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Il mercato ascolta più le agenzie di rating

La fine dell’anno è propizia ai consuntivi e Bloomberg ha fatto il conto di come i mercati hanno reagito ai declassamenti e alle promozioni propinate da Moody’s e Standard & Poor’s – I rendimenti dei titoli sovrani si sono mossi in direzione opposta a quella suggerita dai cambiamenti del merito di credito nel 53% dei casi in media.

Il mercato ascolta più le agenzie di rating

James Carville, un ex-consigliere del presidente Clinton, disse un giorno: “Se ci fosse la reincarnazione usavo pensare che mi piacerebbe tornare a vivere come un Presidente o un papa – ma ora ho cambiato idea. Tornerei come il mercato obbligazionario: puoi mettere tutti in riga”. E, nella misura in cui il mercato dei bond dà retta alle agenzie di rating, Carville avrebbe potuto dire che gli sarebbe piaciuto reincarnarsi in una di quelle agenzie. O no?

La fine dell’anno è propizia ai consuntivi e Bloomberg ha fatto il conto di come i mercati hanno reagito ai declassamenti e alle promozioni propinate da Moody’s e Standard & Poor’s. I rendimenti dei titoli sovrani – è il risultato – si sono mossi in direzione opposta a quella suggerita dai cambiamenti del merito di credito nel 53% dei casi in media (56% per Moody’s e 50% per S&P).

Questo 53% è più alto del 47% medio registrato negli anni dal 1974 al 2011. Insomma, se si voleva indovinare il cambiamento dei rendimenti, sarebbe stato meglio gettare una moneta – testa o croce, con un 50% di probabilità di azzeccarci – piuttosto che seguire i consigli delle agenzie.

Bloomberg

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