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Ilva, ultimatum sindacale a Di Maio

Lettera congiunta dei sindacati al Governo: “Convocazione urgentissima o sarà sciopero” – All’acciaieria di Taranto restano solo 24 milioni in casa, tra un mese sarà in perdita.

Caos Ilva. Mentre il ministro Di Maio continua a temporeggiare sul futuro dell’acciaieria di Taranto, arrivano due segnali preoccupanti: intanto, l’amministrazione straordinaria di Ilva è arrivata ai suoi ultimi 24 milioni. Dai prossimi giorni fino alla fine settembre brucerà poco meno di un milione di euro al giorno e poi la cassa virerà in negativo. Non solo: mentre l’equilibrio economico finanziario del gruppo siderurgico ha ormai imboccato un punto di non ritorno, sono passati al contrattacco anche i sindacati, che tramite in comunicato congiunto dei vertici delle quattro maggiori sigle (Fim Cisl, Fiom, Uilm e Usb), indirizzato al premier Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Luigi Di Maio, mettono ulteriore pressione al governo chiedendo un incontro urgentissimo per sbloccare la trattativa e minacciando lo sciopero.

“Chiarite se la gara è valida e riconvocate urgentemente la trattativa . Non scaricate responsabilità sul sindacato per aver perso 4 mesi in un pericoloso scaricabarile.. Governate!”, scrive il segretario generale di Fim Cisl Marco Bentivogli, pubblicando il documento su Twitter. “Le scriventi organizzazioni sindacali – recita il documento congiunto – chiedono una convocazione urgentissima per conoscere le decisioni che il Governo intende assumere sulle prospettive industriali ed occupazionali del gruppo Ilva e dei suoi 14mila lavoratori, oltre che del relativo indotto”. La messaggio insiste sulla strategicità dell’acciaieria per il sistema economico del Paese, e si chiude così: “In mancanza di un sollecito riscontro vi informiamo che metteremo in campo una iniziativa di mobilitazione dell’intero gruppo”.

Nelle ultime ore è anche scoppiato il caso di nuove cordate che sarebbero in lizza, nel caso in cui saltasse la trattativa col gruppo internazionale ArcelorMittal. Il 15 settembre infatti scade il mandato dei commissari straordinari e su alcuni organi di stampa sono circolate voci di un ritorno alla carica dell’Ad di Ast di Terni, Lucia Morselli, un anno fa nominata in quota Cassa Depositi e Prestiti come amministratore delegato di Acciai Italia, la cordata con Arvedi, Jindal e Delphin che ha perso a giugno 2017 la gara per l’acquisizione di Ilva. “Non sappiamo quale sia la casacca di queste ultime ore della Morselli: Cdp? Fondo Elliot? Consulente del Governo?”, scrive sempre Bentivogli. “Ci auguriamo che il Ministro Di Maio smentisca tale collaborazione. Ricordiamo che di Jindal allora in un’offerta di 1.2 miliardi metteva solo 3-400 milioni a differenza di 1.8 miliardi di ArcelorMittal. Il resto era a carico di Cassa Depositi e Prestiti, Delfin e Arvedi”.

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