Condividi

Guzzetti: nelle banche le Fondazioni sono soci stabili ma vi investono meno di metà del patrimonio

di Franco Locatelli – Il presidente dell’Acri a Firstonline: “Con la Carta delle Fondazioni faremo un salto di qualità nella governance e nella trasparenza” – Sì alla ricapitalizzazione delle banche: finora l’investimento nel credito è quello che ha reso di più – I rapporti con la Cdp, con le Popolari e con Mediobanca – “Siena è una realtà particolare”.

Guzzetti: nelle banche le Fondazioni sono soci stabili ma vi investono meno di metà del patrimonio

Le Fondazioni bancarie? Tutti le cercano e tutti le vogliono. Ne ha parlato anche il governatore Draghi nelle sue ultime Considerazioni finali, elogiandone la partecipazione alla ricapitalizzazione delle banche ma richiamando anche l’attenzione sulla loro governance, sull’indipendenza e sulla trasparenza. La Carta delle Fondazioni – come spiega in questa intervista a Firstonline – il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti,la cui saggia gestione ha contribuito in modo decisivo alla legittimazione delle Fondazioni stesse, è un altro passo avanti. Ma il campo resta pieno di effervescenza: dal rapporto con le Popolari a Mediobanca, dalla particolarità della Fondazione Mps alla presenza nella Cdp.

FIRST ONLINE – Nelle sue ultime Considerazioni finali il governatore Draghi ha apprezzato la risposta “pronta” delle Fondazioni alla ricapitalizzazione delle banche, ma ha anche rammentato che per conciliare la loro presenza nel capitale delle banche con l’autonomia gestionale di queste ultime sono ”cruciali la qualità degli assetti di governo e controllo delle Fondazioni, i presidi di indipendenza e di prevenzione dei conflitti di interesse, l’efficienza e la trasparenza della gestione finanziaria” delle Fondazioni stesse: la Carta delle Fondazioni che avete lanciato è una risposta?

GUZZETTI – La nostra risposta sta nei comportamenti che le Fondazioni hanno fin qui tenuto. Correttamente il Governatore dà atto alle Fondazioni di essere state investitori stabili del sistema bancario e un argine alle interferenze politiche nel credito. La Carta è un altro passo in avanti, molto importante, che permetterà alle Fondazioni di dotarsi di regole coerenti e condivise nel campo della governance e dell’accountability, dell’attività erogativa e progettuale, della gestione del patrimonio. Noi partiamo dal presupposto che la legge Ciampi sulle Fondazioni non si tocca, ma sulla governance e sulla trasparenza delle Fondazioni si può sempre migliorare e siamo sempre pronti a farlo.

FIRST ONLINE – Non è un po’ troppo un anno di consultazione prima di arrivare al varo della Carta?

GUZZETTI – In realtà, un anno è il tempo minimo per discutere e consultare in profondità le 88 Fondazioni che compongono l’Acri, se non si vogliono cercare scorciatoie o risposte banali a problemi di crescita molto impegnativi come quelli che la Carta richiama. Il consenso non si compra e non si ordina ma si costruisce giorno per giorno, anche se questo richiede un po’ di tempo in più.

FIRST ONLINE – Di recente, Lei ha invitato i corvi che roteavano sulle Fondazioni in occasione delle ricapitalizzazioni bancarie a ritirarsi nei loro antri, perché le Fondazioni hanno partecipato pienamente agli aumenti di capitale, qualificandosi come investitori istituzionali stabili del sistema bancario, ma non crede che la scelta delle Fondazioni lasci aperti molti interrogativi?

GUZZETTI: Quali?

FIRST ONLINE – Il primo riguarda il rischio di un’eccessiva concentrazione degli investimenti delle Fondazioni in un’unica direzione e cioè nelle banche di riferimento: ne conviene?

GUZZETTI – No, non si può generalizzare. Bisogna distinguere caso da caso. Le maggiori Fondazioni la diversificazione degli investimenti l’hanno fatta e la stanno facendo. Semmai il problema riguarda le Fondazioni più piccole, per le quali gli impegni di ricapitalizzazione delle banche di riferimento possono essere più pesanti, ma, ripeto, non si può fare di tutte le erbe un fascio.

FIRST ONLINE – Ma, presidente, Le sembra normale che una Fondazione del calibro di quella del Monte dei Paschi si indebiti per non perdere la maggioranza assoluta della sua banca di riferimento?

GUZZETTI – Siena è una realtà molto particolare; e la Fondazione Monte dei Paschi nella sua piena responsabilità prende le decisioni che reputa più opportune e utili per la sua comunità e il suo territorio.

FIRST ONLINE – C’è un altro interrogativo che la partecipazione, pur apprezzabile, delle Fondazioni alla ricapitalizzazione del sistema bancario solleva: lo spirito della legge Ciampi, che Lei considera intoccabile, immaginava che la presenza delle Fondazioni nelle banche fosse transitoria, mentre così non diventa permanente?

GUZZETTI – Questa è una inesattezza. La “Ciampi” fissa un termine per dismettere il controllo e se non si rispetta il termine scatta un periodo transitorio con sanzioni. Non sta scritto in nessuna parte della legge Ciampi che le partecipazioni bancarie delle Fondazioni debbano essere transitorie. La legge dice un’altra cosa importante e cioè che le Fondazioni, nella loro autonomia, debbono ispirare la gestione del loro patrimonio a criteri di diversificazione, di prudenza e di attenzione alla redditività dei loro investimenti per poter far fronte ai compiti sociali e istituzionali a cui sono chiamate nel lungo periodo.

