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“Il salasso” di Dino Pesole: cinque mosse per cambiare il fisco

Il libro del giornalista Dino Pesole del Sole 24 Ore, edito da Castelvecchi, ci conduce attraverso il paradosso fiscale italiano – Per migliorare occorre compiere un deciso cambiamento culturale – “Le cinque mosse per cambiare il fisco: semplcità, correttezza, trasparenza, tempestività, premialità”.

“Il salasso” di Dino Pesole: cinque mosse per cambiare il fisco

Dino Pesole, inviato del Sole 24Ore, nel suo libro “Il salasso”, edito da Castelvecchi, ci porta per mano nell’intricata selva del paradosso fiscale italiano, con la crisi che bussa a denari da un lato, e dall’altro un’evasione da record, a formare una morsa stretta intorno al petto del contribuente onesto.

L’obiettivo dello scrittore è quello di indicare una strada verso quella “tax compliance“, l’adempimento spontaneo al pagamento delle imposte, che mai come adesso è sembrata tanto lontana dal nostro orizzonte.

Si procede per gradi, passando per l’excursus delle abitudine all’elusione delle tasse da parte di pattuglie di lavoratori autonomi, la “ricorrente e imbarazzante domanda: con o senza?” (chiaramente si parla di fattura), frenquemente “rivolta dall’idraulico, l’avvocato, il dentista, l’impresario edile” e, verrebbe da dire, chi più ne ha più ne metta, ad una pletora di cittadini conniventi che scelgono “un momentaneo, ancorchè illusorio, beneficio piuttosto che esigere quel che sarebbe dovuto”. Un sistema, questo di autoliquidazione, che produce lo sconcertante squilibrio, un vero e proprio salasso, del nostro gettito, a cui contribuiscono per l’80% dipendenti e pensionati, che non detengono, però, più del 30% della ricchezza nazionale.

Quello che invoca Pesole è un sovvertimento culturale profondo che passi “attraverso il ribaltamento della convinzione, tuttora piuttosto diffusa, in base alla quale chi evade alla fine è un furbo da emulare”, e, per converso, che chi non lo fa è un fesso che paga le tasse per tutti gli altrimenti.

Ma il cambiamento che si vuole produrre deve andare necessariamente aldilà del (più o meno astratto, più o meno realizzabile) vagheggiamento dell’”affermazione di alcuni principi di sana civiltà fiscale” nella coscienza collettiva degli italiani, ma deve passare anche per dei provvedimenti concreti, che dovranno essere presi dal prossimo governo, di qualunque bandiera esso sia. Provvedimenti che si fondino sul rifiuto di condoni e sanatorie, ma che sappiano anche guardare oltre al semplice, e talvolta più scenico che efficace (si veda il caso dei blitz a Cortina), inasprimento delle misure repressive.

Per Pesole sono cinque le “mosse per cambiare il fisco: semplcità, correttezza, trasparenza, tempestività, premialità”. Ed è proprio quest’ultimo, la premialità, il punto su cui si sofferma di più: la previsione di un riconoscimento concreto e fattivo per il contribuente onesto, e i benefici che da esso potrebbero dipendere.

Benefici etici e simbolici, ma anche pratici, una premialità che agisca anche “da deterrente verso le piccole o medie evasioni cui tutti siamo tentati” per giungere, magari, un domani, a dar vita ad uno spirito nuovo e lontanissimo, di emulazione dell’onestà. “Occorreranno anni, forse, ma vale la pena di provarci”. 

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