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Guggenheim New York, arte come rivoluzione poetica

Guggenheim New York, arte come rivoluzione poetica

Gli artisti in questa mostra dal titolo One Hand Clapping che si tiene alla Gugghmeim di New York dal 4 maggio al 21 ottobre esplorano i modi in cui la globalizzazione influisce sulla nostra comprensione del futuro. I loro lavori commissionati rappresentano una gamma di mezzi tradizionali e nuovi, dal petrolio su tela ai software di realtà virtuale.

Nei suoi dipinti e sculture, Duan Jianyu celebra le figure marginali che perseguitano la zona transitoria dove si intersecano rurale e urbano, primitivo e moderno. Il video animato di Wong Ping, guidato dall’umorismo oscuro e scanzonato dell’artista, affronta la tensione tra l’invecchiamento della popolazione e il ritmo incessante dell’economia digitale. La simulazione VR di Lin Yilin mette alla prova le potenzialità di tale tecnologia per permetterci di vivere l’esperienza di un’altra persona o persino di un oggetto, in questo caso un pallone da basket. Nella sua fantastica installazione cinematografica, Cao Fei esamina l’impatto fisico e psicologico che l’industria automatizzata esercita sul corpo umano e sulla società. Samson Young gioca sulla nostra ossessione per i valori di verità e autenticità inventando una serie di strumenti musicali impossibili e ingegnerizzando digitalmente i loro suoni. Insieme, queste opere sfidano un futuro universale, omogeneo e tecnocratico determinato dalla crescita economica e dal progresso tecnologico.

Il titolo dello spettacolo, One Hand Clapping, deriva da un koan – un indovinello usato nella pratica buddista Zen per trascendere i limiti del ragionamento logico – che chiede: “Conosciamo il suono delle due mani che battono le mani. Ma qual è il suono di una mano che applaude? “Emergendo da una tradizione che ha avuto origine nel periodo Tang cinese (618-907), la frase” battere una sola mano “racchiude una storia di traduzione e appropriazione transculturali che continua nel presente. Il koan, reso popolare dal suo uso come epigrafe del libro di fiction del 1953 dell’autore americano JD Salinger, Nove storie, è stato anche il nome di una band britannica, il titolo di un film australiano, e il titolo e il testo di una canzone pop cantonese . In questa mostra, “un battito di mani” serve come metafora dei modi in cui il significato è destabilizzato in un mondo globalizzato. Evocando l’idea della solitudine, l’immagine di “battere una sola mano” parla anche della capacità degli artisti di esprimere una visione singolare in grado di contestare credenze radicate, stereotipi e strutture di potere.

Gli artisti in One Hand Clapping sono collegati dal loro profondo coinvolgimento in luoghi specifici, vale a dire, Pechino, Guangzhou, Hong Kong e New York; il loro esame critico dei nostri sistemi di scambio, comunicazione e produzione; e la loro immaginazione di più futuri come una forma di rivoluzione poetica.

 

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