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Governo Conte 2 verso fine corsa: le alternative in vista

Pioggia di controproposte sul Recovery Plan del Governo che Conte, sempre più vicino alla resa dei conti, farà fatica a soddisfare – “Se non ci sarà accordo, faranno senza di noi” dice il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, secondo cui il piano di Conte “non ha un’anima” – In caso di crisi, l’ipotesi delle elezioni anticipate resta però quella meno probabile

Governo Conte 2 verso fine corsa: le alternative in vista

Altro che schiarita di fine anno. Sul Governo Conte 2 si addensano di nuovo i nuvoloni dopo l’impennata del premier sul No al Mes sanitario e sulla gestione solitaria dei servizi segreti, ma il primo terreno di ruvido confronto sarà il Recovery Plan e la distribuzione dei 209 miliardi che l’Europa destinerà all’Italia se il nostro Paese sarà in grado di presentare progetti all’altezza della sfida.

Da oggi sul tavolo di Giuseppe Conte arriveranno le proposte delle quattro forze di maggioranza ed è fin troppo facile prevedere che quello più critico sarà quello di Italia Viva. Un vero proprio contro-piano di Renzi in 30 pagine e un centinaio di obiezioni a “un collage (quello di Conte) di ovvietà senza visione, zeppo di ripetizioni e con paragrafi sbagliati”. Per Renzi quello di Conte è solo “un piano senz’anima”. Gli investimenti, la sanità (perché non usare il Mes sanitario se perfino il ministro della Salute, Speranza, chiede 68 miliardi per fronteggiare la pandemia e rafforzare il sistema sanitario nazionale?), il turismo, la cultura e le infrastrutture saranno i cavalli di battaglia di Renzi, ma obiezioni alla bozza del Governo arriveranno anche da Pd, Cinque Stelle e Leu. In particolare, il Pd ha già fatto sapere che il piano “è tutto da rifare”, anche se esclude crisi di governo.

Renzi, dopo avere incassato l’addio alla cabina di regia del Recovery Plan, non vuole sottrarsi al confronto di merito sul documento del Governo ma è scettico sul risultato finale, perché non vede in Conte una strategia volta non solo a “ripristinare” il vecchio ordine economico pre-Covid ma anche a cogliere l’occasione dei 209 miliardi per fare le riforme e ridisegnare il sistema economico italiano. È tanto scettico da confidare al Corriere della Sera parole inequivocabili: “L’esperienza del Conte 2 per me è già archiviata“, dice il leader di Italia Viva, che spera che anche Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio escano dal torpore e traggano le conclusioni della loro generale insoddisfazione per la gestione del Recovery da parte del premier.

Ma che succederà se i giochi sul Conte 2 finiranno? “Se non ci sarà accordo, faranno senza di noi” afferma Renzi nella conferenza stampa in cui ha presentato il contropiano di Italia Viva sul Recovery Fund. Malgrado il monito del capodelegazione del Pd al Governo, il ministro Dario Franceschini, secondo cui se andasse in crisi il Conte 2 ci sarebbero solo le elezioni, nemmeno larga parte del Pd – a partire dai capigruppo in Parlamento, Marcucci e Delrio – pensa che si arriverà alle elezioni anticipate e ritiene invece che un generale chiarimento e riassetto (ne parla anche il ministro delle Difesa, Lorenzo Guerini) sia meglio dell’attuale galleggiamento. “Le elezioni anticipate sarebbero un suicidio”, ha commentato l’ex premier Romano Prodi.

Certo, se si dovesse arrivare alla crisi di governo, tutto può succedere ma, allo stato, le ipotesi più probabili sono due:

  • la rinegoziazione del programma e della gestione del Governo in vista di un Conte ter contraddistinto anche dalla presenza di due vicepremier (uno del Pd e uno dei Cinque Stelle, tendenza Di Maio);
  • o un governo che replichi la maggioranza attuale ma che sia affidato a un nuovo premier su cui le carte restano coperte.

La prima ipotesi – quella di un Conte 3 con nuovi programmi, più collegialità e nuovi ministri – resta, al momento, la più probabile. Sembra ammetterlo anche Renzi, che sempre sul Corriere della Sera di ieri, confidava: “Può essere, anche se dare la fiducia a un Conte 3 mi costerebbe”. Insomma, si balla, e solo ai primi di gennaio si capirà come evolverà la crisi virtualmente in atto, anche se pochi scommetterebbero sulla fine anticipata della legislatura in presenza della pandemia. Ma la pandemia non può essere un alibi e non può tollerare nemmeno l’immobilismo.

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