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Il crollo del petrolio azzoppa le Borse: Piazza Affari perde lo 0,6% e l’Eni più del 3%

La caduta del petrolio a 64 dollari il barile continua a condizionare negativamente i mercati e a stimolare le vendite di titoli petroliferi: Piazza Affari perde lo 0,6% e scende sotto quota 20mila, l’Eni lascia sul campo il 3,42% – Male anche Tenaris, Buzzi, Tod’s e Mps – In controtendenza Mediaset, Ubi, Intesa e Yoox – Irrilevante il declassamento di S&P.

Il crollo del petrolio azzoppa le Borse: Piazza Affari perde lo 0,6% e l’Eni più del 3%

LA DIGA DEI BTP REGGE AL DOWNGRADING DI S&P. CROLLA ENI, AVANZANO INTESA E FINMECCANICA

La retrocessione del rating Italia da parte di S&P non danneggia i Btp, ma la Borsa italiana chiude un rosso, sotto la pressione delle vendite su Eni. Ecco la sintesi di una seduta con volumi co9nsistenti nonostante la festività.

L’indice Ftse Mib chiude a quota 19.976 con un ribasso dello 0,55%, in linea con Francoforte -0,53%. Fanno peggio Parigi -0,79% e Madrid -0,74%. Londra -0,75%. Il Btp, dopo un avvio di negoziazioni all’insegna della debolezza, ha ripreso la strada del rialzo: il rendimento scende di 3 punti base all’1,94%, nuovo minimo storico.

Lo spread di allarga di 4 punti base a 122, ma solo perché scende ancor di più il rendimento del Bund tedesco. A favorire i titoli del debito sovrano è l’allarme sullo stato dell’Eurozona: dopo il rinvio del Qe, la situazione si va deteriorando a vista d’occhio. Il membro austriaco della Bce Ewal Nowotny ha detto ieri che è in corso un “massiccio deterioramento dell’economia della zona euro”, cui si dovrà rispondere anche con l’acquisto di bond governativi da parte della banca centrale.

Altra musica sul fronte, non meno deelicato ed urgente, della fiscal policy. Nel documento finale, i 18 ministri delle finanze sollecitano il governo italiano a intervenire con una correzione del deficit strutturale nel 2015 dello 0,5%:la recessione, così facendo, è garantita per i prossimi anni.

L’indice Stoxx delle società europee dell’industria petrolifera è in calo del 2% ed il petrolio cade anche oggi. Il future del Wti tratta a 64,8 dollari il barile, in calo del 3% e sui minimi dal 2009. Sull’onda delle previsioni di  Morgan Stanley: senza un intervento dell’Opec, i mercati rischiano una sovraproduzione capace di spingere il prezzo del Brent fino a 43 dollari. Sul mercato azionario affonda l’Eni che chiude a -3,42% a 14,97 euro, minimo degli ultimi 3 anni.  Tenaris perde il 2,5%. Saipem +0,2% si avvia a chiudere con un pallido rimbalzo dopo il crollo della scorsa settimana. Il consiglio di amministrazione di martedì discuterà degli obiettivi del 2015, a rischio dopo la decisione della Russia di cancellare il South Stream.

Contrastati i bancari. Unicredit perde lo 0,9%. Intesa guadagna l’1,5%. Keefe Bruyette ha alzato il giudizio a Outperform da hold. Montepaschi perde l’1,9%. Nel segmento delle banche popolari, Banco Popolare +0,4%: Keefe Bruyette ha tagliato il giudizio a Market Perform da Outperform. Il target price è stato ridotto a 10,30 euro da 16 euro. Banca Popolare di Milano -0,4%. Ubi Banca +1,3%.  

Tra gl industriali svetta Finmeccanica sui massimi di periodo con un guadagno dell’1,3%. Prysmian è in rialzo dello 0,8%. Stamattina gli analisti di Barclays hanno alzato il prezzo obiettivo sul titolo a 18 euro da 17 euro. Al contrario, rallenta Fca -1,7 che in avvio di seduta aveva toccaot il massimo dal novembre 2000. Pesa il giudizio di Bernstein che giudica il titolo expendsive.  Pirelli perde l’1,7%.

Giù anche Telecom Italia (perde lo 0,7%) e Mediaset guadagna l’1,6%. Nel lusso, solo Tod’s –1,8% patisce l’effetto Prada (-8% a Hong Long). Yoox +1,7%, Ferragamo +0,7%.

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