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Ilva: accordo firmato, ma i sindacati protestano

Siglata l’intesa fra ArcelorMittal e i commissari – In una nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil parlano di “troppe incognite” sia sulla strategia del Governo sia sui piani degli investitori – “L’accordo rischia di essere insostenibile” – In campo anche le Sardine.

Ilva: accordo firmato, ma i sindacati protestano

È arrivata finalmente la firma sull’accordo tra ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. L’intesa prevede la modifica del contratto di affitto, l’acquisizione per rinnovare il polo siderurgico di Taranto e la cancellazione della causa civile avviata a Milano.

Netta la bocciatura dei sindacati, secondo cui la strategia del Governo sul risanamento ambientale, così come sulle prospettive industriali e occupazionali di ex Ilva non è affatto chiara. Lo scrivono in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – insieme alle sigle di categoria Fim, Fiom e Uilm – in seguito al preaccordo raggiunto la settimana scorsa fra Arcelor Mittal, Governo e commissari sul destino dell’impianto siderurgico di Taranto. I rappresentanti dei lavoratori lamentano anche che il negoziato è avvenuto senza “alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali”.

“All’incertezza si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori – prosegue la nota – a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco”.

Tutto questo “arriva dopo due anni di ulteriore incertezza – scrivono ancora i sindacati – particolarmente rischiosa per una realtà industriale che necessita invece di una gestione attenta e determinata. A ciò si somma una congiuntura sfavorevole del mercato dell’acciaio”.

In particolare, i sindacati lamentano un’eccessiva incertezza su questi punti:

  • il periodo di tempo senza una governance chiara;
  • il ruolo delle banche e dell’investitore pubblico;
  • il mix produttivo tra ciclo integrale e forni elettrici;
  • il ruolo delle due società;
  • la possibilità con questo piano di occupare i 10.700 lavoratori più i 1.800 in amministrazione straordinaria e i lavoratori delle aziende di appalto, che l’accordo del 6 settembre 2018 assicurava.

Inoltre, sottolineano ancora i rappresentanti dei lavoratori, il preaccordo “prevede un aumento dei lavoratori in Cassa Integrazione e il vincolo dell’accordo sindacale entro il 30 maggio senza una nostra preventiva condivisione del piano e degli strumenti adottati”.

Alla luce di tutto questo, secondo i sindacati “l’assetto complessivo del piano rischia di essere insostenibile per la sua scarsa verticalizzazione produttiva (tubi, laminati, lamiere, treni nastri) i cui investimenti sono molto inferiori al piano da noi sottoscritto e la positiva previsione di ripartenza dell’Afo5 ha tempistiche del suo rifacimento troppo dilatate nel tempo”.

Infine, Cgil, Cisl e Uil ricordano che “l’accordo del 6 settembre 2018 non prevedeva esuberi né l’utilizzo della Cassa Integrazione. Garantiva la presenza di un grande produttore di acciaio a eseguire il piano stabilito. Quell’accordo resta la migliore garanzia di tutta l’occupazione, del risanamento ambientale e del rilancio produttivo”.

Intanto proprio sulla situazione dell’Ilva le Sardine di Taranto hanno lanciato una petizione su Change.org: Taranto Green New Deal Now! “Da anni Taranto vive sotto il ricatto perenne di una condizione economica e ambientale che provoca riflessi tragici sul fronte della tutela della salute degli operai e dell’intera comunità. Gli interventi legislativi in tal senso hanno di fatto rimandato ogni tipo di decisione, indebolendo nella comunità tutta la stima e la credibilità verso le istituzioni democratiche nazionali ed europee”, scrivono le Sardine, chiedendo “una svolta coraggiosa e sostenibile”, attraverso l’istituzione “di una struttura che dia forza a tale azione e lavori costantemente a contatto con la realtà territoriale”.

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