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Grandi mostre: Eco e Narciso, l’unione fa la forza

Grandi mostre: Eco e Narciso, l’unione fa la forza

L’arte contemporanea contamina le collezioni classiche. E una mostra – “Eco e Narciso  – Ritratto e autoritratto nelle collezioni del MAXXI e delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini” – celebra a Roma la contaminazione all’ennesima potenza. Per chi ama la sfida la mostra tenacemente voluta da Giovanna Melandri, presidente del Maxxi e da Flaminia Gennari Sartori, direttrice delle Gallerie Nazionali di Palazzo Barberini e curatrice della mostra con Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi arte, è un unicum da non perdere. Per molte ragioni.

SPLENDORE BAROCCO E STUPORE DA AVANGUARDIE

Lo Scalone di Gian Lorenzo Bernini, la scala elicoidale di Francesco Borromini: siamo solo all’inizio di un percorso che celebra la riapertura di 750 metri quadri del Palazzo Barberini dopo settant’anni della complicata vicenda che aveva riservato al Circolo Ufficiali delle Forze Armate alcune sale del palazzo, ora recuperate e aperte al pubblico, appunto, con la mostra. E questo è già un buon inizio ma il meglio viene dalla scoperta delle 11 nuove sale costellate dei capolavori che Gallerie Nazionali e Maxxi hanno sapientemente mescolato. E così al Narciso di Caravaggio che si bea della sua immagine – nel dipinto è del tutto assente la ninfa Eco che di lui si innamorò secondo il racconto di Ovidio – risponde Giulio Paolini con il suo monolite nero (l’installazione “Eco nel vuoto“) che riflette l’icona in chiave contemporanea. E’ il primo choc anche perché siamo entrati nella Sala Ovale, un gioiello di per sé.

Maestoso è il primo passo, l’ingresso nel grande salone con la volta affrescata da Pietro da Cortona: 500 metri quadri di affresco celebrano la gloria di papa Urbano VIII, lo scorrere del tempo e della famiglia Barberini. Qui Luigi Ontani ha immaginato un allestimento sulle Ore che scorre, attraverso una serie di pannelli in sequenza, come fosse un orologio dando così al tempo una rappresentazione nello spazio. Nella Sale del Trono Shirin Neshat e il suo video che si interroga sui fantasmi dissepolti della memoria “Illusions & Mirrors” (protagonista l’attrice Natalie Portman) dialoga con la Beatrice Cenci di Guido Reni che si dice sia stata ritratta poco prima di andare al patibolo.

Senza raccontare ogni sala, delle 11 dedicate alla mostra, una segnalazione merita anche “Large dessert” di Kiki Smith nella Saladelle udienze. La grazie leziosa delle sue statuine sull’enorme tavolo trasversale si sposano alla perfezione con i pastelli di Benedetto Luti e Rosalba Carriera le loro allegorie e ritratti settecenteschi tutti femminili. E poi la Fornarina di Raffaello, i ritratti Pape (Giovanni Paolo II) e Mao di Yan Pei-Ming che affiancano il busto di Urbano VIII del Bernini con l’idea dell’immagine disgiunta del potere spirituale e di quello temporale.

 

 

ARTE ANTICA, SGUARDO MODERNO

Stupire, colpire, fare riflettere. “Siamo partiti dall’idea di guardare con occhi diversi le nostre opere” spiega Flaminia Gennari Santori che sottolinea come si sia voluto, anche, dare l’idea del “Museo che dialoga con gli altri Musei”. Detto con le parole di Giovanna Melandri la mostra è il risultato della “appassionata convergenza tra due istituzioni nazionali. Al centro del progetto ci sono le nostre due collezioni e il tema dell’identità: maschile, femminile, del potere. Nell’epoca dei selfie, dell’ossessione dell’autoritratto abbiamo voluto spingere ad una riflessione approfondita sulla relazione con l’altro”. “Una ricerca di equilibrio tra le opere e tra queste e gli spazi del Museo. Così è nato l’affascinante percorso tra arte antica e contemporanea di ” , twitta Bartolomeo Pietromarchi.

La mostra resterà aperta fino al 18 ottobre.

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