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Il caso Fincantieri: un dossier molto spinoso per la nuova Cdp

Fincantieri, controllata da Cdp attraverso Fintecna, è un fiore all’occhiello del made in Italy ma è nel pieno di una tempesta di Borsa per l’allarme sui cantieri in Norvegia e Brasile e soprattutto per il ventilato aumento di capitale: la nuova Cdp deve fare la sua parte perchè il mercato attende segnali chiari sullo stato del gruppo e sulle sue prospettive

Il caso Fincantieri: un dossier molto spinoso per la nuova Cdp

Il titolo Fincantieri ha perso in pochi giorni quasi il 40% del suo valore di Borsa rispetto ai massimi dell’aprile  corso e oltre il 30% dal prezzo dell’Ipo del maggio 2014. Si dice che la precipitosa discesa del titolo derivi dalla necessità di un nuovo aumento di capitale per far fronte alle necessità di espansione dell’attività, dato il buon successo commerciale delle grandi navi costruite nei suoi cantieri. Ma contemporaneamente ci sono  stati degli allarmi ufficiali sulle difficoltà nelle controllate estere ed in particolare nei cantieri norvegesi dove si costruiscono piattaforme petrolifere ed altro naviglio di appoggio, e nei cantieri brasiliani investiti in pieno dalla crisi economica di quel paese e soprattutto dal blocco dell’attività di Petrobrás.

Fincantieri, che è controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, tramite Fintecna, è una società che ha riscosso negli ultimi anni un notevole successo commerciale. Le sue grandi navi da crociera sono molto apprezzate dagli armatori del settore, ed i nostri cantieri hanno potuto beneficiare di un notevole incremento degli ordini e del fatturato. Ma la società non è mai riuscita a distribuire dividendi mentre ha avuto bisogno di due aumenti di capitale. Il primo nel 2010 di 250 milioni sottoscritto interamente da Fintecna (la finanziaria incaricata dalla liquidazione dell’IRI) ed il secondo lo scorso anno in occasione dell’andata in Borsa, di ben 350 milioni in parte rilevante sottoscritto dai risparmiatori privati.

Nel contempo anche i debiti sono aumentati per cui non si capisce bene dove siano finiti tutti questi mezzi finanziari affluiti nelle casse della società e per quale finalità oggi sarebbero necessari altri 500 milioni. Quest’ultima ipotesi è stata smentita dall’azienda, ma il mercato sembra ritenerla molto probabile, com’è dimostrato dall’andamento del titolo. Del resto chiedere 500 milioni su una capitalizzazione complessiva di poco superiore ad 800 milioni non è certo cosa da poco. Per Cdp un dossier spinoso. In primo luogo l’aver portato in Borsa un’azienda priva di valide prospettive reddituali ed operante in un settore ad alto rischio, comporta per la Cassa, che rimane comunque azionista di gran lunga maggioritario di Fincantieri, una responsabilità non tanto giuridica quanto reputazionale nei confronti del mercato a cui non è forse stata detta tutta la verità, nonostante i dubbi e le perplessità espressi da vari analisti.

Ma a parte queste considerazioni, ora per il nuovo vertice di Cdp si pone un problema assai delicato. Se si vorrà fare nuovamente ricorso al mercato (evitando di caricarsi tutte le esigenze di ricapitalizzazione di Fincantieri, cosa che comporterebbe un immobilizzo di capitale di cui peraltro la Cassa non dispone), bisognerà chiarire bene sia l’utilizzo che si è fatto negli anni passati dei capitali affluiti all’azienda, sia le prospettive economiche e finanziarie dell’azienda stessa. Fincantieri è uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana, e dispone al suo interno di competenze gestionali e di una cultura del lavoro in grado di superare l’attuale fase critica. Ma il mercato ha bisogno di segnali chiari e convincenti tanto più dopo la recente decisione di quotare il titolo in Borsa.

Il titolo Fincantieri ha perso in pochi giorni quasi il 40% del
suo valore di Borsa rispetto ai massimi dell'aprile scorso e oltre il
30% dal prezzo dell'Ipo del maggio 2014. Si dice che la precipitosa
discesa del titolo derivi dalla necessità di un nuovo aumento di
capitale per far fronte alle necessità di espansione dell'attività,
dato il buon successo commerciale delle grandi navi costruite nei suoi
cantieri. Ma contemporaneamente ci sono stati degli allarmi ufficiali
sulle difficoltà nelle controllate estere ed in particolare nei
cantieri norvegesi dove si costruiscono piattaforme petrolifere ed
altro naviglio di appoggio, e nei cantieri brasiliani investiti in
pieno dalla crisi economica di quel paese e soprattutto dal blocco
dell'attività di Petrobrás.
Fincantieri, che è controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti,
tramite Fintecna, è una società che ha riscosso negli ultimi anni un
notevole successo commerciale. Le sue grandi navi da crociera sono
molto apprezzate dagli armatori del settore, ed i nostri cantieri
hanno potuto beneficiare di un notevole incremento degli ordini e del
fatturato. Ma la società non è mai riuscita a distribuire dividendi
mentre ha avuto bisogno di due aumenti di capitale. Il primo nel 2010
di 250 milioni sottoscritto interamente da Fintecna ( la finanziaria
incaricata dalla liquidazione dell'IRI ) ed il secondo lo scorso anno
in occasione dell'andata in Borsa, di ben 350 milioni in parte
rilevante sottoscritto dai risparmiatori privati. Nel contempo anche i
debiti sono aumentati per cui non si capisce bene dove siano finiti
tutti questi mezzi finanziari affluiti nelle casse della società e per
quale finalità oggi sarebbero necessari altri 500 milioni.
Quest'ultima ipotesi è stata smentita dall'azienda, ma il mercato
sembra ritenerla molto probabile, com'è dimostrato dall'andamento del
titolo. Del resto chiedere 500 milioni su una capitalizzazione
complessiva di poco superiore ad 800 milioni non è certo cosa da poco.
Per Cdp un dossier spinoso. In primo luogo l'aver portato in Borsa
un'azienda priva di valide prospettive reddituali ed operante in un
settore ad alto rischio, comporta per la Cassa, che rimane comunque
azionista di gran lunga maggioritario di Fincantieri, una
responsabilità non tanto giuridica quanto reputazionale nei confronti
del mercato a cui non è forse stata detta tutta la verità, nonostante
i dubbi e le perplessità espressi da vari analisti.
Ma a parte queste considerazioni, ora per il nuovo vertice di Cdp si
pone un problema assai delicato. Se si vorrà fare nuovamente ricorso
al mercato ( evitando di caricarsi tutte le esigenze di
ricapitalizzazione di Fincantieri, cosa che comporterebbe un
immobilizzo di capitale di cui peraltro la Cassa non dispone ),
bisognerà chiarire bene sia l'utilizzo che si è fatto negli anni
passati dei capitali affluiti all'azienda, sia le prospettive
economiche e finanziarie dell'azienda stessa. Fincantieri è uno dei
fiori all'occhiello dell'economia italiana, e dispone al suo interno
di competenze gestionali e di una cultura del lavoro in grado di
superare l'attuale fase critica. Ma il mercato ha bisogno di segnali
chiari e convincenti tanto più dopo la recente decisione di quotare il
titolo in Borsa.

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