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Governo Conte 2, le pagelle dei ministri: chi sale e chi scende

La nuova squadra di governo andrà giudicata sui fatti ma alla griglia di partenza ci sono ministri che partono con pesanti handicap e altri che possono rivelarsi la fortuna del Conte 2

Governo Conte 2, le pagelle dei ministri: chi sale e chi scende

Al di là del giudizio politico generale, sarà sui fatti che bisognerà giudicare l’opera del Governo Conte 2, che ha certamente tanti difetti ma anche il grande merito di avere – almeno per ora – sbarrato la strada al sovranismo anti-euro e anti-Europa di Matteo Salvini. I ministri del nuovo Governo, però, non piovono del cielo e una prima valutazione del loro profilo politico si può certamente già dare, come s’è in precedenza fatto sui leader politici nella gestione della crisi.

Ecco allora chi sale e chi scende tra quanti formeranno la squadra del premier Giuseppe Conte, “l’avvocato del popolo” che da succube notaio del Governo Lega-Cinque Stelle s’è scoperto leader politico del nuovo e diverso Governo Cinque Stelle-Pd, giocando in proprio anche a costo di attirarsi qualche accusa di trasformismo, perché ha sì sepolto di attacchi l’ex partner leghista Matteo Salvini ma non ha fatto la benché minima autocritica sulla precedente nefasta esperienza governativa.

Ma concentriamoci sui principali ministri

LUIGI DI MAIO – ESTERI (M5S): voto 4

Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio
Imagoeconomica

“Unfit”, direbbero gli inglesi. Il nuovo ministro degli Esteri parte con tre handicap grandi come una casa, che vanno molto al di là della scarsa conoscenza dell’inglese: la mancanza di specifica competenza sulle questioni internazionali, le ripetute gaffe collezionate all’estero (dagli sbandamenti pro-Cina o anti-Ue agli incontri con i gilet gialli francesi e alla confusione sul cileno Pinochet, scambiato per il dittatore del Venezuela) e l’assenza di serenità politica con cui vive il suo ridimensionamento all’interno del nuovo Governo dove non è più vicepremier e deve venire a patti con un alleato come il Pd che non avrebbe mai voluto. Voto: 4

LAMORGESE – INTERNO (indipendente): voto 7

Luciana La Morgese
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Non è una personalità politica ma un prefetto, tecnicamente molto preparato e politicamente indipendente. Quella del Viminale non è una poltrona facile, soprattutto dopo le manifestazioni di estremismo e di violenza anti-migratoria espresse dall’ex ministro leghista Matteo Salvini. Ma Lamorgese non è una sprovveduta e l’equilibrio e il pragmatismo con cui ha gestito, da prefetto di Milano, l’emergenza migratoria nel capoluogo lombardo testimoniano che può segnare una svolta nelle politiche per la sicurezza e per l’immigrazione senza le ossessioni (e senza i social) di Salvini, ma anche senza debolezze. Voto di stima: 7

GUALTIERI – ECONOMIA (Pd): voto 8

Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia
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È il jolly del nuovo Governo. La sua è una poltrona che scotta perché il nuovo ministro dell’Economia deve provare a ri-orientare l’Italia verso la crescita e fuori dalla stagnazione e al tempo stesso deve rispettare i parametri europei che ben conosce, essendo stato per anni l’autorevole Presidente della Commissione Affari economici e monetari al Parlamento europeo, dove ha raccolto la stima di tutti, da Mario Draghi ad Angela Merkel e a Emmanuel Macron. Ma la sua competenza tecnica, il suo pragmatismo e la sua esperienza politica sono una garanzia. Voto: 8

PATUANELLI – SVILUPPO ECONOMICO (M5S): voto 6

Stefano Patuanelli
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È al suo esordio al Governo come ministro dello Sviluppo economico, ma di formazione è un ingegnere e da uomo del Nord ha dimostrato – nel suo precedente incarico di capogruppo dei Cinque Stelle in Parlamento – di essere poco ideologico e molto concreto. D’altra parte, se il suo termine di paragone è il suo compagno di partito e predecessore allo stesso ministero, Luigi Di Maio, fare bella figura e fare meglio non sembra impossibile. Voto di incoraggiamento: 6

DE MICHELI – INFRASTRUTTURE E TRASPORTI (Pd): voto 5

Paola De Micheli ministro delle Infrastrutture
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Più che come donna di governo è conosciuta come donna del Pd, dove ha cambiato troppo spesso casacca: da lettiana a bersaniana, poi provvisoriamente renziana e in fine zingarettiana. Insomma, sempre in maggioranza. Non ha l’aria di essere un fenomeno e le sue prime dichiarazioni sulle concessioni autostradali, più che favorire una soluzione hanno complicato il problema spingendo i Cinque Stelle a trasformare la “revisione” indicata nel programma di governo in “revoca” a spese dei Benetton. In certe occasioni i fatti sono più preziosi delle parole in libertà. Ma De Micheli ha la fortuna di approdare al Ministero delle Infrastrutture dopo l’esilarante performance di Danilo Toninelli e fare peggio di lui è praticamente impossibile per chiunque. Voto: 5

FRANCESCHINI – CULTURA (Pd): voto 7

Dario Franceschini ministro della Cultura
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Navigato uomo di potere lo è da tanti anni e l’esperienza politica che lo ha fatto diventare il capodelegazione del Pd nel Governo lo conferma. Però il ritorno alla guida al Ministero per i Beni e le attività culturali è una garanzia, perché la volta precedente aveva fatto benissimo. Chi non ricorda le nomine eccellenti di personalità internazionali alla testa dei principali musei italiani? Ma anche l’Art Bonus, introdotto nel 2014 da Franceschini sotto il Governo Renzi per favorire il mecenatismo culturale, è stata una mossa azzeccata. Voto di partenza: 7

1 thoughts on “Governo Conte 2, le pagelle dei ministri: chi sale e chi scende

  1. “è un ingegnere e da uomo del Nord ha dimostrato – nel suo precedente incarico di capogruppo dei Cinque Stelle in Parlamento – di essere poco ideologico e molto concreto..”
    Forse oltre i Ministri dovrebbero cambiare anche molti inutili, penosi, banali luoghi comuni da parte della stampa. C’è una Italia giovane, istruita, propositiva di vedute comuni che non è più rappresentata da Trento a Pantelleria, una Italia che tutti i giorni si confronta e si affronta senza giudizi geografici ma solo per meriti

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