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Ima incorpora Gima Tt: Vacchi decide la fusione

Ima incorporerà la controllata e le assemblee straordinarie dei soci per l’ok al progetto si terranno entro il 31 agosto 2019 – Obiettivo: ridurre i costi del gruppo e la volatilità del titolo

Ima incorpora Gima Tt: Vacchi decide la fusione

Si chiude la breve parabola di Gima Tt, società nata nel 2012 e quotata alla Borsa di Milano dal 2017, creata dalla famiglia Vacchi, (già azionista di maggioranza di Ima) per occuparsi della divisione tabacco, anche in vista dell’insediamento di Philip Morris nel bolognese, per la produzione di Iqos, la sigaretta senza combustione. 

Ieri sera, a sorpresa, le due società hanno annunciato la fusione. Ima incorporerà la controllata e le assemblee straordinarie dei soci per l’approvazione del progetto si terranno entro il 31 agosto 2019. Conclusi tutti i passaggi Gima svanirà così come era apparsa. Obiettivo: ridurre i costi del gruppo e la volatilità del titolo, il cui valore in un anno si è praticamente dimezzato.

“Tutte le azioni ordinarie di Gima Tt verranno annullate e concambiate con azioni ordinarie di IMA – recita una nota – fatta eccezione per le azioni ordinarie di Gima Tt di proprietà di IMA alla data di perfezionamento della fusione, le quali verranno annullate senza concambio. Pertanto la fusione determinerà l’estinzione di Gima Tt”. Chi ha cento azioni Gima potrà averne in cambio 11,4 dal valore nominale di 0,52, senza conguagli in denaro. Il rapporto di cambio implica un premio dell’8,5% sul prezzo di chiusura delle azioni di Gima Tt alla data di ieri e del 6,8% sul prezzo medio ponderato del mese precedente. Ima, sempre ieri, ha chiuso al prezzo di 73,65. Dopo questo fulmine a ciel sereno oggi i titoli sono effervescenti: al momento Gima guadagna il 4,91%, mentre Ima cede il 2,38%. Secondo Equita l’operazione comporta per Ima una modesta diluizione dell’utile per azione, attorno al 2% per quest’anno e l’anno venturo, e nessun impatto sulla valutazione, che per gli esperti rimane di 76 euro per azione.

Per fare fronte al concambio Ima aumenterà il proprio capitale per massimi 2,1 milioni di euro circa. Principale azionista di Ima post fusione sarà ancora la holding della famiglia, Sofima, con il 51,53%. Il restante 48,47% sarà in mano al mercato.

Ma che cosa ha indotto i Vacchi, protagonisti della packaging valley bolognese, a questo passo?

Il comunicato stampa diffuso ieri racconta che, riunendo il satellite al suo pianeta, “si vuole creare una società con una dimensione del flottante superiore, sia in termini di percentuali di capitale sia in valore assoluto”, rendendo così più appetibili e negoziabili le azioni. Gli (ex) azionisti di Gima trarranno da questo i maggiori benefici, visto che le loro  “azioni hanno recentemente subito, al di là di dinamiche circoscritte e collegabili a specifici eventi, un progressivo assottigliamento del controvalore medio degli scambi, accompagnato da un incremento della volatilità dei corsi di Borsa”. Si ricorda che nel giugno 2018 le azioni di Gima in in Borsa valevano 18 euro, contro i 7,7 di ieri (8,12 al momento).

Si intende inoltre “ridurre i costi operativi legati al mantenimento di due società quotate e semplificare la struttura partecipativa e l’assetto di governo societario, con conseguente creazione di sinergie a vantaggio di tutti gli azionisti; permettere al management di dedicarsi pienamente alla gestione operativa della divisione ‘tabacco, minimizzando elementi di distrazione imputabili alla recente volatilità intervenuta nel settore, non prevedibile al momento della quotazione di Gima tt nel 2017. A riguardo, si ritiene che tale volatilità, con evidenti riflessi nelle significative oscillazioni azionarie di Gima possa essere meglio gestita attraverso la fusione”.

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