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I Giochi di Baku: tutta Europa in Azerbaijan nel 2015

I Giochi Europei di Baku 2015, oltre a una rassegna sportiva, saranno un modo per finanziare le Olimpiadi e renderle sempre più indipendenti dai governi – Il governo dell’Azerbaijan ha messo in moto un carosello d’investimenti tutti a suo carico – La capitale azera ha già conquistato per il 2016 il Gran premio di Formula uno e per il 2017 i Giochi islamici.

I Giochi di Baku: tutta Europa in Azerbaijan nel 2015

“Saranno i giochi continentali più belli del mondo, daranno il messaggio di cosa è l’Europa, saranno una sfida a chi pensa che solo gli sport più diffusi sono quelli più amati”. Con questa parole d’ordine Simon Clegg, inglese, uno dei manager più conosciuti nel mondo dello sport, sta guidando il comitato organizzatore della prima edizione dei giochi europei che si terranno dal 12 al 28 giugno prossimo a Baku.

Dopo aver covato l’idea per una ventina d’anni senza farne nulla, il Comitato olimpico aveva licenziato il nuovo format nel 2012, forse perché ha trovato il Paese disposto a finanziare tutta l’operazione, cioè l’Azerbaijan, il cui presidente Ilham Aliyev ha cavalcato subito l’occasione, dopo due tentativi falliti di qualificarsi per le Olimpiadi.

Si sa che le finanze del Comitato olimpico hanno qualche difficoltà, come pure ne hanno i Paesi europei, di questi tempi. E pure ne hanno le federazioni sportive, che di solito devono sostenere i costi di partecipazione dei propri atleti ai grandi eventi. Quale migliore occasione invece per incassare finalmente risorse, in termini di diritti tv e di spettatori, oltre che di sponsor, visto che qualcuno paga il conto, e consente alle federazioni di partecipare gratis? “L’operazione è anche un modo per finanziare le Olimpiadi, e renderle sempre più indipendenti dai governi”, ammette Clegg.

Il governo di Baku ha infatti messo in moto un carosello d’investimenti tutti a suo carico: il nuovo stadio (il Crystal Hall, 25 mila posti), il palazzo dell’acqua con le piscine, i rinnovati spazi per la ginnastica e per l’atletica, e gli atleti poi saranno tutti ospitati. Il ministro dello Sport Raminov garantisce: “Questa occasione può cambiare la faccia del paese”, e sicuramente si stanno facendo le cose in grande stile. Il budget, per ora, viene solo stimato, e si aggira sui 150 milioni di euro, con la parte più cospicua destinata a fare felici imprese e architetti, che devono realizzare le infrastrutture a grande velocità. 

Partita a fine 2012, l’operazione deve tagliare il traguardo per la metà del 2015. “Ma Baku è già molto più avanti nei lavori di quanto lo sia il Brasile per i giochi olimpici del 2016”, dice Clegg. Senza contare che questa corsa non si ferma a metà del prossimo anno, ma continua: nel 2016 Baku ha già conquistato il Gran premio di Formula uno, e nel 2017 i Giochi islamici. 

D’altra parte i mezzi ci sono: si è appena aggiunto come partner del comitato organizzatore un pezzo da novanta coma la Socar, la compagnia petrolifera di Stato, vale a dire la macchina da soldi del paese, che affianca sposor come la Bp, la prima compagnia occidentale che opera in Azerbaijan, Procter&Gamble e Tissot. 

Ora l’impresa più difficile è convincere i gestori televisivi europei e non che i giochi saranno un successo di pubblico. Per ora solo 3 paesi europei hanno acquistato i diritti (Romania Ungheria e Belgio), e mancano i paesi più importanti, ma Clegg, uomo che ha costruito tutta la sua carriera nell’organizzazione sportiva al top visto, è sicuro di farcela a breve anche con Francia, Uk, Germania, Spagna, Italia.

Certo, i giochi europei di Baku corrono un rischio: essere delle Olimpiadi in sedicesimo. Le specialità ammesse sono 20 (contro le 28 delle olimpiadi), 6000 gli atleti contro i 10 mila delle Olimpiadi, e anche se la selezione è stata fatta sulla base “del primo che arriva”, come spiega Clegg, tuttavia la scelta include ovviamente sport in cui il paese ospitante è particolarmente forte come il wrestling e il karatè ma anche sport più di nicchia – e non olimpici – come il beach soccer, o il basket tre contro tre, e il sambo, una lotta di stampo caucasico. Per nove specialità, comunque, i giochi serviranno a qualificarsi per i giochi olimpici (si tratta di atletica, tiro con l’arco e tiro a segno, triatlon, beach volley, ciclismo, nuoto, ping-pong). 

Oltre a essere una vetrina per un paese che guarda all’Europa come il luogo a cui si sente di appartenere, questi giochi riporteranno in alto il morale degli atleti e delle bandiere del vecchio continente un po’ in declino sul piano sportivo: il numero di medaglie conquistate da europei si è andato via via assottigliando nel tempo, perché erano il 70 per cento di tutte le medaglie nel 1978, poi sono scese al 38 per cento nei giochi di Pechino. Ora saranno tutte nostre.

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