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Il dollaro forte dà la carica ai petroliferi: Tenaris, Eni e Saipem guidano la riscossa di Milano

Il greggio sale, l’euro scende – Migliorano le condizioni dell’export, ma la congiuntura resta debole – Non riesce il tentativo di recupero dell’obbligazionario: spread a 234

Il dollaro forte dà la carica ai petroliferi: Tenaris, Eni e Saipem guidano la riscossa di Milano

Piazza Affari reagisce alle perdite del lunedì nero grazie alla performance dei petroliferi, galvanizzati dall’ascesa del dollaro sull’euro. L’indice di Milano avanza dell’1%, assai meglio dei listini di Francoforte (+0,18%) e Parigi, appesantiti dai dati economici di oggi. L’attività delle imprese nella zona euro si è contratta per il secondo mese consecutivo ad agosto, con la crisi del costo della vita che ha costretto i consumatori a tagliare le spese, mentre le limitazioni dell’offerta hanno danneggiato le aziende manifatturiere. L’indice Pmi flash composito di S&P Global è sceso a 49,2 in agosto da 49,9 di luglio. In calo del 2% a 270 euro al Mwh il future del gas naturale.

Il mercato obbligazionario

Non riesce il tentativo di recupero dell’obbligazionario. Il rendimento del Btp decennale di riferimento scambia a 3,64% dopo una punta fino a 3,67%. Lo spread con la Germania sullo stesso tratto resta sopra i 230 centesimi, allargando fino quota a 234, sui massimi da fine luglio.

Petroliferi in luce a Piazza Affari

In Piazza Affari vola Tenaris (+5,66%) davanti a Saipem (+2,88%) ed Eni (+2,4%), che allunga il passo dopo la scoperta di nuovi giacimenti di gas a sud di Cipro. Un mese fa il cane a sei zampe aveva annunciato la scoperta del primo pozzo esplorativo nell’Offshore Block 2 Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti.

Il greggio sale

Il petrolio WTI è in rialzo di quasi l’1% a 91 dollari. Brent a 97,2 dollari. Ieri il greggio è arrivato a perdere il 4%, ma a fine seduta aveva quasi del tutto annullato lo svantaggio. Dall’Arabia Saudita è arrivato in serata un avvertimento: l’Opec+ potrebbe ridurre la produzione di petrolio se i prezzi continuassero a calare.

L’euro scende

Prosegue intanto la discesa dell’euro. Il cross perde lo 0,1% a 0,993, sui minimi degli ultimi vent’anni. Quale può essere l’effetto del caro dollaro sull’economia italiana? “La rivalutazione della moneta Usa – spiega Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo – inciderà sul costo delle materie prime solitamente quotate in dollari: aumenterà il conto già salato che consumatori e aziende pagano per l’energia”.

Il quadro cambia per le aziende più orientate all’export: il vantaggio è stimato dall’economista di Banca Intesa in 50 miliardi grazie soprattutto alle vendite in Usa già cresciute del 42% rispetto a un anno fa. Occorre però tener conto dell’effetto inflazione. “Anche in caso di effetto nullo sulla crescita del Pil nel suo complesso, vi sarebbero importanti impatti redistributivi, dalle famiglie alle aziende e, all’interno del mondo delle imprese, da quelle importatrici a quelle esportatrici”, conclude Mameli.

In particolare, agli attuali livelli di cambio, l’impatto positivo sulle aspettative di utile per azione è significativo per diversi titoli, tra i quali Stm (l’87% dei ricavi avviene nella valuta Usa), i petroliferi, Ferrari, Pirelli, Fila, El.En, Saes Getters, con impatti superiori al +5%. Impatto negativo invece per le stime di Geox, OVS e CNH industrial.

Recuperano le banche

L’andamento della mattinata riflette abbastanza fedelmente il confronto tra le valute. Un altro propellente è stato il recupero delle grandi banche. Unicredit +2%. Intesa Sanpaolo +1%. Alla data del 19 agosto, dall’avvio del programma il 4 luglio 2022 l’istituto ha acquistato complessivamente 497.201.056 azioni, pari a circa a il 2,49% del capitale ante annullamento, a un prezzo medio di acquisto per azione pari a 1,7281 euro, per un controvalore totale di circa 859 milioni di euro.

Da segnalare Tim (+3,04%), in recupero dopo i minimi di ieri. L’ad Pietro Labriola ha acquistato sul mercato un milione di azioni della società al prezzo di 0,2084 euro.

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