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Il trionfo di Nibali e le pagelle del Giro d’Italia

Lo Squalo si merita un bel 10: ora va al Tour dicendo che vuole prepararsi per le Olimpiadi di Rio ma con l’orgoglio che lo anima difficilmente rinuncerà al sogno della storica doppietta – Dopo Nibali il migliore è stato Krujiswjick, seguito da Chaves – Subito dopo Jungel, Valverde, Ulissi e Nieve – Il tedesco Arndt ha vinto l’ultima tappa per la squalifica di Nizzolo

Il trionfo di Nibali e le pagelle del Giro d’Italia

Si è chiuso ieri a Torino il Giro d’Italia che ha visto il secondo trionfo di Vincenzo Nibali. Con lo Squalo per la premiazione finale sono saliti sul podio Esteban Chaves, secondo a 52”, e Alejandro Valverde, terzo a 1’17”. L’ultima tappa, caratterizzata da cadute a raffica per la pioggia, ha visto la vittoria del tedesco Nikiel Arndt, vittoria assegnata a tavolino dopo la squalifica da parte della giuria di Giacomo Nizzolo, primo allo sprint ma autore di una scorrettezza ai danni di Sacha Modolo. Breve quindi la gioia di Nizzolo che, in maglia rossa di leader della classifica a punti, pensava di aver centrato la sua prima vittoria al Giro. Con il successo di Arntd la Germania porta a sette le vittorie dei suoi corridori in questo Giro (Greipel 3, Kittel 2 e Kluge con una), mentre l’Italia resta ferma a quota cinque (Ulissi 2, Brambilla, Trentin e NIbali con una a testa). La maglia rosa ha cambiato titolare per ben sette volte (nell’ordine: Dumoulin, Brambilla, Jungels, Amador, Chaves, Krujiswjick, ancora Chaves) prima di finire sulle spalle di Nibali. Finiti i giorni del “fight for pink” è già tempo di pagelle dei promossi e dei bocciati del Giro 2016.

Vincenzo NIbali: 10. Merita questo voto solo per quello che ha fatto vedere nelle due ultime tappe alpine. Il più forte in salita, un portento in discesa, lo Squalo ha vinto un Giro che solo 48 ore prima lo aveva bocciato dopo la defaillance sulle Dolomiti e nella cronoscalata all’Alpe di Siusi. Se il Giro si fosse chiuso a Pinerolo lo Squalo avrebbe meritato l’insufficienza anche perché stava per perdere una corsa che lo vedeva superfavorito, viste le assenze di Contador, Froome e Quintana, gli altri tre big delle grandi corse a tappe. Messo in bacheca il suo secondo Giro, Nibali va ora al Tour – dice – per prepararsi alle Olimpiadi di Rio. Ma con l’orgoglio che lo anima è difficile pensare che rinunci in partenza al sogno di una storica doppietta fallita l’anno scorso a Contador. Al Giro ha avuto, dopo i giorni neri, anche un pizzico di fortuna che, specie nel ciclismo, è sempre necessario (vedi caduta di Krujiswjick più che il ritiro di Landa) e in più un ammirevole compagno, Michele Scarponi – un vincitore del Giro che fa il gregario! – che l’ha aiutato nelle tappe decisive. 

Esteban Chaves: 8. A differenza di Steven Krujiswjick, non ha mai dato l’impressione di poter vincere davvero il Giro anche se è stato vicinissimo a farlo se non avesse trovato il super Nibali di Risoul e Sant’Anna di Vinadio di cui, con il sorriso che non lo lascia mai, ha riconosciuto sportivamente la superiorità. Ma il secondo posto, con due giorni di maglia rosa e una vittoria di tappa a Corvara, conferma la bontà del suo Giro in cui ha pagato salato il modesto tempo nella cronometro del Chianti. Un salto di qualità, rispetto all’esito dell’anno scorso, quando arrivò solo 55esimo. Grimpeur come pochi altri in circolazione, gli manca ancora di migliorare la tenuta sulle lunghe distanze. Ma è un miracolo vederlo lottare per il primato, se si pensa che tre anni fa per un incidente aveva rischiato di non rimettere più i piedi su una bici. meriterebbe anche un voto in più.

Alejandro Valverde: 7. A 36 anni compiuti, ha fatto il suo esordio al Giro puntando al podio, obiettivo centrato soffiando il terzo posto allo sfortunato Krujiswjick nell’ultima tappa alpina. Grinta, coraggio e voglia di lottare sempre sono le qualità che il murciano esibisce in ogni corsa, anche in questo Giro dove ha vinto la tappa di Andalo. Ma, a parte l’età che avanza e che lo rende vulnerabile sulle salite oltre i 2mila metri, gli è sempre mancato il colpo del ko per vincere una grande corsa a tappa. Lo dice l’albo d’oro della sua carriera, lunga e di valore, ricca di tanti podi ma che lo ha visto trionfare solo in una Vuelta nel 2006.

