rata: come, quando e quanto si paga

La scadenza si avvicina, ma niente paura. Per quanto doloroso, capire come si fa a pagare l’Imu non è impossibile. La prima rata deve essere saldata entro lunedì 18 giugno. Per il secondo versamento, che avrà lo stesso importo dell’acconto, la data da tenere a mente è il 17 settembre. Tre mesi dopo, il 18 dicembre, scade il termine per il pagamento dell’ultima rata, che sarà più pesante delle prime due, perché comprenderà il conguaglio sulle nuove aliquote (i comuni sono tenuti a definirle entro il 30 settembre). La divisione in tre rate è tuttavia possibile solo per l’Imu sulla prima abitazione. Negli altri casi l’imposta si paga per intero fra l’acconto di giugno e il saldo di dicembre.  

BASE IMPONIBILE

Per calcolare la base imponibile bisogna partire dalla rendita catastale associata all’immobile al primo gennaio dell’anno in corso. Questa cifra deve essere rivalutata del 5%. Il numero ottenuto deve essere moltiplicato per un coefficiente che varia a seconda del tipo d’immobile: 160 per le abitazioni, 80 per gli uffici, 55 pe i negozi. 

Un discorso diverso vale invece per i terreni agricoli. In questo caso è necessario moltiplicare il reddito dominicale (rivalutato del 25%) per un coefficiente di 135, che scende a 110 solo per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali. 

Infine, per i fabbricati d’interesse storico o artistico e per quelli dichiarati inagibili, scatta il taglio del 50% della base imponibile.  

ALIQUOTE  

Le rate giugno e settembre dovranno essere pagate obbligatoriamente con le aliquote base anche nei comuni dove l’amministrazione ha già stabilito le nuove soglie. Le aliquote standard sono fissate allo 0,4% per la prima casa e allo 0,76% per gli altri immobili (seconde case – comprese quelle all’estero -, case affittate, aree fabbricabili, terreni agricoli), con possibili oscillazioni a discrezione dei sindaci rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%. 

Sulla seconda abitazione, tuttavia, lo 0,38% andrà comunque allo Stato. E’ quindi ampiamente prevedibile che le amministrazioni locali alzeranno l’aliquota invece di abbassarla, in modo da ricavare un gettito consistente da tenere in cassa.

DETRAZIONI 

La stangata più pesante arriverà sulle seconde abitazioni non solo perché le aliquote sono più alte, ma anche perché su queste non è prevista alcuna detrazione. Per quanto riguarda le prime case, invece, l’Imu è molto più generosa dell’Ici: le detrazioni passano da 103,29 a 200 euro, più altri 50 euro per ogni figlio a carico di età non superiore ai 26 anni.

I comuni potranno aumentare l’agevolazione di 200 euro, ma non potranno toccare quella sui figli, che comunque non dovrà superare complessivamente la soglia dei 400 euro. Aliquote agevolate sono riconosciute sull’ex casa coniugale e, se i Comuni lo prevedono, sull’abitazione non affittata posseduta da anziani o disabili che risiedono in istituti sanitari o di ricovero, così come sulla casa di cittadini italiani residenti all’estero. 

COME DISTINGUERE PRIMA E SECONDA CASA

Il criterio in base al quale si distingue fra prima e seconda casa è molto più rigido rispetto a quanto era previsto per l’Ici. Con l’Imu si considera “abitazione principale” solo l’immobile in cui il possessore “dimora abitualmente e risiede anagraficamente”. Questo significa che la residenza fiscale non è più un requisito sufficiente: chi è proprietario della casa deve anche abitarci. Si tratta di una novità che porta conseguenze pesanti: in passato, ad esempio, veniva considerata prima casa anche quella concessa in comodato d’uso ai figli. Ora non più.

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