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I rincari costano all’Italia un -0,2% del Pil nel primo trimestre 2022. L’inflazione frena ma resta da record

Dopo quattro trimestri la crescita dell’economia italiana frena per effetto dei rincari delle materie prime. In compenso l’inflazione ha rallentato la sua corsa, pur rimanendo ai massimi dal 1991

I rincari costano all’Italia un -0,2% del Pil nel primo trimestre 2022. L’inflazione frena ma resta da record

L’economia italiana, dopo il forte rimbalzo dello scorso anno, registra una leggera flessione dell’attività nei primi tre mesi del 2022. Tra gennaio e marzo il Pil italiano è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (+0,7%), però, su base tendenziale la crescita risulta ancora sostenuta, di poco inferiore al 6%, grazie alla buona performance “dell’agricoltura, sul lato dell’offerta, e della domanda nazionale”. Queste sono le principali stime fotografate dall’Istat. Nel frattempo, arrivano anche i dati sull’inflazione, che dopo nove mesi di accelerazione, ha rallentato la sua corsa ad aprile, pur rimanendo a un livello che non si registrata da settembre 1991, a causa di beni energetici con il carrello della spesa che sale del 6%. Dati che confermano l’andamento al rialzo molto sostenuto nel corso dell’anno.

Riviste al ribasso le aspettative di crescita acquisita per il 2022

Per quanto riguarda il prodotto interno lordo italiano – corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato – è diminuito dello 0,2% rispetto all’ultimo trimestre del 2021 ed è cresciuto del 5,8% in termini tendenziali. Sono dati provvisori, sottolinea l’Istat, motivo per cui non si può ancora scendere nel dettaglio delle componenti dell’economia italiana. Per il momento, si ritiene che il calo è la sintesi “di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una riduzione in quello dei servizi e di una stazionarietà nell’industria”. Dal lato della domanda, invece, “la componente nazionale (al lordo delle scorte) ha dato il contributo positivo mentre quella estera netta un apporto negativo”.

Un dato che in ogni caso abbasso le aspettative di crescita acquisita per il 2022, riviste leggermente al ribasso, arrivando al +2,2%. Mai come in questo periodo però le previsioni sono volatili e legate a a quel che succede in Ucraina.

L’inflazione rallenta ma si diffonde ad altri comparti

Quanto all’inflazione, secondo le stime preliminari dell’Istata, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (nic) – al lordo dei tabacchi – è aumentato dello 0,2% rispetto a marzo e del 6,2% su base annua (rispetto al +6,5% di marzo). Tale rallentamento tendenziale è riconducibile principalmente ai prezzi dei beni energetici, soprattutto alla componente regolamentata che frena di oltre il 10% rispetto a marzo, rimanendo al +71,4%. L’inflazione di fondo, ossia al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, è salita dal +1,9% al +2,5%.

Anche l’aumento congiunturale del nic ha risentito molto del calo dei prezzi energetici in quanto ridimensiona in buona parte l’aumento nei servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli alimentari lavorati (+2%) e degli alimentari non lavorati (+0,8%).

Se gli aumenti, pur sostenuti, dell’energia rallentano, le tensioni inflazionistiche, sottolinea l’Istituto, continuano a diffondersi ad altri comparti: alimentari lavorati, beni durevoli e non durevoli e servizi di trasporto. Nel dettaglio l’accelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati ha fatto salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che si è portato così al 6%. Lo rileva l’Istat in base alle prime stime.

Inoltre, l’Istat ha stimato un aumento dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (ipca) dello 0,6% a livello mensile e del 6,6% su base annua. La variazione congiunturale più positiva rispetto nic è dovuta alla fine dei saldi stagionali. Per quanto riguarda l’inflazione acquisita per il 2022 è diventata del +5,3% per l’indice generale e del +2,1% per la componente di fondo.

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