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Il Nasdaq fa i conti su Meta: ecco le ragioni del grande crollo

Dietro la possente frenata di Facebook, i miliardi spesi per la realtà virtuale, l’ostilità di Apple, le critiche all’atteggiamento politico del social network

Il Nasdaq fa i conti su Meta: ecco le ragioni del grande crollo

Inizio della fine o occasione d’acquisto? È la domanda che milioni di investitori si stanno ponendo di fronte al devastante ribasso che si annuncia per il titolo Meta, brutalmente penalizzato all’uscita dei risultati: -22% circa, poco meno di 200 miliardi di dollari svaniti in una sola sera a fronte di risultati mediocri, ma non così drammatici. La flotta di Mark Zuckerberg, composta da Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger, conta comunque 3,59 miliardi di contatti con utenti di tutto il pianeta ed ogni settimana un miliardo di consumatori fanno acquisti usando i servizi del social network per un giro d’affari che, pur in frenata rispetto alle previsioni, a fine marzo arriverà a 29 miliardi di dollari, cioè l’11% in più di un anno fa. Numeri invidiabili, insomma, che farebbero la fortuna di buona parte delle aziende sia della new che della old economy. 

Sull’altro piatto della bilancia, però, ci sono i segni di un’evidente frenata. Per la prima volta nella storia il social network ha perduto mezzo milione di utenti e gli utili, pur sopra i 10,3 miliardi di dollari nel trimestre, sono stati minori di un anno fa (-8%). Più delle cifre, però, conta la sensazione che, dopo anni di crescita generalizzata, tra i giganti del digitale sia scoppiata una guerra feroce per la leadership, che si combatte su più tavoli: i laboratori di Silicon Valley, i recinti elettronici di Wall Street, ma anche nelle sale del Congresso a Washington e della Commissione Europea a Bruxelles. In palio è la conquista del nuovo mondo virtuale, Il Metaverso, ma prima ancora il controllo dell’economia e del potere di questo mondo, sempre più dipendente dall’Intelligenza Artificiale che orienta i consumi e le opinioni politiche e non solo. 

In questa chiave il crollo dell’ex Facebook ha più spiegazioni:

  • In questa gara Meta non è sola. Anzi, la sfida tra i giganti è appena iniziata, come dimostra la competizione con Apple per assicurarsi gli ingegneri più brillanti in Usa e la promessa di Meta di assumere diecimila cervelli in Europa. Una settimana fa Microsoft ha motivato l’acquisto stellare di Activision Blizzard (70 miliardi) con la scelta di puntare al metaverso attraverso il controllo dei giochi. Google ed Apple stanno sviluppando prodotti per competere. Ma nel frattempo si sono messe di traverso a Facebook.  I minori incassi del social network dipendono dai cambiamenti apportati da Apple  al sistema di tracciamento di IOS, una variazione che rende più complicato seguire l’attività su Internet dei possessori di iPhone, avvantaggiando indirettamente Google assai più friendly per gli utenti pubblicitari. 
  • Si determina così una sorta di frattura ideologica: Tim Cook di Apple, dopo lo scoppio dello scandalo Cambridge Analitics ebbe parole di fuoco nei confronti della pretesa di Facebook di evitare di assumersi responsabilità sul merito dei contenuti diffusi dal network. Lo stesso atteggiamento tenuto, tra l’altro, da Spotify (in forte calo ieri al Nasdaq), in merito alla propaganda no Vax.
  • L’altro grande nemico è Tik Tok, che spopola tra i giovanissimi contro cui Meta ha schierato Reels, un social che è il maggior contributor alla crescita di Instagram, un’altra impesa che assorbe miliardi, per ora senza grandi frutti economici perché il mercato degli adolescenti è senz’altro meno ricco.

Cosa dire, al termine di questa rapida analisi dei conti di Zuckerberg?  I maggiori costi sembrano destinati a tarpare le ali alla crescita almeno per il prossimo futuro. E, forse ancor di più, pesa l’isolamento politico del social network. Ma guai a sottovalutare le capacità di reazione del gigante. Dopo il Ko, Meta si rimetterà in piedi, magari a prezzi di saldo. 

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