Steven Krujiswjick: 8 e mezzo. Senza quella drammatica sbandata che lo ha scaraventato contro un muro di neve gelata nella discesa dell’Agnello, questo olandese avrebbe potuto vincere il Giro? E’ una domanda lecita che resterà senza risposta e che non vuole togliere nulla al successo perentorio di Nibali. Ma è la cronaca del Giro a dirci che fino a quel punto l’olandese in maglia rosa stava dominando la corsa grazie alle eccellenti prestazioni sulle Dolomiti. Nella iella ha cercato di difendere almeno il podio ma le conseguenze della caduta – una minifrattura di una costola – l’hanno penalizzato nella tappa di San’Anna di Vinadio. Quella che doveva essere la sua favola rosa si conclude così solo con un quarto posto, replicando in classifica il risultato dell’anno scorso.

Rafal Majka: 6. Quinto in classifica. E’ il miglior risultato a scalare dei tre Giri fin qui disputati dopo il settimo posto nel 2013 e il sesto nel 2014. Ma dal ciclista polacco, leader della Tinkoff quando non è in gara Contador, ci si attende qualcosa in più tanto anche sotto il profilo della personalità. Probabilmente non sarebbe nemmeno entrato nella top five se il russo Zakarin – un corridore da tenere d’occhio – non avesse concluso rovinosamente il Giro dentro un corso d’acqua che scende dall’Agnello.

 Bob Jungels: 7 e mezzo (di fiducia se conferma quanto ha fatto vedere di buono in questo Giro). Maglia bianca come leader indiscusso dei giovani under 25, il lussemburghese, oltre a riportare la maglia rosa sulle spalle di un corridore nel Principato – non capitava dai lontani tempi di Charly Gaul, ha dimostrato di sapersi difendere anche in salita oltre che essere un ottimo cronoman. Professionista dal 2013, dopo aver vinto soprattutto tanti titoli nazionali, appare pronto per spiccare il volo. Da seguire con attenzione.

Rigoberto Uran: 5. Il colombiano continua nella sua involuzione negativa. Era uno scalatore ma oggi ha perso continuità e scatto sulle pendenze. Due anni fa aveva impressionato nella cronometro del Barolo. . Alla fine non è più né carne, né pesce: resta un buon corridore, gioviale e simpatico, che dopo dieci di professionismo e alle soglie dei 30 anni, ha smarrito anno dopo anno la strada della vittoria. Ha finito il suo sesto Giro al settimo posto – stesso risultato del 2012 – dopo essere arrivato due volte secondo nel 2013 dietro a Nibali e nel 2014 dietro a Quintana.

Diego Ulissi: 7. Un corridore rinato. Due splendide vittorie di tappa, il livornese non solo ha ritrovato la forma dei tempi migliori ma è anche cresciuto nelle tappe dall’altimetria fino a ieri a lui indigesta. Secondo nella classifica a punti dietro a Nizzolo, ha ceduto solo nelle ultime tappe alpine uscendo dalla top ten e finendo al 21esimo. Un talento ritrovato per le classiche ma non solo dovesse crederci un po’ di più.

Giacomo Nizzolo: 5. Pensava di aver vinto l’ultima tappa di Torino ma la giuria l’ha squalificato per un’evidente scorrettezza ai danni di Sacha Modolo. Chiuso all’inizio dalla potenza e dalla classe dei tedeschi, Marcel Kittel e André Greipel, dopo il ritiro o meglio la diserzione dei due panzer (voto 5 come media tra il 10 per lo sprint e lo 0 per il comportamento), Nizzolo ha cercato di inscrivere il suo nome in una tappa del Giro. Missione fallita anche quest’anno. Gli resta la consolazione della maglia rossa di leader della classifica a punti.

Mikel Nieve: 7. Era venuto al Giro per aiutare Mikel Landa a vincerlo. Dopo il ritiro-flop di Landa (voto 4), Nieve ha cercato di salvare in qualche modo la sua squadra, il Team Sky, dal terzo naufragio consecutivo al Giro dopo quelli con Wiggins e Porte. Il basco si è dato da fare per vincere una tappa e strappare la maglia azzurra di miglior scalatore a Damiano Cunego. Obiettivi raggiunti con la vittoria a Cividale del Friuli e con la decisiva fuga solitaria sul sul Col de la Bonette.

Tom Dumoulin: 5. Era lui e non Krujiswjick l’olandese più atteso alla vigilia del Giro. Nella prima settimana, come da copione, ha fatto fuoco e fiamme, subito in maglia rosa, vincendo la prima tappa a cronometro in Olanda, prendendo in contropiede il Nibali confuso di Roccaraso. Tutto ok e alla grande fino a Arezzo quando perdeva il simbolo del primato che passava sulle spalle regalando il più bel giorno della sua vita a Gianluca Brambilla). Frenato dalla pioggia nella cronometro del Chianti, si è subito arreso sulle prime salite serie del Giro. Tanto esuberante quanto deludente.

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