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Il Giappone va in rosso sugli scambi con l’estero

Negli anni passati il Giappone inanellava surplus negli scambi con l’estero e accumulava riserve valutarie fra le più grandi del mondo: ma nello spazio di 12 mesi tutto è cambiato.

Il Giappone va in rosso sugli scambi con l’estero

Tradizionalmente si pensa al Giappone come una economia tirata dalle esportazioni; e le prodezze dell’export giapponese, dalle auto alle macchine forografiche all’elettronica, sono quasi proverbiali. Negli anni passati il Giappone inanellava surplus negli scambi con l’estero e accumulava riserve valutarie fra le più grandi del mondo. Ma nello spazio di 12 mesi tutto è cambiato. Nel 2012 il Giappone registra un deficit commerciale di 78 miliardi di dollari (la bilancia corrente è ancora in surplus, ma solo grazie agli interessi e dividendi guadagnati sulle riserve valutarie e sugli investimenti giapponesi all’estero).

Nel 2012 hanno agito alcuni fattori straordinari. Delle 50 centrali nucleari giapponesi solo due sono attive (a causa degli eventi del marzo 2011) e il Giappone ha dovuto importare grandi quantità di petrolio e LNG per il suo fabbisogno energetico. E l’export verso la Cina si è ridotto a causa dei noti fattori geopolitici. Lo yen non ha aiutato dato che, come ricordato più volte, i suoi livelli storicamente elevati hanno fatto perdere competitività ai prodotti giapponesi. Si capisce quindi l’insistenza del premier Shinzo Abe nel far ripartire l’economia e attenuare la scomoda forza della moneta del Sol Levante.

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