FIRST ONLINE – Resta il fatto che la crisi ha falcidiato i profitti delle banche e tornare ai livelli di redditività pre-crisi è difficile e richiede tempo.

GUZZETTI – E’ vero, ma non dobbiamo dimenticare che non stiamo vivendo una fase economica normale bensì patologica. Altrove le banche sono crollate ma da noi non ne è fallita una. Certamente bisogna sempre rivisitare la bontà degli investimenti, ma finora l’investimento nelle banche ha reso più di quello effettuato in altri campi. Infine, la maggior parte delle Fondazioni investe in partecipazioni bancarie meno della metà del proprio patrimonio disponibile e questo è un segno di sana e prudente gestione.

FIRST ONLINE – Tutti vi cercano e tutti vi vogliono. Adesso si parla della possibilità di un matrimonio tra le Fondazioni e le banche popolari, ma in questo modo non si corre il rischio di alimentare conflitti d’interesse a livello locale?

GUZZETTI – La nostra epoca è sempre attraversata da leggende metropolitane, ma tra Fondazioni e Popolari non c’è nulla. Dal centro e cioè dall’Acri non c’è e non ci sarà mai una iniziativa per ottenere modifiche legislative per il regime giuridico delle “Popolari”. Non l’abbiamo fatto in passato, non lo facciamo oggi, non lo faremo in futuro. Non c’è una direttiva volta a spingere le Fondazioni a investire in questo o in quel campo. E ciò vale anche per le Popolari. Gli investimenti li decidono le singole Fondazioni in base alla loro redditività. Questo non esclude che l’Acri sia molto attenta all’evoluzione della legislazione e, in questo caso, alla riforma delle Popolari perché vogliamo difendere al meglio le partecipazioni delle Fondazioni derivanti da fusioni tra banche e, nella fattispecie, tra banche Popolari.

FIRST ONLINE – Esattamente a che cosa si riferisce?

GUZZETTI – Alla necessità di superare gli effetti negativi sul patrimonio e sui dividendi delle Fondazioni di Cuneo e di Pavia, derivanti dal tetto alla quota azionaria che è scattato sulle loro partecipazioni a seguito di fusioni che, senza alcuna iniziativa delle Fondazioni, le ha viste finire in Popolari. L’Acri si sta battendo per tutelare gli investimenti azionari delle Fondazioni in banche Popolari che si sono fuse: tutto qui. Se arriverà finalmente la riforma delle Popolari invocata da anni dalla Banca d’Italia, le singole Fondazioni decideranno autonomamente il da farsi e se rafforzare o meno le loro partecipazioni nelle Popolari. Ma si tratta sempre di scelte libere ed autonome senza nessuna regia centrale.

FIRST ONLINE – Mi permetta di farle una domanda non come presidente dell’Acri ma come presidente della Fondazione Cariplo: se in occasione del rinnovo del patto di sindacato di Mediobanca in autunno, Piazzetta Cuccia vi chiamasse per rafforzare il nucleo stabile dei soci italiani, Cariplo potrebbe rispondere all’appello?

GUZZETTI – In questo momento non c’ alcun atto o istruttoria di investimento della Fondazione Cariplo in Mediobanca. Il futuro è in mente dei.

FIRST ONLINE – Presidente, le Fondazioni hanno investito anni fa un miliardo nella Cassa depositi e prestiti. Sono contente di averlo fatto e che cosa pensano dell’evoluzione della Cassa?

GUZZETTI – Siamo più che contenti. In 7 anni l’investimento nella Cdp ha reso alle Fondazioni oltre il 13 per cento medio annuo, un rendimento che ci soddisfa pienamente. Oggi, inoltre, la Cassa sta attraversando un’evoluzione molto interessante in nuovi campi d’attività ed è gestita da un management di alto profilo, composto dal presidente Bassanini, dall’ ad Gorno Tempini e dal direttore generale Del Fante che godono della nostra piena fiducia.

FIRST ONLINE – Lei non vede il rischio che la Cassa faccia troppi mestieri e che la sua crescita alimenti le tentazioni di ingerenza politica?

GUZZETTI – Francamente non vedo questi rischi. Tra l’altro, alcune nuove attività come l’housing sociale corrispondono sempre di più alle nostre finalità. Quanto ai rischi di invadenza politica, io penso sempre che se il management è di alta qualità, come quello della Cassa, non si fa certo condizionare. Infine nei compiti della Cdp non ci sono né salvataggi né gestione di imprese.

FIRST ONLINE – Presidente, l’educazione finanziaria sta diventando una priorità della vostra attività: la svilupperete da soli o in alleanza con Abi e PattiChiari?

GUZZETTI – Puntiamo molto sull’educazione finanziaria e sull’alleanza con Abi e PattiChiari che può estendersi anche ad altre forze; il collega Giovanni Vietri – Presidente della Fondazione Carisalernitana – responsabile per Acri di questo settore, sta facendo un lavoro ottimo.

FIRST ONLINE – Oggi nessuno pensa più che le Fondazioni siano il cavallo di Troia della politica nel credito, ma dopo la stagione dei Guzzetti che ne sarà di questi enti e della loro autonomia?

GUZZETTI – Il futuro non si può mai ipotecare, ma mi lasci dire che le regole che ci siamo dati sono una garanzia di autonomia anche per l’avvenire e che in questi anni ho visto formarsi una nuova generazione di fondatori che lascia ben sperare. Di solito, quando un giocattolo funziona, non conviene a nessuno rovinarlo.

Commenta