Condividi

Governo Lega-M5S: 30 miliardi in fumo in una settimana

In pochi giorno tra caduta dei valori di Borsa e crescita dello spread sono già stati bruciati 30 miliardi dei risparmiatori italiani: quanto costerà alla fine il contratto di programma del nascente governo giallo-verde per le tasche dei cittadini?

Governo Lega-M5S: 30 miliardi in fumo in una settimana

Scetticismo sull’Euro e sull’Europa, prove di sterilizzazione del debito pubblico, voglia di spesa pubblica anche a costo di sfondare i parametri europei: sono i propositi del nascente governo giallo-verde enunciati nel “contratto di cambiamento”. Bruxelles e le cancellerie dei principali paesi europei non l’hanno presa bene e i mercati ancora meno. Ma quanto costa agli italiani una piattaforma programmatica del genere?

I primi conti li fatti oggi Il Foglio: considerando la caduta della capitalizzazione di Borsa dal 15 maggio (giorno delle prime indiscrezioni sul contratto) al 21 maggio (giorno della presentazione del contratto ufficiale di Lega e M5S al Presidente Mattarella) la perdita è di 33 miliardi di euro di cui 30,5 per il calo dei valori di Borsa (al netto dello stacco cedole) – quasi cinque punti in termini percentuali il ribasso del Ftse Mib -, e 2,5 miliardi per il rialzo dello spread oltre 180 punti base.

Ovviamente si tratta di dati approssimati per difetto e per eccesso. Per difetto perché, visti gli umori dei mercati e le incertezze che gli orientamenti del nuovo governo generano nel mondo della finanza, non è purtroppo detto che il ribasso delle Borse sia finito e, men che mai, che i rendimenti dei titoli di Stato non continuino a crescere allargando lo spread del Btp decennale non solo nei confronti dei Bund tedeschi ma anche dei goverment bond francesi e spagnoli, pesanto sui conti del Tesoro, sulle banche e sui privati che chiedono prestiti e mutui. Si salva e guadagna, come investitore ma non come contribuente, chi acquista titoli di Stato dal rendimento maggiore. Ma i dati sono approssimati per difetto anche perché, nella condizioni politiche date, è difficile immaginare che nuovi imprenditori o gruppi industriali e finanziari esteri decidano di investire in Italia.

Naturalmente sono approssimati anche per eccesso perché nessuno può oggi sapere con assoluta certezza quale sia l’esatto corso dei mercati e, inoltre, il buon andamento degli utili aziendali e dell’economia reale potrebbe almeno in parte contenere le perdite della Borsa.

Le premesse però non sembrano essere delle migliori: la Borsa fatica a recuperare e, proprio il 21 maggio, mentre Di Maio e Salvini si recavano al Quirinale per riferire al capo dello Stato il nome di Giuseppe Conte quale premier designato, il differenziale Btp/Bund ha sfondato al rialzo quota 190 punti base (in aumento di quasi 60 punti in una sola settimana), mentre i rendimenti hanno toccato i massimi dal 2014.

A giudicare dal voto del 4 marzo, gli italiani non sembrano rendersi perfettamente conto degli effetti reali che il cambiamento di rotta della politica nazionale può avere sui loro portafogli, con buona pace del reddito di cittadinanza e della flat tax. Ma cominciano a chiederselo i risparmiatori: quanto ci costeranno le spericolate giravolte della Lega e di Cinque Stelle. Purtroppo i primi segnali non inducono all’ottimismo.

Commenta