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Gas, razionamenti in vista il prossimo l’inverno: il piano italiano prevede 2 gradi in meno nelle case

In caso di stop alle forniture dalla Russia, le misure più drastiche prevedono anche tagli per le industrie energivore e chiusure anticipate per uffici pubblici, negozi e locali

Gas, razionamenti in vista il prossimo l’inverno: il piano italiano prevede 2 gradi in meno nelle case

È sempre più probabile che il prossimo inverno tutta l’Europa sarà costretta a razionamenti del gas per famiglie e imprese. Le tensioni sul fronte russo, infatti, non accennano a diminuire: al contrario, Gazprom ha annunciato altri tre giorni di stop alle forniture attraverso il gasdotto Nord Stream 1 (ufficialmente “per manutenzione”) e il prezzo del gas continua a far segnare nuovi record.

Per questo, prende corpo la possibilità che – fra qualche mese – i governi europei saranno costretti a mettere in pratica i piani di razionamento allestiti negli ultimi mesi. Quello italiano, predisposto già la scorsa primavera, prevede tre livelli di emergenza, a seconda della disponibilità di gas. Alcune misure sono già in vigore: negli uffici pubblici l’aria condizionata non può essere portare la temperatura sotto i 27 gradi, mentre il prossimo inverno il limite massimo per il riscaldamento sarà a 19 gradi.

Se però nei prossimi mesi Gazprom dovesse chiudere del tutto (o quasi) i rubinetti del gas russo, la situazione si farebbe decisamente più complessa, perché, malgrado gli accordi di fornitura alternativi firmati da Eni, l’Italia dipende ancora dalla Russia per 10 miliardi di metri cubi di gas.

Razionamento gas: le misure più drastiche previste dall’Italia

Le misure più drastiche, quelle del terzo livello d’emergenza, richiederebbero sacrifici a tutti:

  • nelle case la temperatura del riscaldamento dovrebbe scendere di due gradi e anche l’orario di accensione dei termosifoni dovrebbe essere ridotto;
  • ai Comuni potrà essere chiesto di ridurre l’illuminazione pubblica nelle strade e sui monumenti fino al 40% dei consumi totali;
  • gli uffici pubblici potrebbero chiudere in anticipo;
  • ai negozi potrebbe essere imposto di abbassare le saracinesche entro le 19, mentre per i locali l’orario di chiusura sarebbe anticipato alle 23;
  • infine, le aziende che consumano più energia potrebbero vedersi interrompere la fornitura per un periodo limitato di tempo.

La posizione di Confindustria

L’ultima misura è ovviamente invisa a Confindustria, che la vorrebbe scongiurare e ha chiesto esplicitamente al governo di salvaguardare le imprese. Secondo il centro studi dell’associazione degli imprenditori, abbassare fino a tre gradi la temperatura di tutto il settore civile porterebbe a un risparmio di circa 30 milioni di metri cubi al giorno, un dato che corrisponde al 50% del consumo medio giornaliero di tutta l’industria italiana.

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