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Il perno della manovra di Ferragosto è l’aumento delle tasse ma mancano interventi duraturi

di Innocenzo Cipolletta* – La manovra è una gragnola di provvedimenti principalmente fiscali oppure di una tantum: oltre alla supertassa c’è da aspettarsi che per compensare i tagli subiti gli enti locali ricorrano a una pioggia di addizionali – Quanto all’abolizione di province e Comuni l’effetto, tutt’altro che sicuro, sarà molto in là nel tempo.

Il perno della manovra di Ferragosto è l’aumento delle tasse ma mancano interventi duraturi

È difficile cercare una definizione per la manovra del Governo. Si tratta di una gragnola di provvedimenti volti essenzialmente a aumentare le tasse. E non parlo solo dei contributi di solidarietà (a chi?), ma anche e soprattutto dei tagli dei trasferimenti agli enti locali, a cui viene data licenza di aumentare le proprie tasse. C’è da giurare che lo faranno per non sopprimere i servizi (e per non dover ridurre le proprie spese), sicché è lecito attendersi un forte aumento della pressione fiscale già nel 2012. Personalmente ero convinto che fosse necessario anche aumentare le tasse per risanare il Paese, a fronte di tutti coloro che continuavano a ripetere il mantra del taglio delle spese (a cominciare da quelle della politica). Ma onestamente, pensavo che piovesse, non che dovesse diluviare!

Purtroppo il dato più preoccupante è la carenza di interventi duraturi (mi sono stufato di ripetere la parola strutturale che non significa più nulla). I contributi di solidarietà sono provvisori. I tagli agli enti locali saranno compensati da nuove tasse, sicché la spesa pubblica continuerà a crescere. I provvedimenti contro il pubblico impiego sono delle una tantum. Resta il taglio delle province e dei Comuni. Misura corretta, ma che produrrà effetti molto in là nel tempo, anche perché ci si è affrettati a ricordare che prenderanno effetto a partire dalla fine delle rispettive legislature (chissà perché gli aumenti di imposta per noi sono immediati, mentre i tagli della politica devono sempre riguardare quelli che verranno dopo). E poi nessuno di noi può giurare che qualche provincia e qualche Comune non torni a furor di popolo!

C’è da riconoscere in questa manovra una certa inventiva. In particolare contro il pubblico impiego, trattato ben peggio degli evasori che invece vengono coccolati. Chissà se dipende dalle propensioni al voto di queste categorie (a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti). Al pubblico impiego viene ritardato il pagamento del TFR e viene messa in forse la tredicesima, che diventa un bonus legato agli impegni di contenimento della spesa. Certo che la fantasia sarebbe potuta anche andar oltre. Si poteva pensare di sostituire i tornelli, che consentono l’ingresso agli uffici pubblici e che funzionano con le tessere magnetiche, con tornelli che funzionano con le monete: un euro per entrare e due euro per uscire. Si sarebbero potuti raccogliere tre o quattro milioni al giorno. Circa un miliardo all’anno!

E poi avremmo potuto varare un condono preventivo limitato a chi non evade le tasse. Sarebbe stata un’operazione di equità finalmente. Ad esempio, chi non ha mai usufruito di un condono avrebbe potuto pagare una somma che gli avrebbe consentito di evadere le tasse nei cinque anni successivi. Una sorta di cartolarizzazione degli onesti! Così sarebbe aumentato il numero degli evasori, ciò che avrebbe garantito anche maggiori elettori a questa maggioranza.
Ovvio che i miei suggerimenti non sono seri, come d’altra parte è poco seria anche questa manovra. Ma per fare una manovra seria servirebbe anche un governo serio, sicché noi italiani dobbiamo aspettare ancora. Con la speranza che il Paese non precipiti prima.

* Presidente dell’Università di Trento

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