Nessuna de-escalation. Prosegue senza tregua il conflitto tra Israele e Iran, giunto al quinto giorno consecutivo di bombardamenti. L’ultima operazione condotta dalle Forze di difesa israeliane (Idf) ha colpito il comando centrale delle forze armate iraniane, provocando la morte del generale Ali Shadmani, in carica da appena quattro giorni alla guida dello Stato maggiore. Shadmani era subentrato dopo l’uccisione del generale Gholamali Rashid, avvenuta il primo giorno di guerra insieme a figure di primo piano come Hossein Salami, comandante dei Guardiani della Rivoluzione, e Mohammad Bagheri, capo dell’esercito regolare.
“Abbiamo neutralizzato il principale quartier generale di emergenza militare del regime iraniano”, ha dichiarato Oded Basiuk, capo della Direzione operazioni dell’Idf. L’alto ufficiale ha ribadito che l’esercito israeliano continuerà a colpire obiettivi strategici in Iran finché, a suo dire, non sarà eliminata la minaccia nucleare. “Non permetteremo che un Iran nucleare trasformi il Medio Oriente in un cimitero. Colpiamo il regime, non il popolo, che merita un futuro migliore”, ha aggiunto.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un duro avvertimento alla guida suprema iraniana Ali Khamenei: “Potrebbe fare la fine di Saddam Hussein“.
Missili su Israele, esplosioni a Tel Aviv e Gerusalemme
L’Iran ha risposto intensificando gli attacchi missilistici. Sono oltre 370 i missili e droni lanciati da Teheran nei primi cinque giorni di guerra. Solo tra la notte e la mattinata odierna, 30 missili sono stati diretti contro Israele, la maggior parte intercettati. Forti esplosioni sono state avvertite a Tel Aviv, Gerusalemme e sulle Alture del Golan. Finora, il bilancio provvisorio è di 24 morti e oltre 500 feriti in Israele.
Le forze iraniane sostengono di aver colpito “obiettivi strategici” a Tel Aviv e Haifa con droni di precisione. Fonti di Teheran riferiscono anche di un caccia F-35 israeliano abbattuto a Tabriz, ma la notizia non è stata confermata da fonti indipendenti. I media iraniani parlano anche di attacchi riusciti contro il quartier generale del Mossad a Herzliya e il centro logistico dell’intelligence a Glilot.
Il generale iraniano Kioumars Heidari ha annunciato un‘escalation ancora più intensa nelle prossime ore, parlando di “nuove armi avanzate” già impiegate.
L’allarme sul sito nucleare di Natanz
Uno degli obiettivi più sensibili dell’offensiva israeliana è stato il sito nucleare sotterraneo di Natanz. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha confermato che alcune sale di arricchimento dell’uranio, situate in profondità, sono state colpite. Nessun danno è invece stato riscontrato negli impianti di Isfahan e Fordow.
Secondo la Cnn, per l’intelligence statunitense l’Iran non era vicino a dotarsi di un’arma nucleare: sarebbero serviti almeno tre anni.
450 morti in Iran, è fuga da Teheran
Il bilancio delle vittime in Iran si aggrava: secondo l’Ong Human Rights Activists in Iran, sono almeno 452 i morti e circa 650 i feriti, di cui oltre 220 civili. Il ministro della Salute iraniano ha invece parlato di 1.800 feriti, in gran parte civili.
Nel frattempo, Teheran si svuota. Migliaia di persone stanno lasciando la capitale in seguito all’invito all’evacuazione lanciato da Donald Trump. Il centro cittadino è pressoché deserto, con saracinesche abbassate e traffico congestionato sulle strade in direzione del Mar Caspio, dove molti iraniani tentano la fuga verso l’Azerbaigian, dove sono già stati evacuati circa 600 cittadini stranieri residenti in Iran. Lunghe code si registrano ai distributori di carburante, mentre le autorità locali continuano a sostenere che la situazione è sotto controllo.
Nella notte, un raid israeliano ha colpito la sede della TV di Stato iraniana, provocando tre morti e un incendio che ha ripreso vigore a causa del vento. La colonna di fumo è stata visibile per ore sopra Teheran.
Attacco Hacker a banca iraniana: la guerra arriva nel cyberspazio
Il conflitto si è ormai esteso anche al cyberspazio. La Bank Sepah, una delle principali banche pubbliche iraniane, è stata colpita da un attacco informatico rivendicato dal gruppo hacker “Gonjeshke Darande”. L’operazione avrebbe distrutto i database dell’istituto, legato ai Guardiani della Rivoluzione.
L’attacco ha mandato in tilt sportelli bancomat e sistemi di pagamento, lasciando migliaia di cittadini senza accesso ai propri conti. L’impatto è stato immediato, aggravando ulteriormente il clima di panico nella capitale.
Trump: “Voglio la fine della guerra, non un cessate il fuoco”
Donald Trump, a bordo dell’Air Force One di ritorno dal G7 in Canada, ha dichiarato di volere “una vera fine” della guerra e non un semplice cessate il fuoco: “Non cerco un cessate il fuoco, ma una vera fine della guerra”. Trump ha detto di essere disposto a inviare un emissario speciale, forse Steve Witkoff o il vicepresidente J.D. Vance, per un dialogo con l’Iran, ma ha anche lanciato un monito: “Se attaccheranno interessi americani, risponderemo con fermezza”. Smentite, invece, le voci su contatti già avviati con Teheran: “Fake news. Se vogliono parlare, sanno come trovarmi”.
Teheran, dal canto suo, si dice disponibile a negoziare di nuovo accordi sul nucleare solo se saranno rispettate le sue “linee rosse”.
Cina, Ue e Russia premono per de-escalation
Dal resto del mondo si moltiplicano gli appelli alla calma. Il presidente cinese Xi Jinping ha espresso “profonda preoccupazione” e chiesto una de-escalation immediata, mentre il portavoce del ministero degli Esteri ha accusato Donald Trump di “gettare benzina sul fuoco”.
Anche l’Unione europea, tramite l’Alto rappresentante Kaja Kallas, ha ribadito che l’Iran non deve ottenere l’arma nucleare e ha sollecitato tutte le parti a riaprire un canale diplomatico. L’Iran ha chiesto ufficialmente all’Ue di condannare quella che definisce “l’aggressione spudorata di Israele”.
Archiviata, almeno per il momento, la possibilità di Putin come mediatore nel conflitto, proposta fortemente osteggiata da Macron e dagli altri Paesi occidentali. “Putin dovrebbe prima porre fine all’invasione dell’Ucraina” prima di poter aspirare a un ruolo di mediazione, ha spiegato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. Dal Cremlino, il portavoce Dmitri Peskov ha definito l’escalation come “galoppante” accusando Israele di rifiutare ogni tentativo di mediazione.
Il re di Giordania, intervenendo al Parlamento europeo, ha definito il conflitto “una minaccia per il mondo intero”, chiedendo il ritorno a una pace basata sul diritto internazionale e sul reciproco riconoscimento.